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IL PROF. DOMENICO SINISCALCO - NUOVO MINISTRO DELL ...

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ciente evidenziarne i profili più<br />

salienti e le condizioni che autorizzano<br />

l’immediatezza della reazione<br />

difensiva privata: l’ingiustizia dell’altrui<br />

violenza; il pericolo attuale o<br />

imminente e inevitabile dell’offesa;<br />

proporzione fra l’aggressione e la<br />

difesa, così che questa non sia<br />

eccessiva rispetto alla prima.<br />

Sostanzialmente, la legge esige<br />

un pericolo incombente, attuale ed<br />

effettivo, nel senso che l’esercizio<br />

della difesa non può essere né anticipato<br />

né posticipato. Non occorre,<br />

però, l’inizio della offesa: è solo<br />

necessario che sussista il pericolo.<br />

“Lògos”, in greco, significa “proporzione”.<br />

Dunque, nell’infuriar dei<br />

momenti e del pericolo, la legge<br />

comanda all’aggredito di risolvere il<br />

logaritmo per legittimare la difesa,<br />

senza che conosca la “base”.<br />

L’uomo semplice, diciamo pure<br />

il popolo, erroneamente ritenuto<br />

dai potenti effimera astrazione,<br />

vive ed opera in armonia con la<br />

natura, con i valori che si porta dietro,<br />

dei quali è sommamente geloso.<br />

Giudica le vicissitudini umane<br />

prima con il cuore, poi con la legge;<br />

è il seme che forma la pubblica<br />

opinione, in un senso o nell’altro;<br />

quel comune sentire che faceva<br />

“perdere il sonno” (ed i voti) ai<br />

governanti legittimi ed ai tiranni<br />

aspiranti (Erotodo).<br />

La gente di codesto stampo non<br />

ama i teoremi della filosofia del<br />

diritto; peggio ancora, i sofismi che<br />

intorbidano le acque chiare dei<br />

convincimenti condivisi. Se c’è nei<br />

meccanismi giuridici che regolano<br />

la vita sociale alcunché che non<br />

va, che stride, è la prima ad accorgersene.<br />

Ampia testimonianza ne<br />

hanno dato i condoni valutario, edilizio<br />

e fiscale (e le proroghe) ritenuti<br />

un insulto intollerabile da chi le<br />

tasse le paga o dai lavoratori<br />

dipendenti, o dai pensionati, che<br />

se le vedono trattenere alla fonte<br />

sino all’ultimo euro.<br />

Nella difesa della famiglia, della<br />

vita, dei beni, avverte qualcosa di<br />

superiore che trascende il pur<br />

necessario rigore della legge, teso<br />

ad evitare che la difesa personale si<br />

trasformi in vendetta o in casareccia<br />

riparazione di un torto patito.<br />

Conviene pienamente sul fatto<br />

che lo Stato non può mettere un<br />

carabiniere di guardia in ogni casa,<br />

in ogni negozio; tuttavia, con il ripetersi<br />

regolare dei crimini, vorrebbe<br />

affiancarglisi, dargli una mano, in<br />

un qualche modo. Ciò non avviene<br />

o avviene in misura insufficiente per<br />

contrastare efficacemente gli accadimenti<br />

delittuosi. E da questa<br />

carenza di sicurezza nasce e fiorisce<br />

la tentazione del “fai da te”, con<br />

le negative conseguenze che ciascuno<br />

può immaginare. Diverremmo<br />

una società armata ed inferocita<br />

dalle violenze di tutti i giorni, i cui<br />

autori rimangono “ignoti” ed impuniti<br />

nella misura dell’86%. La certezza<br />

della pena, fondamento primario<br />

del diritto penale nell’ordinamento<br />

di uno Stato di Diritto, non è più<br />

tale, e, non essendo più tale, restituisce<br />

