MEDICINA NUCLEARE MEDICINA NUCLEARE - AIMN
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I prodotti di degradazione che si formano durante il processo di metabolizzazione del radiofarmaco sono<br />
stati studiati all’HPLC sia nel sangue che nell’urina. In particolare sono stati individuati tre<br />
radiometaboliti in plasma (RT= 8.8, 10.4 e 11.4 minuti) e due di loro si ritrovano in quantità elevate<br />
anche nelle urine (RT= 8.9 e 11.3 minuti).<br />
L’osservazione di questi radiometaboliti che possiedono peso molecolare più basso dell’analogo di<br />
partenza ed un carattere spiccatamente polare fanno prevedere che il meccanismo del riassorbimento<br />
tubulare, responsabile dell’alta dose ai reni osservata nel peptidi integri, non avvenga per questi<br />
metaboliti.<br />
Infatti la dose calcolata ai reni dalle immagini non è elevata (circa 0.1 mGy/MBq), mentre è molto più<br />
alta quella alla vescica (1.0 mGy/MBq) dovuta alla rapida eliminazione di questi radiometaboliti.<br />
Purtroppo la scarsa stabilità in-vivo del radiofarmaco, osservata mediante HPLC, fa sì che la frazione di<br />
radiopeptide iniettato che dovrebbe localizzarsi sul tumore sia insufficiente per predire una dose assorbita<br />
dal tumore tale da provocare un effetto terapeutico.<br />
Dalla nostra esperienza sopra riportata si possono trarre due importanti conclusioni:<br />
i) la radiochimica, potendo determinare la stabilità in-vivo del peptide radiomarcato, fornisce<br />
informazioni accurate per valutare la vera farmacocinetica e dosimetria del radiofarmaco in<br />
esame. Infatti gli studi dosimetrici sono basati unicamente su misure di radioattività e quindi<br />
producono dati di farmacocinetica e biodistribuzione riferiti ad essa e non al radiofarmaco<br />
ii) nel caso specifico di peptidi per terapia marcati con Y-90, in cui gli studi dosimetrici sono<br />
condotti usando lo stesso peptide marcato con In-111, non è accurato predire dalle immagini<br />
con In-111 il contributo di dose al midollo rosso dovuta all’Y-90 libero in quanto l’In-111<br />
libero ha una biodistribuzione diversa da quella dell’Y-90.<br />
La radiochimica, individuando gli eventuali prodotti di degradazione del radiopeptide, aiuta a predire con<br />
accuratezza ciò che potrebbe avvenire dopo la somministrazione della dose terapeutica<br />
Marco Chinol<br />
Radiochimico<br />
Divisione di Medicina Nucleare<br />
Istituto Europeo di Oncologia di Milano<br />
<strong>AIMN</strong> - Notiziario elettronico di Medicina Nucleare ed Imaging Molecolare, Anno III, n 3 , 2007 pag. 34/77