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MEDICINA NUCLEARE MEDICINA NUCLEARE - AIMN

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Ancora il gruppo del prof. Mariani, affronta lo stesso argomento della palliazione del dolore da metastasi<br />

scheletriche nel numero di gennaio 2007 dell’Eur J Nucl Med Mol Imaging, con lo scopo di valutare<br />

l’effetto sinergico di chemioterapia e terapia con Sm153-EDTMP sulla sopravvivenza di pazienti con<br />

carcinoma prostatico non responsivo alla terapia ormonale (Clinical benefit of bone-targeted<br />

radiometabolic therapy with (153)Sm-EDTMP combined with chemotherapy in patients with metastatic<br />

hormone-refractory prostate cancer). Retrospettivamente erano rivisti 45 pazienti, 25 dei quali con 10 sedi ossee. La mediana del PSA era 224 ng/ml. In 6<br />

pazienti il dolore osseo era lieve, moderato in 16, severo in 22 e intollerabile in 1. Si individuavano 3<br />

gruppi di pazienti, il gruppoA che eseguiva solo terapia con (153)Sm-EDTMP, il gruppoB che eseguiva<br />

chemioterapia (estramustina fosfato o mitoxantrone più prednisone) 3-5 mesi dopo terapia con Sm153-<br />

EDTMP e il gruppoC che eseguiva chemioterapia 1 mese dopo terapia radionuclidica. La tossicità<br />

ematologica era lieve senza evidenza di effetto additivo in pazienti che eseguivano entrambe le terapie.<br />

La palliazione del dolore indotta dal (153)Sm-EDTMP si aveva nel 71% dei pazienti con risposta clinica<br />

e biochimica (livelli sierici di PSA) favorevole significativamente più evidente nel gruppo C rispetto al<br />

gruppo A. Inoltre, la sopravvivenza media globale era significativamente più lunga nel gruppo C rispetto<br />

sia al gruppo B che al gruppo A. Pertanto i risultati di questo studio confermano l’efficacia della terapia<br />

con (153)Sm-EDTMP in termini sia di sollievo del dolore che di risposta del PSA con minima tossicità.<br />

Ma soprattutto indicano una prolungata sopravvivenza quando combinata con chemioterapia, aprendo<br />

così la strada ad un approccio terapeutico multidisciplinare in questo gruppo di pazienti.<br />

Nel numero di dicembre 2006 dell’Am J Clin Oncol, Li e coll dell’Ospedale Oncologico di Shandong,<br />

Cina, hanno valutato l’utilità dell’imaging con traccianti di ipossia nella predizione di risposta alla<br />

radioterapia in pazienti con NSCLC (Serial hypoxia imaging with 99mTc-HL91 SPECT to predict<br />

radiotherapy response in nonsmall cell lung cancer). In 32 pazienti con NSCLC che eseguivano<br />

radioterapia conformazionale si eseguiva una SPECT con 99mTc-HL91 alcuni giorni prima della<br />

radioterapia ed in 18 di essi anche durante e al completamento del trattamento radioterapico e si calcolava<br />

un rapporto tumore/tessuto normale (T/N). Il T/N calcolato su immagini ottenute 4 ore p.i., evidenziava<br />

una correlazione statisticamente significativa con la risposta tumorale e la sopravvivenza globale. Inoltre<br />

nei 18 pazienti in cui si eseguiva un’ulteriore valutazione nel corso del trattamento radioterapico si<br />

osservava un progressivo decremento del valore di T/N, risultato anch’esso statisticamente significativo,<br />

indicante una modificazione dello stato di ossigenazione tumorale. Pertanto essi concludevano che HL91<br />

SPECT è in grado di identificare lo stato di ossigenazione tumorale e sue modifiche nel corso di<br />

radioterapia in NSCLC e che l’imaging eseguito prima dell’inizio del trattamento radiotrerapico può<br />

predire la risposta tumorale e la sopravvivenza dei pazienti.<br />

Nel numero di dicembre 2006 del J Am Coll Cardiol, Dutka e coll, dell’Università di Cambridge, hanno<br />

studiato la capacità di trasporto e utilizzazione del glucosio nel miocardio di pazienti con Diabete Mellito<br />

di tipo II e disfunzione ventricolare sinistra post-ischemica (Myocardial glucose transport and utilization<br />

in patients with type 2 diabetes mellitus, left ventricular dysfunction, and coronary artery disease),<br />

ipotizzando che l’incrementata morbilità e mortalità per CAD nei diabetici possa essere correlata ad una<br />

ridotta capacità di utilizzo del glucosio a livello miocardico. Essi valutavano il flusso miocardico e il<br />

consumo di glucosio in 54 pazienti (19 con diabete) multivasali e con insufficienza cardiaca, mediante<br />

18F-FDG PET con clamp iperinsulinemico. In un sottogruppo di 18 pazienti si eseguiva biopsia<br />

miocardica durante intervento di by-pass aorto-coronarico per determinare la distribuzione e la<br />

concentrazione dei trasportatori di glucosio (GLUT4) e la si confrontava con biopsia di controllo ottenuta<br />

in cuore di donatore prima del trapianto.<br />

I risultati mostravano che il flusso miocardico era sovrapponibile in pazienti con e senza diabete ma che<br />

l’utilizzo del glucosio era minore in pazienti con diabete (p = 0.0002) nonostante avessero comparabili<br />

valori di insulinemia e più elevate concentrazioni ematiche di glucosio. Inoltre i valori di densità<br />

miocardica del GLUT4 nei cuori disfunzionanti erano significativamente ridotti rispetto al gruppo<br />

controllo, ma sostanzialmnte simili in pazienti con e senza diabete(p = 0.75). Essi concludevano che i<br />

pazienti con CAD e insufficienza cardiaca presentano una resistenza insulinica che è maggiore in pazienti<br />

con diabete mellito e che questo potrebbe ridurre la capacità del miocardio a resistere ad un insulto<br />

ischemico e così incrementare la morbilità e la mortalità cardiovascolare in questi pazienti.<br />

<strong>AIMN</strong> - Notiziario elettronico di Medicina Nucleare ed Imaging Molecolare, Anno III, n 3 , 2007 pag. 20/77

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