IL PROF. DOMENICO SINISCALCO - NUOVO MINISTRO DELL ...

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L’INFORMAZIONE QUALE MEZZO DI PREVENZIONE - L’IMPOSTA SUL REDDITO DELLE SOCIETÀ (IRES) È L’IMPOSTA DEL FUTURO Il 5 giugno u.s. nella Sala Consiliare del Comune di Sapri, importante centro che si affaccia sulla costa più bella del Cilento, si è tenuto, con il patrocinio ed il consenso unanime dell’Amministrazione comunale e del Sindaco Dott. Architetto Giuseppe Del Medico, del Comandante la Tenenza della Guardia di Finanza, Tenente Alessio Casablanca, dei rispettivi Presidenti dei Consigli dell’Ordine dei Commercialisti, Dott. Gaetano Romanelli e quello dei Ragionieri, Rag. Angelo Pagano, un dotto seminario sulla nuova imposta che, per le riconosciute e alte qualificazioni professionali dei relatori, Dottori Giancarlo Dattoli, Arturo Pardi, Giuseppe Janisi, Renato Loiero, Giancarlo Grossi, ha ottenuto l’ambito riconoscimento del “credito formativo” di cui hanno beneficiato i partecipanti. È stato un fatto nuovo, ne siamo consapevoli sia sul piano dell’effettivo raccordarsi fra operatori, dottori commercialisti, ragionieri, Guardia di Finanza e studiosi, sia sul piano civile e culturale per la promozione di quella immagine di partecipazione alla comune sorte di contribuenti. È stato un ottimo seminario che è riuscito ad esaltare il ruolo di tutti gli intervenuti; quello degli Ordini, ove l’accentuazione delle diversità, piuttosto che fornire contrapposizioni ha fornito occasione di arricchimento culturale. La partecipazione non meramente formale, dei militari della Guardia di Finanza, della Tenenza di Sapri, costantemente di Romano Bacci Sapri, 5 giugno 2004 Nella foto sopra, il Col. Avv. Romano Bacci, Consigliere Nazionale ANFI, presiede il convegno sull’Imposta sul Reddito delle Società (IRES). Nella foto sotto, a sinistra il Gen. D. Dott. Tommaso Santamaria in un momento del convegno. in linea con le effettive dinamiche dell’evolversi legislativo, della prevenzione e dell’informazione, dove la parità delle parti e il pieno dispiegarsi di certe garanzie e doveri, ormai acquisiti nella sensibilità comune, oltre che negli istituti di diritto positivo, sono nella costante operativa del Corpo. Ed infine, l’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia, che riesce sempre ad esaltare in tutte le circostanze la sua dimensione simbolica, che merita sempre attenzione e rispetto, non solo per la solennità del suo stato, ma anche per il grado di incidere nella realtà delle cose. 14 Fiamme Gialle 7-8 / 2004
IL PENSIERO DELLA GENTE SULLA LEGITTIMA DIFESA di Nicola Morelli Cosa s’intende esattamente per legittima difesa è problema difficile da risolvere, arduo a capirsi, anche consultando con diligenza la legge, la dottrina e le sentenze. Un grandissimo giurista, che amo, sulle cui nobili riflessioni ho conseguito una laurea (1), ha lasciato scritto: “In ogni delitto si deve fare dal giudice un sillogismo perfetto: la premessa maggiore deve essere la legge, la minore l’azione conforme o non alla legge. La conseguenza, la libertà o la pena. Quando il giudice sia costretto o voglia fare anche soli due sillogismi, apre la porta all’incertezza. Non v’è cosa più pericolosa di quell’assioma comune che bisogna consultare lo spirito della legge. Questo è un argine rotto al torrente delle opinioni”. I fatti di sangue accaduti a Milano ed a Roma dentro il negozio di un tabaccaio e di un gioielliere, nel corso di una rapina, hanno sconvolto l’animo della gente, accrescendone l’indignazione e la protesta a causa della loro efferata brutalità. Ma non sono i primi né, ahimè, gli ultimi quegli atti di violenza inaudita perché, cosi penso, l’istinto aggressivo è dentro la bestia e dentro l’uomo ed è parte