GAL SILA GRECA – BASSO JONIO COSENTINO - Terre Jonicosilane
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14<br />
ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE<br />
➜ IL MUSEO DI SIBARI<br />
Il Museo Archeologico<br />
Nazionale della Sibaritide<br />
si trova tra il Parco<br />
archeologico dell’antica<br />
Sybaris greca e l’attuale<br />
Sibari, frazione di<br />
Cassano allo Jonio.<br />
Inaugurato nel 1996, è<br />
composto da cinque unità<br />
in cui sono esposti i<br />
reperti archeologici più<br />
significativi provenienti<br />
dal territorio della<br />
Sibaritide nonché dagli<br />
scavi delle tre città<br />
sovrapposte di Sibari<br />
(colonia magno-greca,<br />
distrutta da Crotone:<br />
720-510 a.C.), Thurii, la<br />
seconda Sibari (rifondata<br />
da coloni ateniesi inviati<br />
da Pericle: 444-193 a.C.)<br />
e Copia Thurii, la terza<br />
Sibari (fondata dai<br />
Romani: 193 a.C.-597<br />
d.C.). I reperti coprono<br />
dunque un lungo periodo,<br />
che va dal 720 a.C. al VI<br />
secolo d.C.<br />
A destra in senso orario:<br />
antica strada d’accesso<br />
al centro fortificato di<br />
Kossa o Etas, oggi<br />
Castiglione di Paludi;<br />
vista dall’alto del colle,<br />
sullo sfondo il torrente<br />
Coserie; resti di uno dei<br />
muraglioni a protezione<br />
del centro.<br />
La Sila Greca e il Basso Jonio Cosentino sono in grado di offrire anche tracce di un tempo<br />
più recente, ugualmente affascinanti.<br />
Lungo il fiume Trionto, nei pressi dell’antica Traes, nel tratto tra Cropalati e Longobucco,<br />
intorno al 1910 furono realizzate e si conservano oggi cinque piccole centrali idroelettriche,<br />
delle quali due <strong>–</strong> in località Campitella e Sullacca <strong>–</strong> sono state riattivate, a testimoniare<br />
un’economia dell’acqua che richiama i grandi temi della sostenibilità e della<br />
conservazione dell’ambiente.<br />
Fra gli edifici di archeologia industriale rientrano anche mulini, frantoi, opifici e masserie.<br />
I mulini ad acqua a palmento sono presenti sul territorio sin dai secoli XI-XII. Alcuni<br />
sono ancora visibili lungo i torrenti Coserie e Cino, due lungo il Trionto.<br />
Il numero più consistente si trova ai piedi della rupe orientale della Rossano bizantina,<br />
lungo le due sponde del torrente Celadi, oggi area SIC, in una stretta e lunga gola. Particolarmente<br />
suggestiva è la centrale, ormai in disuso, di Puntadura a Longobucco, preceduta<br />
dall’interessante chiesetta di Santa Maria della Mercede, del XV secolo.<br />
Il luogo si raggiunge facilmente a piedi dalla strada statale 177 dopo pochi chilometri<br />
dalla frazione Destro.<br />
tire dal 1990, atto a dimostrare la teoria già formulata<br />
da Pier Giovanni Guzzo negli anni ’80<br />
del Novecento, ossia che i Brettii avessero realizzato<br />
un vero e proprio sistema di difesa territoriale,<br />
caratterizzato da un organico collegamento<br />
visivo tra i centri fortificati. Pruija di Terravecchia<br />
era collegata a vista con la Muraglia di Annibale<br />
di Pietrapaola e tra questi due siti l’insediamento<br />
di Palumbo di Cariati fungeva da stazione intermedia,<br />
mentre quello di Cerasello faceva da anello<br />
di comunicazione visiva con Castiglione di Paludi,<br />
la località più ricca di testimonianze archeologiche<br />
brettie ed enotrie.<br />
Le rovine di Castiglione di Paludi<br />
Ne ha parlato per la prima volta Vincenzo Padula,<br />
sacerdote e poeta calabrese, nell’Ottocento.<br />
Le rovine di Castiglione di Paludi (l’imponente<br />
centro brettio di Kossa o più probabilmente<br />
di Etas), situate su un colle di circa quaranta<br />
ettari che domina la media vallata del torrente<br />
Coserie, sono ancora oggi oggetto di<br />
esplorazioni a cura della Soprintendenza alle<br />
Antichità della Calabria, che, insieme con l’amministrazione<br />
comunale di Paludi, ha avviato<br />
nel 2006 un progetto ad hoc per il Parco Archeologico.<br />
L’area fu abitata dal IX al III secolo<br />
a.C. e reca i resti di una necropoli enotria dell’età<br />
del Ferro (IX-VIII secolo a.C.), in località<br />
Piano Agretto, e quelli più consistenti di un centro<br />
fortificato brettio (IV-III secolo a.C.). In par-<br />
ticolare, la cinta muraria che fortifica la sommità<br />
del sito costituisce una delle più importanti testimonianze<br />
concrete di architettura militare di<br />
tutta l’area della Magna Grecia. Le mura, realizzate<br />
con blocchi squadrati di arenaria locale e<br />
datate alla seconda metà del IV secolo a.C., presentano<br />
porte d’accesso, torri e rampe di scale<br />
per il cammino di ronda in un sistema organico