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ARPA - Rivista digitale sulle nuove tendenze culturali del ... - ARPANet

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Natale al Cinema.<br />

Elizabethtown<br />

USA, 2005<br />

Regia: Cameron Crowe<br />

Genere: Commedia/Drammatico/<br />

Romantico<br />

Interpreti: Orlando Bloom, Kirsten<br />

Dunst, Susan Sarandon<br />

Partiamo dal principio: questa<br />

pellicola non viene acclamata<br />

al festival di Venezia e l’iniziale<br />

scontento e la scarsa approvazione da<br />

parte <strong>del</strong> pubblico costringono Crowe<br />

a rivedere il suo fi lm per proporne<br />

una versione principalmente più<br />

breve e più soddisfacente.<br />

Drew Baylor (Orlando Bloom) lavora<br />

per una nota azienda che produce<br />

scarpe. È un designer e la sua prima<br />

creazione è una scarpa che si chiama<br />

Spasmotica.<br />

Sfortunatamente le vendite sono un<br />

fl op totale e Drew causa danni per un<br />

milione di dollari.<br />

Le conseguenze sono il licenziamento<br />

e la rottura con la sua fi danzata<br />

Ellen, giovane e bella assistente<br />

che preferisce il lavoro al fi danzato<br />

fallito.<br />

L’idea <strong>del</strong> suicidio, che viene<br />

tentato in maniera grottesca, viene<br />

bruscamente interrotta da una<br />

chiamata: il padre di Drew è morto<br />

e a lui viene affi dato il compito di<br />

ricondurre la salma a casa.<br />

Per fare ciò deve tornare nella sua<br />

città natale, la classica cittadina<br />

americana nel Kentucky, che gli<br />

dà il benvenuto come se fosse un<br />

eroe, esattamente come la provincia<br />

accoglie e osserva con ammirazione e<br />

curiosità chi viene dalla metropoli.<br />

Prima di arrivare a destinazione,<br />

Drew conosce Claire, una hostess<br />

logorroica di cui si innamorerà<br />

in seguito e che gli insegnerà ad<br />

abbracciare una visione <strong>del</strong>la vita a<br />

tinte new age. La Dunst riveste i panni<br />

di una euforica donna fi losofeggiante<br />

che dispensa consigli esistenziali e<br />

pensa che tutto vada preso come<br />

viene, senza fermarsi a rimuginare su<br />

quanto accaduto e su quanto fatto di<br />

sbagliato e poco sensato.<br />

Salvando la prima parte <strong>del</strong> fi lm,<br />

in cui l’ironia e la trama scorrono<br />

piacevolmente tra sorrisi e commenti<br />

di approvazione, Crowe lascia<br />

precipitare tutto il resto <strong>del</strong>la<br />

pellicola in scene prolisse (è il caso<br />

<strong>del</strong>la interminabile telefonata tra i<br />

due. Mi chiedo quanto sia costata e<br />

da quali crampi siano stati colti, visto<br />

che chiacchierano al cellulare per più<br />

di dodici ore senza sosta… nda) e<br />

al limite <strong>del</strong> parossismo, facendo<br />

prendere il sopravvento al classico<br />

spirito americano.<br />

Ho cercato di voler cogliere il senso<br />

ironico <strong>del</strong> fi lm e di volerne trarre<br />

dei suggerimenti. Ho tentato di voler<br />

dare ragione a Claire quando afferma<br />

con convinzione che non serve a nulla<br />

disperarsi perché la vita va vissuta<br />

appieno, ma non ci sono riuscita.<br />

Sono rimasta basita per la<br />

rappresentazione che il fi lm offre<br />

<strong>del</strong> senso <strong>del</strong> dolore per un lutto<br />

importante e per la semplicità<br />

superfi ciale con cui si supera un<br />

di Carlotta Vissani<br />

fallimento lavorativo che diffi cilmente<br />

ti aprirà <strong>nuove</strong> porte.<br />

È un fi lm, è vero, e i fi lm non<br />

rispecchiano necessariamente la<br />

realtà, ma la trama viene banalizzata<br />

nei suoi contenuti e ci si alza<br />

chiedendosi se ci si rende conto di<br />

come funzionino le cose quando si<br />

vivono sulla propria pelle oppure no.<br />

Magistrale la performance di<br />

Susan Sarandon, che anche come<br />

personaggio secondario sbaraglia le<br />

interpretazioni dei due protagonisti,<br />

a mio avviso, abbastanza scialbi nella<br />

recitazione. Orlando, come in tutti<br />

gli altri fi lm a cui ha preso parte, è<br />

limitato a due espressioni ed emana<br />

un potere carismatico nullo.<br />

Kirsten sorride troppo, è quasi<br />

plastifi cata e il suo modo di fare,<br />

sempre così su di giri, diventa<br />

irritante.<br />

L’unica parte davvero apprezzabile<br />

per il signifi cato che si cela dietro le<br />

immagini è quella fi nale: il viaggio di<br />

ritorno a casa di Drew, accompagnato<br />

dall’urna cineraria <strong>del</strong> padre. Quel<br />

viaggio che ha sempre desiderato<br />

e mai realizzato e che soddisfa solo<br />

dopo la morte <strong>del</strong> suo caro.<br />

L’itinerario scelto è un dono ed una<br />

scelta di Claire e Drew segue le sue<br />

indicazioni leggendole su un libro<br />

rosso pieno zeppo di scritte, fotografi e<br />

ed immagini. Il viaggio come ritorno<br />

alle origini e come chiusura di un<br />

cerchio precedentemente aperto.<br />

Peccato per tutto quello che sta nel<br />

mezzo.<br />

Evitabile.

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