hierapolis di frigia fra tarda antichità ed xi - Bretschneider Online
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152<br />
neamenti <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> parallelepipe<strong>di</strong> pressoché quadrati<br />
accostati a secco (tecnica 5, tav. XXXIII, a; tav.<br />
XXXIV, b parte destra). In questa fase si usano blocchi<br />
<strong>di</strong> calcare <strong>di</strong>sposti regolarmente in corsi orizzontali,<br />
con zeppe <strong>di</strong> taglio più piccolo, anche <strong>di</strong><br />
laterizio. L’impiego esclusivo del laterizio negli alzati<br />
è cosa eccezionale (tecnica 4): lo si osserva ad<br />
esempio nella struttura ES 62 che occlude le luci<br />
dell’intercolumnio meri<strong>di</strong>onale del peristilio ionico<br />
(tav. XXXII, b) e nel muro W della stanza dell’iscrizione<br />
<strong>di</strong>pinta.<br />
Anche per la costruzione dei vani-porta, sono<br />
utilizzati gran<strong>di</strong> parallelepipe<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcare, sovrapposti<br />
orizzontalmente per innalzare gli stipiti (tav.<br />
XLIV, a) 83 . Infine, il riutilizzo dei marmi negli alzati<br />
non è molto frequente nelle strutture tardo antiche.<br />
Spora<strong>di</strong>ci <strong>fra</strong>mmenti <strong>di</strong> colonne in calcare e<br />
in marmo <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni vennero usati in<br />
alcuni muri della “Casa dell’iscrizione <strong>di</strong>pinta” 84 e<br />
della “Casa dei capitelli ionici” 85 , mentre il riciclaggio<br />
è ben attestato nelle pavimentazioni marmoree,<br />
ove si notano crustae <strong>di</strong> reimpiego recanti iscrizioni,<br />
elementi <strong>di</strong> cornici e lastre modanate 86 . Come v<strong>ed</strong>remo<br />
in seguito, più frequente fu invece il riuso<br />
del marmo antico nelle strutture della case <strong>di</strong> età<br />
me<strong>di</strong>o-bizantina sia negli alzati sia nelle pavimen-<br />
ANNAPAOLA ZACCARIA RUGGIU - DANIELA COTTICA [RdA 31<br />
tazioni, dove si ritrovano insieme <strong>fra</strong>mmenti <strong>di</strong> lastre<br />
marmoree, tavelle in terracotta e argilla cruda<br />
spalmata a formare i piani d’uso (cfr. tav. XLVII, b).<br />
4.3.2. Le pavimentazioni<br />
Tra il V e gli inizi del VII secolo erano in uso<br />
sostanzialmente quattro tipi <strong>di</strong> pavimentazione:<br />
1) Il tipo più <strong>di</strong>ffuso è il pavimento in tavelle<br />
quadrate <strong>di</strong> terracotta, presenti in due <strong>di</strong>fferenti<br />
misure, <strong>di</strong> taglio piccolo 87 e <strong>di</strong> taglio grande (tav.<br />
XXXVII, b; tav. XXXVI, b rispettivamente) 88 . Tali<br />
pavimentazioni sono associate alle trasformazioni<br />
e<strong>di</strong>lizie <strong>di</strong> cui furono oggetto la “Casa del cortile<br />
dorico” 89 e la “Casa dei capitelli ionici”: in particolare<br />
la messa in opera del pavimento in tavelle<br />
<strong>di</strong> terracotta dell’ambiente A 165 90 si colloca dopo<br />
il 512-517 d.C. 91 , mentre nella stanza A 26 il pavimento<br />
a tavelle <strong>di</strong> piccolo taglio, che ricopriva un<br />
più antico pavimento a mosaico ( fig. 2) 92 , può essere<br />
assegnato all’età giustinianea o post giustinianea<br />
93 .<br />
2) Abbastanza <strong>di</strong>ffusa è la pavimentazione in<br />
