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frattamaggiore ei suoi uomini illustri l'evoluzione sociale e culturale ...

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Una donna da lontano 1<br />

CARMELINA IANNICIELLO<br />

La nonna, di un tempo, in particolare, quella della famiglia patriarcale, era una donna che,<br />

inconsapevolmente, svolgeva un compito educativo, di rilievo, per le nuove generazioni; a l<strong>ei</strong> venivano<br />

affidati i bambini, soprattutto le bambine, a cui, in una funzione rituale, raccontava i “fattarielli” mentre<br />

lavorava ai ferri o badava alle cipolle, sepolte sotto la cenere del camino, o alla lenta cottura d<strong>ei</strong> fagioli nel<br />

“coccio” o, ancora, ad altre mansioni, sempre, in un ambito di sicurezza, di calore e di protezione.<br />

Le fiabe, le favole, i miti, raccontati da queste eccezionali educatrici, con un linguaggio semplice, erano<br />

densi di contenuti formativi; la nonna utilizzava inconsapevolmente la tecnica dell’affabulazione, infatti il<br />

racconto si faceva più avvincente quando doveva impersonare una strega o un orco perché era necessario<br />

proteggere i fanciulli dalla paura della morte, dell’ignoto, diventava rasserenante quando presentava una<br />

situazione d’amore, di bontà, di solidarietà, tale da offrire agli attenti ascoltatori un forte piacere fisico e<br />

psichico, in quanto potevano cogliere il trionfo del bene sul male e “visualizzare” il fantastico che era<br />

dentro di loro come, del resto, è in ognuno di noi.<br />

Gianni Rodari, il famoso scrittore per ragazzi, affermava che il processo creativo è insito nella natura<br />

umana ed è quindi, con tutto ciò che ne consegue di felicità, di espressione e di gioco con la fantasia, alla<br />

portata di tutti.<br />

La nonna educatrice offriva uno spazio all’immaginazione che non rappresentava un rifugio per evadere<br />

dalla realtà ma il modo per interpretarla con creatività. Il ricordo della mia infanzia e i racconti della nonna<br />

emanano un inconfondibile odore di antico, un profumo di genuinità, di innocenza che rafforzano<br />

l’attaccamento alla mia terra e alle nostre radici permettendomi di realizzare, con passione ed attenzione<br />

alle fonti, la rielaborazione di una fiaba, di altri tempi, che alcune delle mie allieve vi proporranno con la<br />

stessa forza affabulatrice della nonna. Ho dato a questa fiaba un titolo evocativo: UNA DONNA VENUTA<br />

DA LONTANO e la protagonista è Kanapa che, attraverso una metamorfosi straordinaria, da donna si<br />

trasformerà in una pianta, la canapa, che ha dato tanta ricchezza alla nostra città.<br />

Cento e cento anni fa, esisteva un castello che appariva ai viaggiatori come una maestosa ed artistica<br />

vetrina di un geniale gelataio; era di un di tufo bianchissimo, dai riflessi nocciola, tagliato in conci regolari,<br />

disposti in una trama fittissima; i tetti piramidali e conici erano infarciti di abbaini, comignoli, guglie e<br />

lucernari: tale si presentava il castello di Kan che, nelle giornate di sole, si stagliava nitido ed abbagliante,<br />

sullo sfondo della Frattalia, un’intricata boscaglia di sterpi e di rovi.<br />

Nel castello incantato, una giovane principessa, viveva sola e triste, da quando aveva perso i <strong>suoi</strong> amati<br />

genitori, in uno d<strong>ei</strong> viaggi che erano soliti fare in Oriente, terra che rendeva loro le emozioni e i ricordi di<br />

tempi lontani.<br />

KANAPA, così si chiamava la bellissima fanciulla, aveva lunghi capelli biondi, fatti di sottilissimi fili di<br />

seta d’oro e profondi occhi, di un verde pervinca, che pur nella loro infinita tristezza, emanavano luce e<br />

calore, anche da lontano. Sembravano due laghetti alpini, intinti in una miriade di stelle lucenti.<br />

Quando la principessa scendeva nel parco, un vento leggero le si avvicinava, con venerazione, fremendo<br />

dal desiderio di avvolgerla nel suo anelito, ma ella, sempre chiusa nella propria solitudine, non si accorgeva<br />

dell’innamorato Zefiro. Costui non si scoraggiava e per divertirla soffiava lievemente tra i <strong>suoi</strong> meravigliosi<br />

capelli che svolazzavano festosi nell’aria incantata, sulle spalle tornite e sul flessuoso corpo. Ecco che la<br />

giovane si trasformava in una dolce bimba, desiderosa di gioire al tocco di un generoso solletico! La sua<br />

bocca rossa, come i semi di una melagrana, si apriva al sorriso facendo imperlare i bianchi denti.<br />

La fama della bellezza di Kanapa si sparse per il mondo intero, tanto che moltissimi giovani giungevano da<br />

luoghi lontani per vederla; alcuni provenivano anche dalle terre d<strong>ei</strong> <strong>suoi</strong> avi: dalla Cina e dall’India.<br />

1 Fiaba rielaborata dall’autrice dell’articolo e recitata da alcune alunne dell’I.T.C. “G. Filangieri” di<br />

Frattamaggiore a testimonianza dell’importanza, nella cultura frattese della canapa, l’oro verde,<br />

capace di elevarsi a mito, in una metamorfosi fantastica, che la rende donna e, attraverso<br />

l’immaginario popolare, le permette di entrare nella sfera della fantasia, d<strong>ei</strong> sogni e d<strong>ei</strong> valori.

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