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hierapolis di frigia fra tarda antichità ed xi - Bretschneider Online

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148<br />

re risalenti ad una più antica fase <strong>di</strong> età imperiale.<br />

Infatti, le attività che portarono alla demolizione<br />

delle strutture <strong>di</strong> età imperiale arrivarono spesso ad<br />

intaccare la sottostante roccia travertinica, tuttora<br />

visibile in alcuni ambienti delle case <strong>di</strong> età protobizantina<br />

57 . Tali operazioni eliminarono quin<strong>di</strong> in<br />

più punti i muri e le pavimentazioni riferibili alle<br />

fasi prec<strong>ed</strong>enti.<br />

Allo stato attuale, le evidenze maggiormente<br />

conservate sono quelle relative alla ricostruzione<br />

post terremoto <strong>di</strong> seconda metà del IV sec. d.C.<br />

Si tratta <strong>di</strong> almeno tre case fino ad oggi messe in<br />

luce: la “Casa dei capitelli ionici” sul terrazzamento<br />

centrale dell’isolato, la “Casa del cortile dorico” su<br />

quello orientale e la “Casa dell’iscrizione <strong>di</strong>pinta”<br />

nel settore ovest dell’insula ( fig. 2). Quest’ultima è<br />

stata così denominata a seguito del rinvenimento<br />

<strong>di</strong> un’iscrizione <strong>di</strong>pinta recante il testo in greco della<br />

Preghiera <strong>di</strong> Manasse (tav. XXXVIII a), una delle<br />

O<strong>di</strong> <strong>di</strong> Salomone, testo apocrifo delle Sacre Scritture<br />

58 . Allo stato attuale delle conoscenze, per la<br />

“Casa dei capitelli ionici” non è ancora possibile<br />

in<strong>di</strong>viduare con esattezza la planimetria riferibile<br />

tanto al periodo imperiale quanto alle ristrutturazioni<br />

tardoantiche poiché, in un momento ascrivibile<br />

alla prima metà del VII sec. d.C., questa <strong>di</strong>mora<br />

sembra essere stata sud<strong>di</strong>visa in proprietà <strong>di</strong>fferenti,<br />

con il conseguente scorporamento <strong>di</strong> vari ambienti<br />

attuato con la chiusura <strong>di</strong> alcune delle porte<br />

che mettevano in comunicazione i vani <strong>di</strong> questo<br />

settore dell’insula ( fig. 2).<br />

Anche gli isolati a<strong>di</strong>acenti, a nord e a sud dell’insula<br />

104, orientati in senso est-ovest e <strong>di</strong>slocati sulle<br />

pen<strong>di</strong>ci collinari che delimitano il pianoro sul quale<br />

fu eretta la città, furono presumibilmente realizzati<br />

in modo analogo. Le facciate e gli stipiti delle<br />

porte che si v<strong>ed</strong>ono affiorare dal livello <strong>di</strong> cam-<br />

ANNAPAOLA ZACCARIA RUGGIU - DANIELA COTTICA [RdA 31<br />

pagna sono infatti simili alle strutture portate alla<br />

luce nell’isolato 104. Dunque l’immagine che doveva<br />

rivelarsi a chi saliva dalla città bassa, ovvero dalla<br />

plateia <strong>di</strong> Frontino, verso il quartiere del teatro,<br />

presentava aree costruite a <strong>di</strong>fferenti quote con una<br />

serie <strong>di</strong> alti e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong>sposti a <strong>di</strong>versi livelli, con case<br />

a più piani. Queste, affacciate verso la valle dell’antico<br />

Lykos e prospettanti sulle vie est-ovest 18 e 19,<br />

erano aperte verso l’esterno con finestre tra loro <strong>di</strong>suguali<br />

