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frattamaggiore ei suoi uomini illustri l'evoluzione sociale e culturale ...

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Ogni giorno, al castello giungevano principi, guerrieri, cortigiani, cavalieri, tutti desiderosi di impalmarla e<br />

di offrirle ricchezze, privilegi e potere, ma nessuno otteneva un sorriso né una speranza dalla giovane e<br />

triste principessa.<br />

Ella voleva vivere intensamente la natura, nel ricordo d<strong>ei</strong> genitori; era stanca di tutto quell’andirivieni che<br />

turbava il ritmo della sua vita, scandita dal tempo in spazi infiniti. Decise allora di liberarsi di coloro che si<br />

innamoravano di l<strong>ei</strong>.<br />

Quando le timide luci dell’alba iniziavano appena ad apparire, la principessa si recò nella Frattalia, una<br />

densa boscaglia che lambiva le retrostanti mura del castello che, avvolto da una nebbia lattiginosa, appariva<br />

carico di mistero, lo stesso a cui andava incontro Kanapa. In questo luogo aveva il suo regno Zenzera, una<br />

strega che viveva in un pagliaio insieme ad irsuti ed aggressivi cinghiali, padroni incontrastati<br />

dell’impenetrabile luogo, a corvi, sospesi a strani alambicchi e ad upupe, ammiccanti dai pentoloni, anneriti<br />

dal fuoco delle sterpaglie.<br />

La strega le fornì cento ampolline, ognuna delle quali conteneva un liquore dai colori dell’iride con<br />

pagliuzze d’oro, d’argento, di smeraldi, di rubini, di lapislazzuli e di altre pietre preziose che inviavano una<br />

miriade di bagliori ipnotizzanti; mentre la principessa stava per andare via, la dominatrice di Frattalia le<br />

disse: “Sappi che ogni filtro trasformerà solo quell’uomo, veramente innamorato di te, in una pianta,<br />

generatrice di tante altre piante della stessa specie, nel tempo da venire! Il liquido, però, non avrà alcun<br />

effetto su coloro che non ti amano!!” La giovane, con la cesta piena di ampolle, rasentava la “cupa” facendo<br />

attenzione a non inciampare per non mettere in pericolo il prezioso carico. Intanto da lontano la seguiva la<br />

stridula voce di Zenzera che saltellando nel pagliaio diceva così: “Oh che felicità!<br />

Tu l’amor non vuoi dar a chi l’amor ti vuol donar! Tutti quelli che ti ameranno, piante diventeranno!!! Ah!<br />

Ah !Ah! E tu, Kanapa s<strong>ei</strong> e canapa diventerai!!!!!” Il suo sghignazzare seguì fino al castello la principessa<br />

che si sentiva ancora più triste, ma ecco il vento amico le passò leggero tra i morbidi capelli dandole<br />

un’ebbrezza sconosciuta a noi mortali.<br />

Il primo spasimante a cui fu offerto il filtro iridescente fu un ricchissimo principe, proveniente dalla Cina.<br />

Kanapa si fece adulare e poi offrì all’ignaro giovane il magico liquore ed ecco la metamorfosi: costui si era<br />

trasformato in una scartocciata pannocchia di turgido granturco.<br />

Poi fu la volta di un coraggioso cavaliere dalla giubba rossa, proveniente dall’Ucraina; l’appassionato<br />

giovane accettò senza indugio, dalle mani dell’amata, il liquore, abbagliato dall’iridescenza e dai <strong>suoi</strong><br />

rapidi cambiamenti mentre portava la coppa alla bocca. Ed ecco che si trovò trasformato in un rosso<br />

pomodoro!<br />

Venne anche uno slanciato cortigiano dalle Fiandre che fu trasformato in una pianta di lino dopo aver<br />

bevuto avidamente quanto gli veniva offerto dalla dolcissima amata.<br />

Giunse, poi, un generoso moschettiere dalle terre della Champagne, che subì una lunga e lenta<br />

metamorfosi: si ritrovò in una vite rigogliosa, avvinto a due altissimi pioppi. Intanto, gli anni passavano e le<br />

ampolline si svuotavano mentre tutt’intorno al castello crescevano piante di asparagi, di fragole, di limoni,<br />

di arance, di patate, di grano, di piselli, di fave, e di tante altre specie; ognuna testimoniava la<br />

trasformazione di un uomo in una pianta utile agli altri <strong>uomini</strong>. A poco a poco, la Frattalia andava<br />

scomparendo per far posto alla fertile pianura dove si formava un “pago”, in seguito un “casale”, con<br />

sempre nuovi e laboriosi abitanti che si costruivano case sicure e lavoravano quella terra, così generosa, con<br />

orgoglio e tenacia.<br />

Un giorno, la principessa si trovò con una sola ampollina, contenente un filtro lucente più dell’oro e verde<br />

più di un prato in primavera, quando la rugiada si dona lieta ai raggi del sole; ella attendeva un ultimo<br />

pretendente per usare il maleficio di Zenzera, ma il destino aveva scritto, nel libro dell’avvenire, quanto la<br />

strega aveva predetto nel suo enigmatico cantare: Kanapa s<strong>ei</strong> e canapa diventerai!<br />

Era una calda giornata d’estate e, il solleone spandeva intorno una calura tenebrosa, portatrice di tristi<br />

presagi, infatti, all’improvviso da tutta la pianura rimbalzò sui merli del castello il suono di un corno di<br />

guerra; era quello di un giovane capitano che veniva a vendicare i novantanove innamorati trasformati in<br />

piante.<br />

Kanapa si sentiva rosa dal rimorso per aver sacrificato all’egoismo tante giovani vite, desiderose di<br />

testimoniarle solo amore, ed era sempre più stanca di vivere, sola e senza affetti in quell’enorme castello,

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