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che aveva ricevuto la legge da Dio stesso, ed a<br />
cui erano state fatte tante promesse, restò nelle<br />
tenebre dell'errore, oppresso da sciagure indicibili<br />
e lontano da Dio. Quale pena al cuore di Maria,<br />
che avrebbe dato mille vite per esso! Di più, dopo<br />
l'ascensione di Gesù, la lunga dimora sulla terra<br />
era per Maria un continuo esercizio di rassegnazione.<br />
Ella sospirava la patria celeste. Infiammata<br />
d'amore più di tutti i serafini, non aveva più che<br />
una brama ardente: congiungersi presto al suo<br />
diletto in cielo.<br />
Nonostante Maria persisteva in una perfetta e<br />
tranquilla rassegnazione. Amava, desiderava, ma<br />
non avrebbe voluto prevenire d'un istante la<br />
volontà del Signore.<br />
Con la viva persuasione di non meritare nulla,<br />
accettava ogni pena senza sorpresa, benedicendo<br />
sempre Dio nelle pene e nelle gioie, nelle umiliazioni<br />
e nelle glorie.<br />
La rassegnazione di Maria fu magnanima.<br />
Ripiena di lume celeste, istruita nelle sacre<br />
Scritture, sapeva che il Redentore era l'uomo dei dolori:<br />
virum dolorum (Is 53,3) e che simile a lui doveva<br />
essere la Donna destinatagli per madre.<br />
Le donne d'Israele dopo aver offerto nel<br />
tempio i loro figliuoli li riscattavano con poche<br />
monete piene di allegrezza se li riportavano a casa<br />
e li riguardavano come la loro speranza. Maria<br />
invece riguardava nel suo Gesù la vittima che ella<br />
doveva allevare per il sacrificio.<br />
Ma il momento più sacro in cui la sua<br />
magnanimità doveva apparire unica al mondo, fu quello