DEI NUMERI PITAGORICI - La Melagrana
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(numero) che ha ρχ ν κα µέσα κα πέρας cioè principio, mezzo, fine». E la stessa cosa ripete<br />
in un altro passo della medesima opera con la sola differenza che la parola πέρας è sostituita dalla<br />
parola τελευτήν 4 . <strong>La</strong> stessa cosa, presso a poco, ripete un altro scrittore antico, Lido, il quale scrive 5<br />
che la triade è il primo numero, e si dice perfetto perché per primo mostra ρχ ν, µέσα, τέλος. In<br />
questo modo il tre va considerato come il primo numero e sotto altro aspetto come ultimo se non<br />
proprio come l'ultimo. Pitagoricamente infatti l'uno ed il due non erano dei numeri: l'uno era il principio<br />
nel senso latino della parola, l' ρχή di ogni numero, ed il due od il paio era il principio del<br />
numero pari 6 : e quindi il primo numero era il tre. Anche per Euclide l'unità non era un numero 7<br />
mentre Platone ed Aristotile non sempre restarono fedeli a questa concezione pitagorica; ma essa<br />
riaffiora nettamente tra i neo-pitagorici alessandrini e Proclo, non solo la espone, ma la giustifica,<br />
osservando che l'uno ed il due differiscono dal tre e dagli altri numeri perché nel sommarli con se<br />
stessi non si ottiene meno che nel moltiplicarli 8 , ed anzi il due ha un comportamento intermedio tra<br />
quello dell'unità e quello del tre; infatti mentre 1 . 1 < 1 + 1 e 3 . 3 > 3 + 3 si ha: 2 . 2 = 2 + 2 9 . Mille<br />
anni dopo Proclo questo concetto veniva ripreso da Pico della Mirandola, uno di quelli che Reuchlin<br />
chiamava i pitagorici fiorentini 10 . <strong>La</strong> stessa cosa riporta un altro neo-pitagorico alessandrino, Porfirio<br />
11 , dicendo che «esiste in natura qualcosa che ha principio, mezzo, fine, ed a indicare tale forma e<br />
natura essi (i pitagorici) destinarono il numero tre».<br />
Anche la perfezione del numero dieci si basa sopra ragione analoga. Teone da Smirne la riferisce<br />
nel passo sopra citato. Ed a quella della decade è connessa la perfezione della tetractis. Ed ancor<br />
oggi si chiamano numeri perfetti i numeri tali che sono eguali alla somma dei loro divisori escluso il<br />
numero stesso. Se si confronta un numero con tutti i suoi divisori si presentano naturalmente tre casi:<br />
tale somma può essere eguale, minore o maggiore del numero stesso. Quando tale somma non<br />
basta per ottenere il numero esso si dice ellittico o deficiente; quando tale somma eccede il numero<br />
esso si chiama iperperfetto od abbondante, e quando tale somma non è né in difetto né in eccesso,<br />
ma è esattamente eguale al numero stesso come nel caso del sei e del ventotto, il numero si dice perfetto<br />
12 .<br />
4 Theonis Smyrnaei Platonici. Expositio rerum mathematicarum ad legendum Platonem utilium - ed. Hiller, Lipsia,<br />
1878, pag. 45 e pag. 100. Il primo di questi passi è riportato dal Mieli: Le scuole jonica, Pythagorica ed eleata - Firenze,<br />
1916, pag. 247.<br />
5 Lidus - De mensibus, ed. Lipsia 1898, IV, 64.<br />
6 <strong>La</strong> vie de Pythagore de Diogène <strong>La</strong>ërce; édition critique avec introduction et commentaires par Armand Delatte -<br />
[<strong>La</strong>mertin], Bruxelles, 1922. Diogene <strong>La</strong>erzio riporta la dottrina pitagorica dei numeri che Alessandro Polistore ha attinto<br />
ad antiche fonti pitagoriche: secondo questa dottrina la diade origina dalla monade che si dischiude, e viene ad essere<br />
una seconda ρχή. Cfr. pag. 124 e 198 dell'opera del Delatte.<br />
7 Confronta per Euclide gli Exercices d'Aritmetique di J. Fitz-Patrick e G. Chevrel, 1906, pag. 6.<br />
8 Confronta Proclo in Euclidem. Vedi il commento alla 20 a proposizione del Lib. I di Euclide.<br />
9 Si può anche osservare col Welsch (L'intermédiaire des Mathématiciens 19, 1912, 69; Dickson L.E. - History of<br />
the Theory of Number - Washington, 1920, II, 597) che i numeri 1, 2, 3 sono i soli tre interi positivi per i quali la somma<br />
sia eguale al loro prodotto. Si può inoltre osservare che questo numero sei, che è somma e prodotto dei primi tre numeri,<br />
è il solo numero della decina che sia "perfetto" nel senso aritmetico antico e moderno della parola. A sua volta la terza<br />
potenza di questo numero è uguale alla somma delle terze potenze di tre numeri consecutivi, poiché come osservò il<br />
Bungo (Cfr. Dickson - Hist. II, 550) si ha: 6 3 = 3 3 + 4 3 + 5 3 , dove 3, 4, 5 sono i lati del triangolo rettangolo "egizio", l'unico<br />
che abbia i lati espressi da tre numeri interi consecutivi.<br />
10 Pico della Mirandola in una delle sue tesi sulla matematica pitagorica scrive: Unum, alteritas et id quod est, sunt<br />
causa numerorum. Unum unitorum, alteritas generativorum, id quod est substantialium. Cfr. Eugenio Anagnine - Pico<br />
della Mirandola - Bari, 1937; pag. 150 [Giovanni Pico della Mirandola, Conclusiones nongentae: è la prima delle 14<br />
Conclusiones secundum Mathematicam Pythagorae – N.d.C.].<br />
11 Porfirio - Vita di Pitagora, 51. Il testo dice: ρχ ν κα µέσον κα τελευτήν. Il greco ρχή ha il duplice senso<br />
dell'italiano principio: così pure πέρας e τέλος hanno il duplice senso dell'italiano fine, cioè indicano tanto la fine che il<br />
fine, ossia il termine e lo scopo. Inoltre tanto l'italiano che il greco hanno la possibilità di distinguere tra le espressioni:<br />
principio, il principio ed un principio ed analogamente per la parola fine, mentre il latino non disponendo di articoli esprime<br />
i tre sensi con la stessa locuzione. Occorre perciò tradurre senza articoli, determinativi o no: principio, mezzo,<br />
fine: e così resta nella versione anche il senso teleologico.<br />
12 Il Delatte scrive (cfr. Armand Delatte - Études sur la littérature pythagoricienne - Paris, Champion, 1915, pag.<br />
235): «si riconosce al numero sei una perfezione speciale che rende l'epiteto τέλειος completo. Questo numero infatti,<br />
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