frattamaggiore ei suoi uomini illustri l'evoluzione sociale e culturale ...
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Ormai Gennaro, affermatosi definitivamente nel campo artistico entro e fuori i confini d’Italia, aveva<br />
deciso di vivere nella sua città natale e quivi provvide a farsi edificare quella sontuosa villa che tutti<br />
conosciamo.<br />
Dall’ingegnere Cozzani, genero del Galli, fu chiamato a decorare due importanti edifici a La Spezia e ciò<br />
provocò un moto di rivolta d<strong>ei</strong> pittori locali, riferito anche dalla stampa. Quando, però, coloro che<br />
protestavano potettero prendere visione del lavoro del Giametta misero a tacere il proprio risentimento,<br />
presentarono le loro scuse ed il nostro concittadino offrì loro una cena.<br />
Fu sempre il Cozzani che volle fosse il Giametta a decorare la casa paterna di Fivizzano e, ancora qui, di<br />
restaurare il castello del duca Visconti di Mondrone, zio del regista Luchino Visconti.<br />
Veramente rilevante l’episodio accaduto a Roma, nel palazzo del cardinale Salviati, adibito a Collegio<br />
militare ed all’uopo trasformato dal Cozzani. La decorazione d<strong>ei</strong> saloni, quasi tutti con volta a padiglione,<br />
fu affidata al Giametta il quale dovette affrontare un problema quanto mai arduo: il soffitto del Salone d<strong>ei</strong><br />
convegni, dipinto a suo tempo dal celebre Pierino Del Vaga, era irrimediabilmente rovinato e cadeva a<br />
pezzi. Gennaro prese il coraggio a due mani e, dopo essersi premunito di tutte le fotografie necessarie, fece<br />
demolire l’intonaco, ormai irreparabile.<br />
Le autorità militari gridarono allo scandalo, denunziarono l’accaduto alla Sovrintendenza ai monumenti ed<br />
alla Procura del Regno, il che, però, non destò alcuna preoccupazione nell’artista che provvide a<br />
completare il lavoro e, quando le impalcature furono disarmate, una commissione, guidata dal generale<br />
Dall’Ara, comandante del Genio Militare, dal prof. Mugnoz, sovrintendente all’Arte medievale e moderna<br />
del Lazio e da un regio procuratore potettero prendere visione dell’opera furono tanto ammirati e soddisfatti<br />
che corsero ad abbracciare l’artista ed a felicitarsi con lui.<br />
Gennaro Giametta, sistematosi definitivamente nella sua Frattamaggiore, non mancò di partecipare<br />
intensamente alla vita cittadina.<br />
Gennaro Giametta in un disegno del figlio Sirio - 1930<br />
Egli fu, per circa un ventennio, presidente della “Società Operaia di Mutuo Soccorso”, fondata da Michele<br />
Rossi nel 1884. Questi, unendo i lavoratori, aveva inteso elevarne il tenore di vita, avvicinarli alla cultura,<br />
aiutarli a liberarsi dal giogo padronale, allora veramente durissimo.<br />
Il Rossi fu duramente combattuto e, nel 1889, moriva in seguito ad avvelenamento, episodio purtroppo<br />
rimasto avvolto nel mistero.<br />
Gennaro Giametta ne raccolse la difficile eredità e guidò l’associazione per lungo volgere di anni,<br />
provvedendola di una degna sede nel palazzo del barone Perillo, oggi Sannino, al corso Durante, di una<br />
ricca biblioteca e dando vita ad una vasta attività tutta rivolta al miglioramento morale e materiale d<strong>ei</strong> soci,<br />
divenuti in poco tempo più di duemila.<br />
Egli volle che i soci, organizzati in squadre suddivise per strada, raccogliessero informazioni sulle<br />
condizioni di vita d<strong>ei</strong> più bisognosi, d<strong>ei</strong> disoccupati e di industriava con ogni mezzo per dare loro<br />
assistenza.<br />
Se ne allontanò quando il gioco finì per diventare l’attività preminente del sodalizio.<br />
Della “Società Operaia” sono stato presidente anch’io negli anni sessanta del secolo scorso. Trovai che<br />
l’associazione aveva perduto, nel corso degli anni, la qualità di Ente morale che pure le competeva per<br />
legge, non avendo presentato regolarmente i bilanci e trascurato ogni altro impegno dovuto. Provvidi a