GAL SILA GRECA – BASSO JONIO COSENTINO - Terre Jonicosilane
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➜ I PRODOTTI DEL<br />
TELAIO<br />
I magri salari di un tempo<br />
costringevano le massaie<br />
a lunghe nottate al telaio,<br />
per creare tutto ciò di cui<br />
la famiglia aveva bisogno.<br />
Non era possibile<br />
acquistare stoffe da<br />
confezionare, tutto<br />
doveva essere realizzato<br />
all’interno delle mura<br />
domestiche. Aguzzando<br />
l’ingegno e grazie ad un<br />
territorio ricco di<br />
risorse, le fibre da<br />
tessere venivano raccolte<br />
direttamente in natura<br />
come nel caso della<br />
ginestra. Dalla fantasia<br />
delle donne nascevano<br />
vestiti, coperte e oggetti<br />
di uso comune come la<br />
“tuvagna e ru pane”, che<br />
serviva per coprire il<br />
pane durante la<br />
lievitazione, i<br />
“saccucciaddi”(sporte per<br />
la spesa), i “sarbietti”<br />
(pezzi di stoffa per<br />
avvolgere il cibo dei<br />
mariti), e le “mappine”<br />
(strofinacci).<br />
Nella pagina a lato,<br />
in senso orario:<br />
pregiati prodotti del<br />
telaio conservati al<br />
Museo dell’Artigianato di<br />
Longobucco; l’antica arte<br />
del telaio è legata a gesti<br />
antichi, tramandati da<br />
generazioni, e si opera<br />
ancora su strumenti<br />
tradizionali; cantiere<br />
navale che segue l’antica<br />
arte dei maestri d’ascia;<br />
nel Basso Jonio<br />
Cosentino molti pescatori<br />
seguono le antiche<br />
tradizioni tramandate di<br />
padre in figlio; prodotti in<br />
ferro battuto a<br />
Bocchigliero; la fucina di<br />
un fabbro ferraio, sempre<br />
a Bocchigliero; anche le<br />
tecniche nella creazione<br />
dei tessuti nelle terre<br />
<strong>Jonicosilane</strong> sono<br />
rimaste legate agli<br />
antichi gesti della<br />
tradizione, e i filati, con i<br />
loro colori sgargianti,<br />
spiegano le ragioni di<br />
questa scelta.<br />
40<br />
La risposta è semplice. Basta uno sguardo alle<br />
opere di questi artigiani per comprenderne<br />
in profondità l’essenza, per capire come<br />
mai ancora oggi esistono persone che dedicano<br />
tutto il loro tempo a queste creazioni.<br />
Ammirandole, ci si rende conto della passione<br />
e del grande amore di questi uomini e<br />
donne per la propria terra e la propria cultura,<br />
che traspaiono da ogni gesto compiuto<br />
con solennità secondo quanto appreso dai<br />
genitori, dai nonni, dai bisnonni e così via<br />
fino alla notte dei tempi.<br />
La memoria dei telai<br />
Lavorare al telaio è faticoso, richiede molto<br />
tempo, grande concentrazione e ottime capacità<br />
manuali. Tutto il comprensorio della<br />
Sila Greca era famoso anche in passato per le<br />
pregiate produzioni tessili. Ecco come Giovanni<br />
De Giacomo, precursore e appassionato<br />
dello studio del folklore calabrese, descrive<br />
l’arte tessile di Longobucco: “M’ero<br />
tante volte piegato in religioso raccoglimento<br />
sugli orditi portentosi delle donne dei<br />
monti calabri e avevo assistito al mistico germogliare<br />
e al lieto rifiorire di lussureggianti<br />
primavere, dietro al loquace rincorrersi delle<br />
lucide spole, tra i subbi rigonfi di qua dei sapienti<br />
lecci, ai quali due piedini avvolti in<br />
calze di lana imprimevan brividi febbrili. E<br />
in poche ore, calde di vita, balzavan figure e<br />
ornamenti leggiadri: era la creatività dello<br />
spirito, trionfante sulle ostili forze della materia<br />
bruta: lo stame s’animava e accoglieva<br />
con anelito, all’amplesso tenace, le trame dei<br />
vari colori”.<br />
In epoche passate questo era il lavoro tipico<br />
delle donne, che, dopo le faticose giornate<br />
nei campi, passavano la sera a lavorare nelle<br />
spoglie abitazioni al lume di candela per realizzare<br />
le stoffe di cui avevano bisogno per i<br />
vestiti, le coperte e per lo scarno corredo delle<br />
figlie. Ma il lavoro al telaio, già di per sé<br />
lungo e logorante, era pur sempre solo una<br />
parte di ciò che portava alla creazione dei tessuti.<br />
Bisognava procurarsi le materie prime<br />
da filare, come la seta e la lana, o addirittura<br />
inerpicarsi sui versanti dei dirupi per raccogliere<br />
la ginestra, con la quale era poi realizzata<br />
una fibra che poteva essere lavorata al te-<br />
laio. Un’altra importante fase del lavoro era<br />
la colorazione, fatta prevalentemente con<br />
materie prime locali, come particolari terre<br />
ricche di ossidi di ferro, estratti di erbe, cortecce<br />
di alberi e radici. Le conoscenze e le capacità<br />
delle massaie erano tali da permettere<br />
loro di realizzare tessuti dai colori vivaci e variegati,<br />
come il rosso, l’arancio, il giallo, il<br />
verde, il celeste, il blu, il marrone e il nero.<br />
Ancora oggi l’utilizzo del telaio avviene principalmente<br />
in casa o in piccole botteghe artigianali,<br />
dove, seguendo gli antichi motivi<br />
ornamentali riportati sugli nziembri (una<br />
sorta di disegno-guida), sono realizzati tessuti<br />
pregiati, rispettando e perpetuando le<br />
tradizioni. Girovagando per i borghi antichi<br />
del territorio della Sila Greca, non di rado è<br />
possibile sentire i ticchettii tipici delle donne<br />
al telaio, intente a realizzare chissà quali<br />
incantevoli stoffe. Chi ha la fortuna di trovarsi<br />
tra i vicoli dei centri storici, durante le<br />
processioni dei Santi, in occasione delle feste<br />
religiose, può ammirare, appesi ai balconi,<br />
una gamma completa di tipologie di tessuti<br />
ricamati e colorati con le tinte più varie, una<br />
vera e propria mostra temporanea tra il ferro<br />
battuto delle ringhiere e le murature in<br />
blocchi di pietra e mattoni.<br />
Nella bottega del fabbro<br />
La lavorazione del ferro nella zona della Sila<br />
ha origini antiche. Da alcuni documenti si<br />
evince infatti che, in quest’area, già nei secc.<br />
XIII e XIV erano presenti alcune ferriere<br />
molto attive. Le produzioni fino all’epoca<br />
barocca erano principalmente costituite da<br />
portoni, ringhiere, fioriere e oggetti di uso<br />
quotidiano.<br />
Il fabbro, grazie alla sua abilità ed esperienza,<br />
era in grado di creare forme complesse,<br />
leggere ed eleganti, utilizzando semplicemente<br />
un martello e un’incudine. Grazie al<br />
pregiato carbone di ciocco di erica, il ferro<br />
era riscaldato nella forgia a temperature<br />
comprese tra i 750 e i 900 °C e poi battuto<br />
e modellato sull’incudine (‘ncurna). Era un<br />
lavoro assai faticoso, ma importantissimo,<br />
dato che il fabbro creava anche numerosi attrezzi<br />
impiegati da altri artigiani, come falegnami<br />
e muratori, e inoltre realizzava uten-