08.06.2013 Views

Scarica qui la rivista in formato Pdf (1,60 MB) - LietoColle

Scarica qui la rivista in formato Pdf (1,60 MB) - LietoColle

Scarica qui la rivista in formato Pdf (1,60 MB) - LietoColle

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

nuovo lì che andrà <strong>in</strong> scena il suo trionfo: <strong>la</strong> sua Resurrezione. Nello stesso luogo, <strong>in</strong>somma, «mentre<br />

tutto f<strong>in</strong>isce», «qualcosa, forse, può ricom<strong>in</strong>ciare».<br />

Che è poi, a ben vedere, l’eterno “scandalo” di Alcesti: il suo “lieto f<strong>in</strong>e”. Non a caso non s’è f<strong>in</strong> <strong>qui</strong> usata<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> tragedia. Che tragedia può essere quel<strong>la</strong> il cui nodo si scioglie felicemente? Per secoli ci si è<br />

affannati a sanare l’ambiguità di Alcesti, <strong>la</strong> sua compresenza di l<strong>in</strong>guaggio tragico e <strong>in</strong>termezzi comici e,<br />

soprattutto, l’enigma del suo f<strong>in</strong>ale. S’è def<strong>in</strong>ito, quello di Euripide, dramma prosatiresco (<strong>in</strong> quanto,<br />

quarto <strong>in</strong> tetralogia, figura <strong>in</strong> luogo del vero e proprio dramma satiresco). E il suo tono è stato def<strong>in</strong>ito,<br />

più che tragico, elegiaco. Ma forse, almeno nel Novecento – che s’è valso di questa favo<strong>la</strong> nel modo che<br />

s’è detto –, <strong>la</strong> chiave va cercata altrove.<br />

Leggendo <strong>la</strong> prima volta il f<strong>in</strong>ale dell’Alcesti di Raboni si resta spiazzati; <strong>in</strong> apparenza, però, molto<br />

diversamente da come ci <strong>la</strong>scia il f<strong>in</strong>ale di Sav<strong>in</strong>io: nel quale, anziché unirsi ad Admeto nel<strong>la</strong> nuova vita,<br />

l’ero<strong>in</strong>a lo chiama a sé nel regno del<strong>la</strong> morte. Altro che lieto f<strong>in</strong>e... Ma anche il silenzio f<strong>in</strong>ale dell’Alcesti di<br />

Raboni, a ben vedere, è un segno di sospensione, di ambiguità. (Una conclusione “<strong>in</strong> levare”, direbbe<br />

forse l’autore di Cadenza d’<strong>in</strong>ganno.) Già <strong>in</strong> Euripide, <strong>in</strong> effetti, il f<strong>in</strong>ale è <strong>in</strong>certo – segnato da un silenzio<br />

simmetrico a quello, misterioso, nel quale all’<strong>in</strong>izio è immersa <strong>la</strong> reggia. E tuttavia il gesto col quale<br />

Eracle al<strong>la</strong> f<strong>in</strong>e scopre il volto del<strong>la</strong> donna che ha <strong>in</strong>dotto Admeto ad accogliere nel<strong>la</strong> sua casa, così<br />

rive<strong>la</strong>ndone l’identità, ha un valore <strong>in</strong>e<strong>qui</strong>voco: quello di “nuove nozze” (questo il senso tradizionale dello<br />

sve<strong>la</strong>re, <strong>in</strong> pubblico, il volto del<strong>la</strong> donna), di patto riannodato. Una commedia del rimatrimonio avanti<br />

lettera.<br />

L’Alcesti di Raboni non solo resta muta – come quel<strong>la</strong> di Euripide. A differenza di quel<strong>la</strong>, resta anche<br />

ve<strong>la</strong>ta. Il dramma si conclude, <strong>in</strong>fatti, col Custode che avvia i suoi tre protetti al<strong>la</strong> salvezza, ma senza<br />

sve<strong>la</strong>re l’identità del<strong>la</strong> terza presenza. I due uom<strong>in</strong>i, che non hanno riconosciuto le fattezze<br />

«misteriosamente mutate» di Sara, restano conv<strong>in</strong>ti che «per far partire lei, per salvar<strong>la</strong> […] uno di noi<br />

tre / ha dovuto sacrificarsi».<br />

Se <strong>qui</strong> il velo è metafora del<strong>la</strong> maschera teatrale, e <strong>in</strong> generale dell’arte come protezione, l’ost<strong>in</strong>azione di<br />

quel silenzio, e soprattutto di quel velo, ci turba. E <strong>in</strong>sieme ci affasc<strong>in</strong>a. Lo sentivano, i nostri tre<br />

personaggi, s<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio. Uno di loro aveva chiesto: «c’è qualcosa / che mi tiene sul chi vive – qualcosa /<br />

che ancora m’impedisce di capire / se siamo <strong>in</strong> un rifugio o <strong>in</strong> una trappo<strong>la</strong>». La risposta di Sara –<br />

«Siamo <strong>in</strong> un teatro» – era stata, <strong>in</strong> apparenza, <strong>in</strong>congrua; era <strong>in</strong>vece proprio quel<strong>la</strong>, con ogni<br />

probabilità, <strong>la</strong> vera risposta.<br />

Noi, quel<strong>la</strong>, non <strong>la</strong> possiamo dare. Ogni spettatore darà <strong>la</strong> sua. È, questo, il Teatro.<br />

Andrea Cortellessa<br />

[Da «Alias», V, 41, 19 ottobre 2002, p. 19; poi <strong>in</strong> Andrea Cortellessa, Giovanni Raboni, l’osso senza carne del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>,<br />

ne La fisica del senso. Saggi e <strong>in</strong>terventi su poeti italiani dal 1940 a oggi, Fazi, 2006, pp. 309-313.]<br />

30

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!