ai piani alti. Gli ambienti ai piani superiori<br />

dovevano aprirsi verso occidente, ovvero sul lato<br />

corto dell’isolato, sovrastando l’abitazione posta a<br />

quota più bassa. Questa sistemazione dei complessi<br />

residenziali, organizzata a livelli <strong>di</strong>gradanti verso<br />

occidente, dava così luogo a effetti scenografici <strong>di</strong><br />

quinte teatrali, simili a quelli che caratterizzano le<br />

“Hanghaus” 1 e 2 del quartiere abitativo <strong>di</strong> Efeso<br />

lungo la via dei Coureti 59 .<br />

Gli scavi archeologici operati in <strong>di</strong>fferenti aree<br />

della città antica hanno restituito dati omogenei che<br />

permettono <strong>di</strong> chiarire gli aspetti cronologici relativi<br />

alla durata <strong>di</strong> vita del sito e le cause che presumibilmente<br />

ne hanno determinato la fine. Infatti, le<br />

modalità <strong>di</strong> giacitura degli strati in<strong>di</strong>viduati sopra i<br />

livelli pavimentali presentano analoghe <strong>di</strong>namiche<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione degli alzati, dei piani superiori e delle<br />

coperture dei tetti. Tali caratteristiche <strong>di</strong> omogeneità<br />

e contemporaneità si spiegano ipotizzando un<br />

evento catastrofico esteso a tutta la città che archeologicamente<br />

si può collocare intorno alla metà del<br />

VII secolo, o poco dopo 60 . Nell’insula 104 le monete<br />

rinvenute sui livelli d’uso e il tipo <strong>di</strong> vasellame<br />

proveniente dagli strati a contatto con i pavimenti<br />

tardo antichi sono riferibili, le une al 630-640 e gli<br />

altri ad un periodo collocabile tra la fine del VI e<br />

la metà del VII sec. d.C. 61<br />

In particolare gli strati <strong>di</strong> crollo del peristilio<br />

57 Come nel muro perimetrale ES 90 del kapeleion A 115/116 e nel muro orientale ES 124/162 del vano A 84 (cfr. fig. 2), dove si<br />

v<strong>ed</strong>e chiaramente lo spiccato dei muri <strong>di</strong>rettamente appoggiati per un tratto sul livello roccioso.<br />

58 Per questo importante documento della prima età cristiana in Asia Minore che rappresenta la copia quasi identica del testo<br />

conservato nel Co<strong>di</strong>ce Alessandrino del V sec. d.C., si v<strong>ed</strong>a la serie <strong>di</strong> interventi specialistici in D’Andria et Alii 2006 <strong>ed</strong> in<br />

particolare Zaccaria Ruggiu 2006b. Per la “Casa dell’iscrizione <strong>di</strong>pinta” si rinvia al contributo <strong>di</strong> Zaccaria Ruggiu in Zaccaria<br />

Ruggiu, Bortolin, Maratini 2008, pp. 101-108.<br />

59 Diversi elementi <strong>di</strong> finestra in travertino, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti altezze (da 0,70 a 1,10 m) e caratterizzati da due piccole semicolonne<br />

alle due estremità, sono stati rivenuti in tutte le case dell’insula; essi fungevano da separatori <strong>di</strong> due o tre luci delle finestre<br />

che apparivano come una sorta <strong>di</strong> bifora, secondo una <strong>di</strong>sposizione che doveva risultare assai simile a quella <strong>di</strong> una tomba a<br />

casa della necropoli settentrionale (tav. XXVI, a). I pilastri delle finestre erano messi in opera sormontati da capitelli in travertino<br />

sopra i quali venivano poi collocati architravi rettilinei.<br />

60 Cfr. D’Andria 2001, p. 113.<br />

61 Nessuna monetazione successiva ad Eraclio è stata rinvenuta negli strati relativi agli ultimi livelli d’uso delle case. Per<br />

quanto riguarda i reperti ceramici <strong>di</strong> queste fasi si v<strong>ed</strong>a Cottica 2006; Ead. 2007a e l’intervento della stessa autrice in questa<br />

s<strong>ed</strong>e in<strong>fra</strong>.

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