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del calvario, quando, sotto la croce assistette<br />
all'agonia del suo Gesù.<br />
Stantem lego, dice S. Ambrogio, flentem non lego:<br />
Leggo che stava ma non che piangeva. Stava<br />
presso la croce contemplando l'infinita bontà del<br />
Signore, che, per salvare i colpevoli sottoscrive<br />
alla morte dell'unigenito suo Figlio. Stava<br />
contemplando la passione dolorosa e amorosa di Gesù;<br />
stava dando a tutta la chiesa nascente un esempio<br />
di generosità e di costanza che la costituiva<br />
regina di tutti i martiri e corredentrice dell'umanità.<br />
I difetti contro la fortezza sono specialmente la<br />
timidezza e la temerarietà.<br />
Chi è timido teme dove non deve temere, o<br />
teme più di quanto è necessario.<br />
È male, il vano timore con la pusillanimità, per<br />
cui vengono trascurati i doveri del proprio stato.<br />
È specialmente da condannarsi il rispetto umano, per<br />
cui uomini che si credono forti, diventano<br />
come schiavi dei più cattivi.<br />
Il temerario vuole compiere il bene quando<br />
non conviene, o nel modo che non conviene.<br />
I frutti della fortezza sono: a) La magnanimità<br />
che porta a fare opere grandi per Dio e per il prossimo.<br />
b) La magnificenza, per cui ad onore di Dio, o<br />
per il bene della chiesa o della patria si fanno<br />
cose grandi, e quindi pure grandi spese: come<br />
avviene per la costruzione di templi, collegi,<br />
università, seminari, monasteri.<br />
c) La pazienza, che ci fa sopportare con animo<br />
tranquillo, per amor di Dio in unione di Gesù