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DEI NUMERI PITAGORICI - La Melagrana

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A questa concezione geometrica della sferica Pitagora aggiungeva personalmente la percezione<br />

della armonia delle sfere, pitagoricamente il canto delle Sirene. Questa armonia universale aveva la<br />

sua corrispondenza e la sua segnatura nel pentalfa o pentagramma, simbolo del sodalizio pitagorico,<br />

e nel dodecaedro, simbolo dell'universo. 4<br />

In queste figure infatti compaiono dei segmenti che formano delle quaterne con proprietà analoghe<br />

a quelle dei quattro segmenti del tetracordo di Filolao. L'armonia cosmica e l'armonia della musica<br />

umana erano alla loro volta in armonia; ed è curioso che Keplero abbia scoperto le sue tre leggi<br />

famose studiando le correlazioni tra i cinque poliedri regolari platonici inscritti in una stessa sfera 5 .<br />

A proposito della percezione di questa armonia delle sfere, il Nagy, in un breve scritto 6 , riportato<br />

dal Pastore 7 , la interpreta come una percezione intellettuale ed estetica. Egli, dopo avere osservato<br />

che la percezione di una quinta è indipendente dall'altezza dei due suoni, e che occorre solo che le<br />

loro vibrazioni al minuto secondo stiano fra loro come 2 sta a 3, e che perciò il senso di quinta rimane<br />

anche quando i due suoni non si sentono più, ne deduce che «i corpi che si muovono con una<br />

velocità tale che è inferiore o superiore ai limiti di quella dei suoni percettibili al nostro orecchio...<br />

produrranno effetti che dovranno essere eguali a quelli che noi abbiamo dai corpi sonori. Allora avremo<br />

l'armonia delle sfere resultante dai moti dei pianeti che ruotano nello spazio in ordini determinati,<br />

armonia che viene percepita non sensibilmente ma intellettualmente come una proporzionalità<br />

estetica». Il Nagy dimentica che i suoni sono prodotti non dalle velocità dei corpi ma dalle loro<br />

vibrazioni, e che un diapason può vibrare stando fermo su un tavolo e può al contrario spostarsi velocemente<br />

senza vibrare e quindi senza emettere alcun suono, e non sembra sospettare che vi possono<br />

essere percezioni acustiche indipendentemente dall'orecchio fisico; ma può avere ragione sostituendo<br />

ai rapporti tra le altezze dei suoni i rapporti tra le distanze dei pianeti dal sole o dal fuoco<br />

centrale o i rapporti tra le loro velocità e nel concepire su questa base l'armonia delle sfere.<br />

Questa interpretazione concorda con la tarda interpretazione erudita degli stessi pitagorici ma<br />

non concorda con l'antica concezione pitagorica che connetteva l'armonia delle sfere alla tetractis<br />

ed al canto delle sirene 8 .<br />

Con maggiore proprietà di linguaggio si può dare il nome di armonia delle sfere ai suoni che si<br />

possono ottenere oggi captando le vibrazioni luminose delle stelle, traducendole in suoni, ed ascoltando<br />

il succedersi ed il rapporto di questi suoni. Questo è stato fatto recentemente dal dottor Sternberg<br />

nell'osservatorio astronomico di Stara Dala in Slovacchia mediante un dispositivo includente<br />

un grande telescopio ed una cellula fotoelettrica, la quale, illuminata, dà origine ad una corrente elettrica<br />

che fa vibrare una lamina, trasformando in definitiva la vibrazione luminosa in vibrazione<br />

sonora. In modo simile, captando la luce della terra riflessa dalla luna, il dottor Stemberg ha potuto<br />

udire il rumore della rotazione terrestre.<br />

Alla base delle quattro scienze del quadrivio pitagorico sta dunque il numero. Lo stesso accade<br />

per le varie arti e discipline. <strong>La</strong> danza, intimamente legata alla musica, si base sul ritmo, sulla cadenza.<br />

<strong>La</strong> poesia è retta dalle leggi della metrica; essa è un'arte sacra; ed il poeta, anche se è un rapsodo,<br />

"un pitocco non è già", ma è un vate, un profeta che invoca le Muse e fa dei vaticinii, ed il suo<br />

canto è anche un incanto. Nella scultura il canone di Policleto, in musica il canone di Arimnesto, fi-<br />

4<br />

Secondo quanto scrive l'Alessio (Pitagora, pag. 267) «Pitagora designava Dio col numero uno, la materia col due e<br />

l'universo col dodici in quanto resulta dall'accoppiamento dell'uno col due». Con questa spiegazione pare che l'Alessio<br />

si riferisca al fatto che il numero dodici si scrive 12, dimenticando che venticinque secoli fa Pitagora scriveva ∆ΙΙ e non<br />

12.<br />

5<br />

Per le relazioni tra il pentalfa, il dodecaedro ed il tetracordo vedi A. Reghini - Per la restituzione della geometria<br />

pitagorica, [Ignis, Roma, 1935].<br />

6<br />

Nagy - <strong>La</strong> cognizione matematica nella filosofia di Platone pubblicato nel periodico «<strong>La</strong> Scintilla» di Zara il 15<br />

Agosto 1886 e ristampato poi a Zara nel 1890.<br />

7<br />

A. Pastore - Sillogismo e proporzione, 92.<br />

8<br />

A. Delatte - Études sur la litt. pythag., pag. 10; 71; 260; 276.<br />

44

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