frattamaggiore ei suoi uomini illustri l'evoluzione sociale e culturale ...
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DON GENNARO AULETTA<br />
SOSIO CAPASSO<br />
Non è possibile porre nella giusta luce l’opera di uno scrittore se, prioritariamente, non se ne ricordano le<br />
opere. E don Gennaro Auletta, per il numero notevole d<strong>ei</strong> <strong>suoi</strong> lavori, dai contenuti più vari, costantemente<br />
giudicati favorevolmente anche dai critici più severi, si rivela letterato nel senso più completo della parola,<br />
padrone della lingua, maestro nell’arte di accattivare l’attenzione del lettore e convincerlo, come spesso<br />
diceva a “servirsi del libro per rifarsi assimilando ciò chi si legge!”.<br />
Il suo primo saggio apparso nel 1940, Un giansenista napoletano del ‘700: Giuseppe Capecelatro,<br />
arcivescovo di Taranto, fu giustamente apprezzato come l’opera che dava l’esatta valutazione della figura e<br />
dell’opera del dotto prelato.<br />
Memorabile rimane la sua collaborazione alla Radio Vaticana, durata più anni a partire dal 1956; notevole<br />
successo riscosse la sua rubrica settimanale Le sorgenti dedicata ai testi d<strong>ei</strong> Padri d<strong>ei</strong> primi secoli della<br />
Chiesa. I molti consensi riscossi lo convinsero ad accettare di scrivere l’antologia patristica dedicata al I e II<br />
secolo Le sorgenti della letteratura cristiana, pubblicata nel 1958 dall’editore Massimo di Milano.<br />
Don Gennaro Auletta<br />
Un ulteriore volume antologico saggistico dell’Auletta fu quello dedicato a Le cose migliori di Giosuè<br />
Borsi, edizioni Paoline, Alba, 1959 ed un’altra sua rubrica alla Radio Vaticana riscosse lusinghieri giudizi:<br />
Articoli in vetrina. Giosuè Borsi, noto scrittore livornese, caduto durante la guerra 1915-1918, mentre<br />
guidava i <strong>suoi</strong> fanti all’attacco oltre la Plava, era un convertito ed i <strong>suoi</strong> scritti, dopo un evento tanto<br />
impegnativo per l’anima sua, erano di un vigore particolare, tale da colpire profondamente personalità quali<br />
il Palazzi, il Tumiati, il Bontempelli, il Romagnoli, il Prezzolini. A conclusione di questa sua opera, che<br />
ancora oggi non si legge senza provare viva emozione, don Gennaro si chiede: “Qual è il posto che il<br />
giovane eroe occupa nella stima d<strong>ei</strong> posteri? I <strong>suoi</strong> scritti restano ancora validi [...] Sta di fatto che il meglio<br />
che ci resta di lui non fu scritto per la bella letteratura ma per uno sfogo della sua anima, fu scritto per<br />
restare segreto o se mai confidenziale [...]. Il cammino di un’anima o, se volete, la storia di un’anima è<br />
assai più bella di una bella pagina letteraria [...] la storia di un’anima appare sempre come una invenzione<br />
di cosa perduta e ritrovata ...”.<br />
Altre sue opere furono: Il corpo mistico di Cristo (ed. Paoline, Roma, 1945); Lazaro, Epuloni e prodighi<br />
(Roma, 1947); L’aspetto fisico di Gesù (ed. AVE, Roma, 1948); e qui si riporta appositamente agli studi da<br />
lui condotti sulla Sacra Sindone di Torino; Le parabole del regno (ed. Ave, Roma, 1945); La gioia di<br />
vivere (Milano, 1955); Incontri col figlio dell’uomo (Novara, 1965); La conquista evangelica del mondo<br />
(ed. Ave, Roma, 1945); Noi e Cristo Corpo Mistico (ed. Borla, Torino, 1962); Lettere stravaganti ad un<br />
conformista (Napoli, 1965); Pascal: il mistero di Cristo (Napoli, 1965); Esami di coscienza di un cristiano<br />
mediocre (ed. SEI, Torino, 1966); Pietro e Paolo: il timone e la prora (ed. Dehoniane, Napoli, 1968); Le<br />
tentazioni di un giovane prete (ed. Nuova Cultura, Napoli, 1970): citando la casa editrice “Nuova Cultura”<br />
desidero ricordare il suo fondatore, un amico colto e generoso, scomparso da non troppo tempo, certamente<br />
ancora noto a molti, l’on. prof. Ferdinando d’Ambrosio; ed ancora dell’Auletta: Giuseppe Ranaldi, prete<br />
romano (ed. Ancora, Roma, 1972); Pellegrini e viaggiatori in Terra Santa, nella “Collana Universale di