opus spicatum, formata da <strong>fra</strong>mmenti <strong>di</strong> tegole <strong>di</strong><br />
cui viene utilizzato il bordo più rilevato, che ven-<br />
83 In alcuni casi un unico lastrone <strong>di</strong> calcare fungeva da stipite, come nell’esempio della porta tra il peristilio e la stanza A 84<br />
della “Casa dei capitelli ionici”; in alternativa vennero impiegati gran<strong>di</strong> parallelepipe<strong>di</strong> in calcare messi in opera in verticale<br />
come elementi <strong>di</strong> base per costruire il vano-porta. L’utilizzazione <strong>di</strong> parallelepipe<strong>di</strong> ben squadrati <strong>di</strong> travertino connessi a<br />
secco in orizzontale, o con un sottile strato <strong>di</strong> malta mista ad argilla cruda per allettamento, è presente anche in due pilastri,<br />
che dovevano sostenere la travatura per la pavimentazione del piano superiore in<strong>di</strong>viduabile sopra il kapeleion bizantino, un<br />
esercizio privato destinato al pubblico con funzione <strong>di</strong> ristorante che secondo un’ipotesi altrove formulata, occupava il settore<br />
meri<strong>di</strong>onale della “Casa del cortile dorico” (cfr. fig. 2 e tav. XLIII, b). I due pilastri marcavano la separazione tra due zone<br />
che presentavano livelli pavimentali a quote <strong>di</strong>fferenti: A 116 e A 115, separati da un gra<strong>di</strong>no e sono probabile traccia <strong>di</strong> un<br />
arcone che sovrastava la linea <strong>di</strong> passaggio tra le due parti della sala.<br />
84 Cfr. ES 1266 in fig. 2.<br />
85 Cfr. ES 75 in fig. 2.<br />
86 Come testimonia l’opus sectile della stanza A 195 ( fig. 2). Per dettagli cfr. Cottica 2005b, p. 96 e Tav. XL c-e.<br />
87 Si v<strong>ed</strong>ano in fig. 2 le pavimentazioni nella parte a quota più bassa della sala degli affreschi A 1207, nel vestibolo <strong>di</strong> questa<br />
A 1214, nella sala a due livelli del kapeleion A 115/116, nel cubicolo A 1201 della “Casa del cortile dorico”; nell’ingresso<br />
dallo stenopos 19, A 113, nella stanza A 26 della “Casa dei capitelli ionici”, nella stanza A 1267 della “Casa dell’iscrizione <strong>di</strong>pinta”.<br />
88 Presenti nella sala cd. Biblioteca A 1361 della “Casa dell’iscrizione <strong>di</strong>pinta”, nel cubicolo A 165 della “Casa del cortile dorico”;<br />
si trovano anche negli ambienti A 28, A 29 e A 30 pertinenti alla “Casa dei capitelli ionici” e nell’ex<strong>ed</strong>ra A 1305 (cfr.<br />
fig. 2).<br />
89 Cfr. supra.<br />
90 Questo pavimento non è illustrato nella pianta in fig. 2.<br />
91 Il vespaio sottostante infatti conteneva, <strong>fra</strong> l’altro, una moneta <strong>di</strong> Anastasio.<br />
92 Per una prima presentazione <strong>di</strong> questo mosaico, che è costituito da due pannelli, uno con animali e pancraziasti entro esagoni,<br />
l’altro con una scena dell’Iliade, IX, 165 ss. cfr. Zaccaria Ruggiu 2007.<br />
93 Infatti, in occasione <strong>di</strong> un saggio praticato nel 2002 sotto la pavimentazione, entro l’argilla cruda usata per l’allettamento<br />
delle lastre <strong>di</strong> terracotta, è stato ritrovato un tesoretto <strong>di</strong> 58 monete <strong>di</strong> bronzo datate tra il IV secolo e l’età <strong>di</strong> Giustiniano, che<br />
si pone quin<strong>di</strong> come terminus post quem per l’obliterazione del sottostante mosaico pavimentale e la costruzione del pavimento<br />
in tavelle <strong>di</strong> terracotta.