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frattamaggiore ei suoi uomini illustri l'evoluzione sociale e culturale ...

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sistemare ogni cosa, a rinnovare lo statuto, di modo che si poté tornare nella piena legalità. Riuscimmo<br />

anche a dare all’associazione una sede di sua proprietà.<br />

Nel 1914 il Giametta partecipò alle elezioni del Consiglio comunale e fu eletto con un vero plebiscito,<br />

ottenendo ben 1382 voti di preferenza, il 91% del totale.<br />

Non volle essere sindaco, dati i <strong>suoi</strong> innumerevoli impegni di lavoro, ma accettò di occuparsi<br />

dell’amministrazione del nostro ospedale di Pardinola, il San Giovanni di Dio, che era stato fondato il 25<br />

marzo 1873 da due benemerito cittadini: il sacerdote Sossio Vitale ed il sig. Giovanni Graziano.<br />

Quello di avere un ospedale cittadino era stato da sempre il sogno d<strong>ei</strong> frattesi e la civica amministrazione si<br />

affrettò a farlo proprio ed a finanziarlo.<br />

Il 10 novembre 1884 era stato emanato il decreto reale che ne riconosceva la personalità giuridica.<br />

Con l’interessamento di Gennaro Giametta, in un quadriennio, furono potenziati i servizi dell’ospedale,<br />

rinnovate le camere di degenza, ristrutturato l’edificio e portato il bilancio in attivo.<br />

Ma il vigore fisico del nostro grande artista andava gravemente deteriorandosi col passare degli anni; causa<br />

prima il vizio del fumo, del quale non solo non riusciva a liberarsi, ma che anzi aggravava indicibilmente<br />

con le ben 150 sigarette consumate quotidianamente.<br />

A 71 anni, 1’8 febbraio 1938, egli si spegneva. Grande fu il rimpianto e la commozione generale.<br />

Ma un grande artista di fatto non muore; egli scompare fisicamente, ma resta l’opera sua, destinata durare<br />

n<strong>ei</strong> secoli: Gennaro Giametta vive n<strong>ei</strong> <strong>suoi</strong> dipinti; negli arazzi, splendidi e delicati come più che veritieri,<br />

n<strong>ei</strong> fiori, negli angeli, n<strong>ei</strong> putti che tanto magistralmente adornano chiese e private abitazioni, teatri e luoghi<br />

di convegno nella nostra città, in tante parti d’Italia, al di là d<strong>ei</strong> confini, per le ampie plaghe del mondo.<br />

Ma Gennaro Giametta, con la sua opera dalle origini umili, ma poi sempre più splendida, ricca di<br />

affermazioni costanti, pone agli studiosi un problema: quale è il confine tra attività artigiana e arte?<br />

Nessuno più di lui è stato capace di fare della decorazione un prodotto degno del massimo rilievo, un<br />

prodotto che spazia fra estetismo e poesia.<br />

Francesco Giametta<br />

Il suo esempio, veramente senza precedenti, diede i frutti sperati: nel 1923 fu istituita una Scuola di<br />

decorazione nella villa Reale di Monza; essa faceva seguito alla cattedra già in atto nell’Istituto d’Arte di<br />

Napoli. Più tardi, agli inizi degli anni Trenta, veniva inaugurata a Milano la Triennale di Arti Decorative.<br />

Oggi in tutte le Accademie di Belle Arti esiste un’apposita cattedra.<br />

Il successo di Gennaro Giametta resta unico e non è spiegabile se non riconoscendo che egli era nato<br />

pittore: certamente gli insegnamenti del Pontecorvo furono più che efficaci, ma trovarono nell’allievo un<br />

terreno quanto mai fertile.<br />

La sua passione grande per l’arte non poteva non trasmettersi ai figli. Sirio, appena laureato in Architettura,<br />

è chiamato dal prof. Calza-Bini quale Aiuto alla cattedra di Composizione architettonica e, nel 1940, vince<br />

il “Premio Reale dell’Accademia di San Luca per il Teatro sperimentale di prosa”.<br />

Egli è stato progettista di opere del massimo rilievo quali la clinica Mediterranea, l’ospedale “Pausillipon”<br />

di Napoli, la chiesa d<strong>ei</strong> Padri Vocazionisti di via Manzoni, il teatro Bracco sempre a Napoli, il monumento<br />

agli Eroi del 1821 (Morelli, Pepe, Silvati) a Nola e quello a Salvatore di Giacomo a Napoli; egli ha avuto<br />

proficui e commoventi incontri col santo Padre Pio ed è stato progettista del grande ospedale, la Casa del<br />

Sollievo, voluta dal santo frate a San Giovanni Rotondo. Né va dimenticato che è pure un illustre pittore.

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