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hierapolis di frigia fra tarda antichità ed xi - Bretschneider Online

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180<br />

per tutto il periodo bizantino e fino all’età moderna<br />

e contemporanea 233 . Questo dato si contrappone<br />

alla varietà delle produzioni regionali e microregionali<br />

attestate fino alla metà del VII secolo. Il<br />

quadro ben rispecchia il mutato scenario politico<br />

che v<strong>ed</strong>e nella valle del Lykos una via <strong>di</strong> penetrazione<br />

per le incursioni arabe e poi selgiuchi<strong>di</strong> e<br />

non più una via <strong>di</strong> naturale collegamento <strong>fra</strong> siti e<br />

vallate contigue.<br />

L’argilla ferrosa permetteva <strong>di</strong> produrre vasellame<br />

resistente al calore <strong>ed</strong> adatto, come <strong>di</strong>mostrato<br />

dalle analisi <strong>di</strong> laboratorio 234 , a contenere liqui<strong>di</strong><br />

per un tempo prolungato. Il vasellame era funzionale<br />

all’esposizione al fuoco ma anche allo stoccaggio<br />

<strong>di</strong> derrate, comprese quelle liquide. Non ci sorprende<br />

dunque se nel X secolo con quest’unico tipo<br />

<strong>di</strong> materia prima fu prodotta una varietà <strong>di</strong> forme<br />

funzionali: dai vasi potori, alle pentole, ai coperchi,<br />

ai tegami e contenitori <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni (pithoi e<br />

olle). Le olle, con il loro corpo globulare dalle pareti<br />

<strong>di</strong> ridotto spessore, a volte costolate, il breve collare<br />

e l’orlo leggermente ingrossato <strong>ed</strong> estroflesso,<br />

sembrano evolvere dalla morfologia dei loro corrispettivi<br />

tardoantichi 235 .<br />

Tuttavia il fondo piano dei vasi me<strong>di</strong>o bizantini<br />

236 e le ampie anse a nastro impostate sull’orlo si<br />

<strong>di</strong>fferenziano notevolmente dei loro corrispettivi <strong>di</strong><br />

VI - inizi del VII secolo, <strong>ed</strong> attestano per l’età me<strong>di</strong>evale<br />

<strong>di</strong>verse modalità <strong>di</strong> cottura dei cibi e <strong>di</strong> utilizzo<br />

del vasellame in questione. L’esistenza <strong>di</strong> un<br />

ANNAPAOLA ZACCARIA RUGGIU - DANIELA COTTICA [RdA 31<br />

cambiamento nella preparazione e nel consumo degli<br />

alimenti 237 è evidenziata anche dalla comparsa,<br />

in età me<strong>di</strong>evale, <strong>di</strong> forme ceramiche nuove come<br />

i boccalini e le ollette <strong>di</strong> ridotte <strong>di</strong>mensioni 238 ( fig.<br />

12 e-f), o ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> forme completamente ignote<br />

al mondo greco-romano come lo scaldavivande 239 e<br />

i così detti attingitoi/versatoi 240 . P. Arthur ha ipotizzato<br />

che l’introduzione <strong>di</strong> nuove morfologie funzionali<br />

sia stata una concreta conseguenza del periodo<br />

iconoclastico, della penetrazione araba, e forse<br />

dell’introduzione <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni culinarie orientali in<br />

Frigia 241 . Dunque Hierapolis, nonostante il processo<br />

<strong>di</strong> ruralizzazione non rimase estranea ad alcune<br />

importanti trasformazioni culturali occorse in età<br />

me<strong>di</strong>o bizantina. Anzi, la presenza <strong>di</strong> una produzione<br />

locale o microregionale <strong>di</strong> ceramica a vetrina<br />

pesante (cfr. fig. 11 n) e <strong>di</strong> imitazioni <strong>di</strong> ceramica<br />

che potemmo definire sgraffita 242 , congiuntamente<br />

all’introduzione nel repertorio morfologico <strong>di</strong> forme<br />

prima sconosciute, come appunto lo scaldavivande,<br />

contribuisce a rafforzare l’immagine <strong>di</strong> una<br />

comunità produttiva, vivace e ricettiva dal punto<br />

<strong>di</strong> vista culturale, capace <strong>di</strong> adeguarsi al nuovo gusto<br />

