ARPA - Rivista digitale sulle nuove tendenze culturali del ... - ARPANet
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Il primo album di Mark Owen, “Green Man” (BMG),<br />
esce nel 1996. Un album particolare, curato nei minimi<br />
dettagli, che presenta un sound piuttosto originale,<br />
lontano da quello dei Take That e forse lontano da<br />
quello che tutti si aspettavano da lui.<br />
Le canzoni hanno un’anima acustica valorizzata da<br />
un’ottima produzione: il disco è stato infatti registrato<br />
nel mitico studio di Abbey Road!<br />
Le tematiche a cui sono ispirate le liriche, tutte composte<br />
da Mark, aprono una fi nestra sull’inquietudine<br />
esistenziale di chi non sa che cosa aspettarsi dal futuro,<br />
sulla ricerca umana e spirituale, sull’amore (e riesce a<br />
non scadere nella banalità!) ma anche sul confronto con<br />
i problemi <strong>del</strong>la società e <strong>del</strong> mondo in genere.<br />
Tematiche originali e suoni sperimentali: un ottimo<br />
inizio a cui hanno fatto seguito ben sei anni di silenzio<br />
(perlomeno musicale). Nel 2001 partecipa all’edizione<br />
inglese di “Big Brother Celebrity” e vince con<br />
un’altissima percentuale di apprezzamento popolare.<br />
È questo, forse, il grande evento mediatico che gli<br />
permette, grazie ad una ritrovata celebrità, di dare una<br />
42 . <strong>ARPA</strong> .<br />
svolta alla sua carriera musicale.<br />
Nel 2003, infatti, Mark pubblica “In your own<br />
time” (Universal Island). Un album più pop e<br />
meno sperimentale <strong>del</strong> precedente; due testi sono<br />
scritti da Gary Barlow, che ha già scritto diverse<br />
hit per altri affermati musicisti. Un ottimo lavoro,<br />
considerato che il singolo “Four minute Warning”<br />
ha un successo notevole. Nonostante questi<br />
risultati, Mark Owen viene “abbandonato” dalla<br />
Universal Island. Il 2004 ha quindi rappresentato<br />
la possibilità di mettersi in gioco nuovamente e,<br />
questa volta, contando solo <strong>sulle</strong> proprie forze.<br />
Una sfi da non da poco! Mark ha così fondato<br />
una propria etichetta discografi ca indipendente,<br />
“Sedna Records”, e ora ha il pieno controllo di<br />
ogni aspetto <strong>del</strong>la sua carriera artistica.<br />
Una scelta coraggiosa ed ammirevole, specialmente<br />
se attuata da un musicista che, come lui, ha<br />
conosciuto gli ori e gli allori <strong>del</strong> business musicale<br />
in giovane età.<br />
Il risultato di questa nuova avventura, che porta<br />
il nome <strong>del</strong>la fi gura mitologica Inuit (Sedna) – a<br />
cui nel 2003 è stato dedicato l’ultimo corpo celeste<br />
orbitante nel sistema solare conosciuto ad oggi<br />
– ha in sé qualcosa di straordinario.<br />
Il 2004 è stato un lungo anno di cambiamenti<br />
e impegni per il nostro Mark, che si è concesso<br />
qualche mese per registrare a Los Angeles “How<br />
the mighty falls”, il suo ultimo album, distribuito<br />
in Europa tramite la E<strong>del</strong>.<br />
Un buon album, sia per quanto riguarda i testi sia<br />
per le musiche. Orecchiabile! In redazione è bastato<br />
ascoltare un paio di volte il cd per poi ritrovarci a<br />
canticchiarlo allegramente nella pausa-caffè.<br />
Tre i singoli usciti fi no ad ora: “Makin’Out” (bel<br />
video diretto da Mark in persona), la frizzante “I<br />
believe in the Boogie” e il nuovissimo “Hail Mary”<br />
(una canzone melodica e raffi nata).<br />
Con questa ultima creatura Mark è partito alla volta<br />
<strong>del</strong>l’Europa per un tour e un po’ di promozione: i<br />
suoi occhi blu si poseranno su tante terre, nei<br />
prossimi mesi, e le sue canzoni emozioneranno<br />
ancora una volta migliaia di persone.<br />
Quest’anno è venuto in Italia ben due volte: ha<br />
aperto i concerti dei Blue e in novembre ha portato<br />
in tour il suo ultimo lavoro regalandoci diverse<br />
date.<br />
Quale migliore occasione per una bella intervista<br />
nel nostro magazine, sempre così attento agli<br />
artisti più originali?