ineludibile della vita. Viene da lontano, dal buio dei secoli, dai primordi della Terra (Genesi, 4,1-18). Questo spiega perché, in uno Stato di Diritto qual è il nostro, la causa più tormentata di esclusione della responsabilità penale sia, appunto, proprio la legittima difesa. Il trillo dolcissimo dell’allodola al primo chiaror dell’aurora è un incantesimo divino che rallegra la terra, il cielo, i cuori. Sia lode a Dio che ce lo ha donato! Ma non lo giudica tale il falco peregrinus, appostato librandosi fra le nuvole, perfettamente indifferente a quell’armonia. Mosso dall’istinto, piomba addosso alla tenera creatura e la strazia coi suoi possenti artigli. Ma se questa avesse avuto il dardo infallibile del principe Lancillotto e, per difendersi dall’assalto furibondo, avesse infilzato il rapace per inerzia di caduta, come giudicare chi dei due è vittima o aggressore? Trasponendo l’ordinario evento che ho detto dal mondo della fauna al mondo umano, esso mi ricorda dolorosamente il destino di una povera vecchietta milanese, anni or sono. Aveva appena ritirato dall’Ufficio Postale la pensione vedovile quando venne aggredita da un giovane rodomonte. Cadendo, batté la testa contro lo spigolo del marciapiede e morì. Qualche “borsata” in faccia, scrissero i giornali, riuscì però a dargliela! Dice al riguardo la Suprema Corte: “Il giudizio di proporzione tra la difesa e l’offesa va desunto NON dal rapporto tra il male minacciato dall’offensore e quello inflitto dal soggetto reagente, bensì dal confronto dei mezzi reattivi che quest’ultimo aveva a propria disposizione ed i mezzi adoperati; così che, se l’aggressore, che abbia a disposizione mezzi di difesa idonei allo scopo, nondimeno faccia ricorso, per respingere l’offesa, ad un mezzo diverso dal meno grave, eccede i limiti di proporzione”. (Ometto gli estremi). Nel caso di specie, con rispetto della sentenza ora citata, i teneri polsi della vecchietta, rosi dagli anni e dalla fatica, erano giuridicamente “proporzionati” ai bicipiti orribili dell’aggressore; ma, avendo prescelto la borsa per difendersi da quel “bisonte”, incappava nell’incriminazione. Comprendo benissimo che è un caso limite; tuttavia, non va sottaciuto che nella legittima difesa è proprio il particolare, il più banale particolare, a far pendere la stadera della Giustizia da una parte o dall’altra. Di qui un primo interrogativo: è giusto ed appropriato definire “legittima” la difesa dall’altrui aggressione se il diritto di difesa è ius naturale universale, riconosciuto e condiviso? Quei valorosi Finanzieri in perlustrazione sulla strada per Brindisi su una scatola di sardine con le ruote non ebbero il tempo neanche di immaginare la proporzione tra difesa ed offesa perché il mostro ciclopico, blindato, con i rostri, ne fece spietato scempio nell’adempimento del dovere, in difesa dello Stato e della Legge. Il diritto di difesa, per come le nuove forme di violenza e di aggressione si svolgono, senza umanità e senza scrupoli, a mio modesto giudizio, mi appare divenuto un gioco d’azzardo rischioso ed infido; per cui se va apprezzato lo sforzo del Legislatore per precisarne meglio gli estremi, la mia idea è che, oggi, pare che penda in qualche modo più a svantaggio del cittadino, aggredito in casa o nel negozio, che del malvivente aggressore. I fatti, almeno, in tal senso testimoniano. Tra l’aggredito e l’aggressore i fini sono antitetici, verticalmente opposti. Non può immaginarsi tra loro un dialogo che escluda la violenza perché la violenza è già in atto, è stata compiuta violando un bene primario, l’abitazione, che la Costituzione dichiara “inviolabile” (art. 14) esattamente come è “inviolabile” la libertà personale Fiamme Gialle 7-8 / 2004 15
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