dell’epoca producendo localmente il vasellame<br />

più richiesto e “alla moda”, quale doveva appunto<br />

essere la ceramica a vetrina pesante. Al contempo,<br />

in età me<strong>di</strong>o bizantina gli scambi a livello regionale<br />

sembrano quasi del tutto assenti: i rari prodotti<br />

d’importazione sono costituiti da ceramica invetriata<br />

proveniente dalla capitale Costantinopoli 243 ,<br />

233 Fornaci tra<strong>di</strong>zionali ancora in funzione nel villaggio <strong>di</strong> Sarinishar presso Denizli (cfr. tav. XXX, a), utilizzano un’argilla con<br />

caratteristiche e proprietà confrontabili a quelle utilizzate in età me<strong>di</strong>o bizantina; questa viene oggi impiegata per confezionare<br />

soprattutto <strong>di</strong> recipienti destinati a contenere liqui<strong>di</strong>, quali brocche e bottiglie (cfr. tav. XXX, b per un esempio moderno).<br />

Nel moderno villaggio <strong>di</strong> Pamukkale Köy è tuttora in uso un tipo <strong>di</strong> samovar prodotto con argilla ferrosa e micacea: quest’oggetto,<br />

com’è noto, è utilizzato per la preparazione del tè, funzione che sfrutta al meglio le proprietà un’argilla resistente al<br />

calore <strong>ed</strong> al contempo impermeabile.<br />

234 Cfr. Daszkiewicz, Cottica, Bobryk, Schneider, c.s. b.<br />

235 Si confronti fig. 8 a-c con fig. 12 a, e.<br />

236 Fra i materiali relativi ai livelli anteriori alle case <strong>di</strong> X secolo si rinvengono fon<strong>di</strong> quasi piani (cfr. fig. 10 d), mentre negli<br />

strati d’uso e <strong>di</strong>struzione delle abitazioni si trovano prevalentemente fon<strong>di</strong> piani (cfr. fig. 12 e).<br />

237 Per un commento generale sui cambiamenti alimentari nella Hierapolis me<strong>di</strong>evale cfr. Arthur 2006, pp. 75-76. Dati interessanti<br />

provengono anche dalle analisi dei residui effettuate da F. Notarstefano e M. Lettieri presso il Laboratorio <strong>di</strong> Chimica<br />

Organica, Dipartimento <strong>di</strong> Biologia e Scienze Ambientali e Tecnologia (Di.S.Te.B.A.) dell’Universià del Salento (gas chromatography<br />

GC, combinata con mass spectrometry MS) e dai Laboratori dell’IBAM - CNR <strong>di</strong> Lecce, in corso <strong>di</strong> elaborazione.<br />

238 Arthur propone che queste potessero essere utilizzate per cuocere legumi: cfr. Arthur 1997, p. 539.<br />

239 Gli scaldavivande dall’insula 104 sono tutti realizzati in argilla ferrosa e micacea e sono ricoperti con vetrina pesante.<br />

240 Cfr. Cottica 2007a, Fig. 16, nn. 5-6 e per una <strong>di</strong>scussione sulla possibile funzione <strong>di</strong> questi contenitori come attingitoi/versatoi<br />

Ead. 2007b, in particolare Figg. 8-9, 14 nn. 6-7 e Fig. 10 a-b. Arthur invece ipotizza si tratti <strong>di</strong> alambicchi per la <strong>di</strong>stillazione,<br />

cfr. Arthur 2006, pp. 80-81.<br />

241 Cfr. Arthur 2006, p. 77.<br />

242 Dall’insula 104 proviene un solo <strong>fra</strong>mmento <strong>di</strong> questo tipo, con decorazione a nastro inciso e vetrina <strong>di</strong> colore verde oliva.<br />

243 Nel caso dell’insula 104 si tratta <strong>di</strong> GWW I e II. Per un quadro generale delle importazioni a Hierapolis in età me<strong>di</strong>evale e<br />

post me<strong>di</strong>evale si v<strong>ed</strong>a Arthur 2006, pp. 73-88.

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