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hierapolis di frigia fra tarda antichità ed xi - Bretschneider Online

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178<br />

cori a tacche ( fig. 12 d, f); frequenti sono anche anse<br />

<strong>di</strong> tipo apicato ( fig. 11 g e fig. 13 d) 225 e la presenza<br />

<strong>di</strong> forellini praticati sugli orli dei pithoi ( fig. 9 e; fig.<br />

13 a) e su certe anse ( fig. 13 g). Negli stessi impasti<br />

erano anche prodotti i pochi <strong>fra</strong>mmenti a vetrina<br />

pesante ( fig. 11 n) portati alla luce e presenti esclusivamente<br />

nei livelli successivi al crollo delle case<br />

tardoantiche: si tratta prevalentemente <strong>di</strong> scaldavivande<br />

226 , piatti e brocche.<br />

La produzione sovra<strong>di</strong>pinta, <strong>di</strong> certo in uso alla<br />

fine del X secolo 227 sembra <strong>di</strong>minuire considerevolmente<br />

fino a scomparire a partire dai contesti <strong>di</strong><br />

tardo XI secolo scavati e stu<strong>di</strong>ati da P. Arthur 228 e<br />

C. Şimşek 229 , caratterizzati invece dalla presenza <strong>di</strong><br />

vasellame, sempre con lo stesso impasto micaceo,<br />

decorato con cordoni plastici applicati 230 .<br />

Come abbiamo visto, gli scavi recentemente<br />

condotti, e tuttora in corso, nel settore occidentale<br />

dell’insula 104 <strong>ed</strong> in particolare nell’ambiente A<br />

1361, hanno rivelato un’interessante sequenza <strong>di</strong> attività<br />

che includono sia l’utilizzo a fienile degli e<strong>di</strong>fici<br />

in rovina della prec<strong>ed</strong>ente casa tardoantica (cfr.<br />

supra sezione 4.5), testimonianza della ruralizzazione<br />

degli spazi urbani, sia una serie <strong>di</strong> piani d’uso<br />

e fosse situati <strong>fra</strong> la <strong>di</strong>struzione del fienile <strong>ed</strong> i livelli<br />

pavimentali in battuto della soprastante casa<br />

me<strong>di</strong>evale. I relativi contesti ceramici (illustrati in<br />

fig. 10), oltre al consueto materiale residuo romano<br />

e proto-bizantino (non illustrato), presentano vasel-<br />

ANNAPAOLA ZACCARIA RUGGIU - DANIELA COTTICA [RdA 31<br />

lame dall’impasto e dalla morfologia <strong>di</strong>rettamente<br />

confrontabili con i materiali dai livelli d’uso e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>struzione delle case <strong>di</strong> X secolo. Questi includono<br />

pithoi con massiccio orlo a tesa ( fig. 10 m), olle<br />

a fondo quasi piano ( fig. 10 d), anforette con collo<br />

cilindrico <strong>ed</strong> anse a nastro ( fig. 10 g), coperchi<br />

( fig. 10 f), brocche e bottiglie ( fig. 10 e, h-l) <strong>ed</strong> infine<br />

olle ( fig. 10 a-c) dal breve collare, orlo estroflesso,<br />

spesso dotate <strong>di</strong> anse a sezione rettangolare <strong>ed</strong><br />

impostate sull’orlo, morfologicamente assai vicine<br />

alle forme più tipiche dagli orizzonti 6-8 illustrati<br />

nelle figg. 11-13.<br />

5.5. I reperti ceramici <strong>fra</strong> <strong>tarda</strong> <strong>antichità</strong> e me<strong>di</strong>oevo<br />

a confronto<br />

Il confronto <strong>di</strong>retto <strong>fra</strong> i contesti ceramici pertinenti<br />

alle due principali fasi <strong>di</strong> costruzione, uso<br />

<strong>ed</strong> abbandono delle case nell’insula 104 rivela importanti<br />

cambiamenti: nella forma, e quin<strong>di</strong> nella<br />

funzionalità, del vasellame, nella varietà degli impasti<br />

in circolazione, nelle tecniche decorative e <strong>di</strong><br />

manifattura 231 . La produzione me<strong>di</strong>o bizantina, a<br />

<strong>di</strong>fferenza della prec<strong>ed</strong>ente, si avvaleva quasi esclusivamente<br />