alla società un malvivente<br />

ammansito ma non rieducato al<br />

viver civile.<br />

Se manca una pistola nelle<br />

case, non mancano mastini, pit bull,<br />

cani da difesa di tutte le razze,<br />

obbedienti ai padroni, pronti ad<br />

azzannare, ciecamente.<br />

E mentre scrivo queste note,<br />

apprendo con orrore (venerdi 7<br />

maggio – Telegiornale ore 13,00)<br />

che tre malfattori incappucciati, tra<br />

le quattro e le cinque del mattino,<br />

hanno messo a soqquadro un convento;<br />

picchiato le suore, devastato<br />

il Tabernacolo. Una di queste, Suor<br />

Angela, non ha retto allo scempio e<br />

s’è accasciata a terra, morta. Una<br />

pena infinita mi assale e mi chiedo:<br />

dove andiamo?<br />

Che fare? Riguardando il tetraedro<br />

abominevole del crimine, in<br />

concetto di “sacralità” della vita<br />

umana svanisce, s’è affievolito, non<br />

trattiene più la barbarie di comportamenti<br />

divenuti sadici. La gente è<br />

perfettamente consapevole di questa<br />

metamorfosi, la teme, ritenendo<br />

che la legge sia ormai inadeguata a<br />

fronteggiarla. Non comprende più le<br />

condizioni, la proporzione ed i limiti<br />

che regolano l’esercizio della legittima<br />

difesa perché sono solo un sot-<br />

tile, impalpabile filo di baco da seta<br />

che separa quel diritto dal carcere.<br />

Il Legislatore ha avvertito questo<br />

grave disagio sociale, ne deriva<br />

che, a mio avviso, sta portandoci al<br />

nichilismo. V’è però uno scoglio<br />

duro che resiste: la stragrande<br />

maggioranza coltiva il dogma che la<br />

vita è “sacra”. È sacra la vita della<br />

persona aggredita in casa, altrettanto<br />

sacra è la vita del malvivente<br />

che, per impadronirsi delle sue<br />

cose, attenta alla sua personale<br />

incolumità.<br />

Spetta alla legge consacrarne la<br />

differenza; stabilendo, ad esempio,<br />

a quanto sembra, che il malandrino<br />

che entra in un’abitazione per gli<br />

accennati fini criminali, di giorno o<br />

di notte, versa nella condizione di<br />

illegalità ex abrupto che legittima<br />

ipso jure la difesa dell’aggredito,<br />

senza altre condizioni.<br />

È cosa buona? Onestamente,<br />

non saprei dirlo! Prego Iddio, soltanto,<br />

che non capiti a nessuno di<br />

noi perché, alla stretta delle cose,<br />

né il delinquente né, purtroppo, l’aggredito,<br />

per una serie di ragioni che<br />

qui ometto, escono indenni da<br />

vicende che, come quelle accennate,<br />

segnano la vita.<br />

Nel 1488, quando la violenza e<br />

l’arbitrio erano pane quotidiano, un<br />

povero frate agostiniano (3), scrisse:<br />

“Guardare il rovescio delle cose<br />

significa svelare l’implicito dualismo<br />

di ogni realtà, il contrappunto assiduo<br />

di razionale e di irrazionale, di<br />

insipienza e di saggezza in cui si<br />

intesse la trama illusoria della vita”.<br />

Vedeva, nel buio, chiaro e lontano.<br />

Come un Profeta.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Cesare Beccaria: “Dei delitti e<br />

delle pene”, Ed. Garzanti, 1987,<br />

pag. 15;<br />

2) Vincenzo Manzini: “Trattato di<br />

Diritto Penale”, Unione Tipografica<br />

Editoriale Torino, Vol. II, pag. 330;<br />

3) Erasmo da Rotterdam: “Elogio<br />

alla pazzia contro la falsa sapienza”,<br />

Ed. Biblioteca Universale Rizzoli,<br />

pag. 165.<br />

Fiamme Gialle 7-8 / 2004 17

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