MEDICINA NUCLEARE MEDICINA NUCLEARE - AIMN
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dosimetria per terapia con radiofarmaci a pochi ristretti ambiti. A questo proposito comunque favorevoli<br />
segnali di inversione di tendenza non mancano. Le maggiori ditte produttrici di gammacamera e<br />
tomografi PET stanno infatti lavorando allo sviluppo di software per dosimetria interna. Il problema del<br />
tempo morto, oggi esistente con le comuni apparecchiature durante l’acquisizione di informazioni da<br />
attività terapeutiche, potrebbe ad esempio venire risolto in maniera simile a quello dei tomografi PET. Il<br />
miglioramento dei sistemi di software operato dall’industria permetterebbe di attenuare e ridurre il<br />
problema legato all’impegno del personale,riducendo il tempo di elaborazione ed analisi dei dati. La<br />
diffusione ormai avviata di macchine ibride SPET-TC già poi favorisce la possibilità di implementare la<br />
dosimetria permettendo, in maniera integrata, la contemporanea acquisizione e valutazione di dati<br />
morfologici e funzionali.<br />
Esiste ottimizzazione senza dosimetria ?<br />
Abbiamo finora ricordato la necessità di un forte impegno da parte di tutti per arrivare alla diffusione<br />
della dosimetria ma anche come tale impegno sia stato finora insufficiente o a volte sia del tutto mancato.<br />
Comunque nel dibattito culturale avviato in Italia sulla dosimetria sembra di cogliere a volte opinioni<br />
troppo radicali che meritano una precisazione ed un commento anche perché controproducenti nei<br />
confronti dell’obiettivo da raggiungere. Ci riferiamo in particolare all’idea che l’impiego di un rigido<br />
modello dosimetrico rappresenti l’unico sistema che permetta l’ottimizzazione in terapia e che ogni tipo<br />
di trattamento in ogni paziente debba essere eseguito su base dosimetria pena inadempienze di ordine<br />
legislativo, clinico ed etico.<br />
E’ importante ricordare che l’ottimizzazione è un “processo” ed un modo di operare che ha come scopo<br />
quello di migliorare la dose al target e ridurre quella agli organi sani. Tale scopo può essere raggiunto in<br />
vari modi a seconda del tipo di trattamento, dei metodi dosimetrici disponibili e soprattutto del contesto<br />
clinico. Quando tecnicamente possibile e clinicamente conveniente, l’impiego di una modellistica<br />
dosimetrica rappresenta indubbiamente il modo migliore di ottimizzare. Ma se in una determinata<br />
situazione clinica si ritiene non necessario e non conveniente utilizzare un determinato modello<br />
dosimetrico o, se come spesso capita questo non è sufficientemente validato o facilmente applicabile, non<br />
significa che automaticamente venga a mancare la possibilità di ottimizzare. In altri termini la dosimetria<br />
rappresenta un eccellente metodo nella strada nel processo di ottimizzazione, ma non è l’unico metodo<br />
per ottimizzare e soprattutto dosimetria ed ottimizzazione non sono sinonimi.<br />
E’ il caso di fare degli esempi presi dalla comune pratica clinica per essere più chiari. Dopo tiroidectomia<br />
totale per carcinoma tiroideo spesso il volume del residuo tiroideo non è misurabile perché troppo piccolo<br />
ma il trattamento ablativo con 131I viene eseguito ugualmente sia per azzerare la Tg che per ottenere una<br />
scintigrafia con dose terapeutica in grado di escludere metastasi a distanza (9). In questo caso non è<br />
possibile utilizzare modelli dosimetrici ma l’impiego di dosi empiriche “calibrate” in base allo stadio<br />
clinico, ai valori del test di captazione alla 24^ ora e di Tg permettono ugualmente di eseguire una forma<br />
di ottimizzazione. Nello specifico attività inferiori o uguali a 1.85 GBq hanno dimostrato una elevata<br />
efficacia ablativa . D’altra parte anche i Centri che nel mondo rappresentano un riferimento storico<br />
prestigioso per la dosimetria nel trattamento con 131I del carcinoma tiroideo, come lo Sloan Kettering di<br />
New York, non utilizzano di routine la dosimetria a fini di ablazione. Alla stessa maniera nel FUP di un<br />
paziente con carcinoma tiroideo in presenza di Tg elevata e 131I WBS negativo può essere somministrata<br />
un’attività terapeutica di radioiodio per evidenziare la sede di produzione della Tg (4). Parliamo di una<br />
attività di entità terapeutica, generalmente 3.7 GBq, per la quale non si possono seguire modelli<br />
dosimetrici ma che spesso si dimostra giustificata su base clinica (4).<br />
Ovviamente ben diversa è la situazione in presenza di metastasi a distanza , ad esempio ossee e<br />
polmonari, in cui la somministrazione ripetuta di attività fisse probabilmente porta a risultati clinici<br />
inferiori a quelli ottenibili utilizzando modelli dosimetrici oggi disponibili (6). In questo caso è quindi<br />
possibile e razionale ottimizzare attraverso modellistica dosimetrica, con verosimili vantaggi non solo in<br />
termini clinici ma anche di tipo gestionale per riduzione del numero dei trattamenti e quindi dei disagi per<br />
il paziente e dei costi per la struttura. Anche se razionale e convincente, bisogna peraltro ricordare che a<br />
<strong>AIMN</strong> - Notiziario elettronico di Medicina Nucleare ed Imaging Molecolare, Anno III, n 3 , 2007 pag. 30/77