<strong>di</strong> argilla micacea, ferrosa e ricca <strong>di</strong> quarzo<br />

verosimilmente estratta da bacini situati nelle<br />

colline ad est dell’abitato. 232 L’utilizzo <strong>di</strong> un’argilla<br />

ferrosa macroscopicamente simile a quella ancor<br />

oggi localmente abbondante, è per altro attestato<br />

225 Per confronti si v<strong>ed</strong>ano le anse apicate in Delougaz, Haines 1960, 39, pl. 43 e specialmente nn. 29-32 da livelli tardo antichi<br />

e pre-omayya<strong>di</strong>.<br />

226 Cfr. Cottica 1998, Fig. 4 n. 13; Ead. 2007, Fig. 16 nn. 3-4.<br />

227 Per esemplari da altri scavi a Hierapolis cfr.: Arthur 1997; Caggia 2007, Figg. 18-19; Polito 2007, Figg. 10-11.<br />

228 Si tratta della chiesa bizantina situata sul lato orientale dell’agorà, cfr. Arthur 2006, pp. 118-125. Per i materiali, decorati<br />

con cordoni applicati, cfr. Arthur 2002, Fig. 3.<br />

229 Şimşek 2000.<br />

230 Questi cordoni presentano spesso una decorazione <strong>di</strong>gitata cfr. Arthur 2002, Fig. 3; Id. 2006, p. 80, Fig. 26. Per simili rinvenimenti<br />

a Lao<strong>di</strong>cea cfr. Gelichi, Negrelli 2004, p. 254 e nota 192 per ulteriori confronti. L’esemplare da Lao<strong>di</strong>cea presenta sia la<br />

decorazione plastica sia la sovra<strong>di</strong>pintura bianca. Per un’analoga combinazione <strong>di</strong> motivi decorativi a Pergamo cfr. Spieser 1996,<br />

Taf. 44-45, no. 425. Vasellame con cordoni applicati sembra essere presente a Hierapolis dall’XI secolo per tutto il periodo tardobizantino,<br />

come testimoniato dagli esemplari rinvenuti negli scavo delle Terme Gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> Hierapolis ( fig. 1), cfr. Şimşek 1997,<br />

Res. 21. A Hierapolis non sono per ora noti esemplari che presentino sia il cordone applicato sia la sovra<strong>di</strong>pintura bianca.<br />

231 Vasta è la letteratura scientifica sullo stu<strong>di</strong>o dei reperti della cultura materiale come strumento essenziale <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong> processi<br />

culturali. Per in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> metodo <strong>ed</strong> esempi <strong>di</strong> applicazioni si v<strong>ed</strong>ano <strong>fra</strong> gli altri i seguenti lavori: Arnold 1985; Appadurai<br />

1986 (in particolare Part V “Historical transformations and commo<strong>di</strong>ty codes”); Cumberpatch, Blinkhorn 1997; Schiffer<br />

1999; Miracle, Milner 2002; DeMarrais, Gosden, Renfrew 2004; Arnold 2005; Poblome, Malfitana, Lund 2007.<br />

232 Ove a tutt’oggi vi sono cave <strong>di</strong> argilla ferrosa in uso cfr. Cottica et Alii 2008, Fig. 1 C-D. Le indagini archeometriche <strong>ed</strong> i<br />

campionamenti fino ad ora effettuati non hanno portato all’identificazione del bacino <strong>di</strong> provenienza delle argille micacee utilizzate<br />

per la manifattura del vasellame me<strong>di</strong>o bizantino. Tuttavia le caratteristiche delle argille moderne esaminate permettono<br />

<strong>di</strong> ipotizzare che la provenienza del vasellame a componente micacea e ferrosa potesse essere locale: i bacini argillosi me<strong>di</strong>o<br />

bizantini (come quelli tardoantichi) potrebbero non essere più visibili oggi, oppure potrebbero essersi esauriti nel tempo. Solo<br />

per le ceramiche acrome tardoantiche si sono invece identificate alcune cave con caratteristiche chimiche e minero-petrografiche<br />

pressoché identiche alla matrice argillosa dei manufatti cfr. Daszkiewicz, Cottica, Bobryk, Schneider, c.s. a in part. Fig. 4.

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