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“Il castello errante di
Howl” è un fi lm bello come
l’incantesimo di una fata.
Chi non vorrebbe vivere nella città in
cui si svolge la vicenda?
L’ambientazione può ricordare
l’Austria, oppure località tedesche,
con botteghe, vicoli, piazze e negozi di
inizio secolo. Europa, insomma.
Un’Europa tanto verosimile quanto
irreale, che prende forma nella mente
e nei disegni del maestro giapponese.
Anche volendo, è impossibile staccare
gli occhi dallo schermo: Howl
trainato dal fuoco magico di Calcifer.
Con i personaggi, poi, si crea un legame
quasi affettivo, a partire da Howl,
enigmatico e fragile, ma anche vanesio.
Impossibile non affezionarsi a Rapa,
ovvero l’amico ideale; Markl, il giovane
apprendista mago, che non riesce a
tenere in ordine la stanza; Calcifer,
rumoroso, ma pieno di gratitudine;
Heen, un simpatico cagnolino che
segue Sofi a dappertutto, e persino
alla Strega delle Lande Desolate,
supponente, ma disarmante per le sue
debolezze.
– l’affascinante mago – rapisce dopo
pochi minuti. Sarà per questo che le
ragazze, sin da giovani, vengono messe
in guardia dai suoi poteri?
Sofi a, la protagonista, viene aiutata dal
mago a liberarsi di due pretendenti;
questo gesto scatena l’ira e la gelosia
della Strega delle Lande Desolate,
innamorata di Howl. Così, Sofi a rimane
vittima di un incantesimo crudele: nel
giro di pochi istanti invecchia, potendo
tornare alla sua gioventù soltanto
durante la notte.
Proprio come gli anziani saggi, lei
accetta con rassegnazione quasi stoica
la nuova condizione e si mette in cerca
Tanti i temi toccati, senza elucubrazioni
fi losofi che, ma solo attraverso scene e
frasi che toccano l’anima.
La psicologia dei due protagonisti
è studiata con attenzione, anche se
non apertamente. La fragilità di Howl
è rispettata e compresa in maniera
profonda. Viene raccontata la sua
infanzia e i suoi mondi interiori sono
rappresentati con poesia.
La saggezza che Sofi a acquisisce lungo
il cammino le permette di affrontare
forse una delle prove più diffi cili per
ogni essere umano: perdonare chi
di Howl, l’unico che forse è in grado di
sciogliere l’incantesimo.
Cercando il mago, trova il Castello
errante, la sua residenza: un aggeggio
che avrebbe fatto impazzire tutti
i fortunati possessori di una
Wunderkammer (ammesso e non
concesso di avere un salone tanto
grande da poterlo contenere). Un
oggetto misterioso, in cui tutti
vorrebbero vivere o perlomeno
soggiornare un po’, giusto il tempo di
esplorarlo.
Il Castello errante è un meraviglioso
ammasso di rumorosa ferraglia che
ciondola in un paesaggio alpino
le ha fatto del male. È lei, infatti, che
si prende cura della strega che le ha
lanciato il malefi cio, allontanando da sé
anche il desiderio di vendetta.
Lo consiglio a tutti: piccini, ragazzi,
adulti e anziani. Anziani, sì, perché “Il
Castello errante di Howl” è un elogio
alla terza età: l’età della saggezza,
quando, abbandonate le illusioni della
vita, la si dovrebbe riconoscere per
quello che è, senza gli inutili sentimenti
negativi che spesso la infestano, ma
guardandola con occhi speranzosi e
pieni di… voglia di vivere!
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