ARPA - Rivista digitale sulle nuove tendenze culturali del ... - ARPANet
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Bright Eyes hanno incominciato a suonare mentre il sole fi niva di tramontare e le<br />
nuvole tanto minacciose si sono quasi defi late regalando un cielo suggestivo (“Il<br />
cielo su Torino”, proprio come la canzone dei Subsonica).<br />
Poi sul palco è salito Conor, e purtroppo non era più lucido né sobrio. Aveva gli<br />
occhi chiusi e dopo qualche minuto si è accasciato. “Stavolta non mi freghi”, ho<br />
pensato. Ma mi ha fatto comunque impressione. Mi chiedo come faccia a cantare e a<br />
suonare in quelle condizioni, ma comunque ci riesce. Capisco subito che sarà uno<br />
spettacolo davvero diverso da quello di Milano, parla molto meno e all’inizio c’è<br />
molta meno empatia con il pubblico. Non ci sono ragazzine urlanti, il pubblico<br />
è piuttosto maturo e, se devo essere sincera, molto, molto bello. Conor ha la<br />
maglietta che indossa nel suo ultimo video, mi piace questa cosa che, nonostante<br />
tutto, tenga sempre i piedi per terra.<br />
Ha iniziato a incidere i primi album a 13 anni, a 15 ha girato (d’estate) gli<br />
Stati Uniti con i Commander Venus, mentre faceva i suoi anni di high-school in<br />
una scuola privata maschile; pochi anni dopo ha pubblicato il suo primo album<br />
come Bright Eyes (il tutto mentre studiava al college, ovviamente). Inoltre ha<br />
un’altra band rock per cui scrive testi con tematiche a sfondo politico/sociale<br />
(Desaparecidos): insomma, potrebbe anche tirarsela, no?<br />
O forse potrebbe tirarsela solo per il fatto che Bruce Springsteen l’ha voluto<br />
con i R.E.M. al “Vote for change tour”, mentre tutti i giornali lo defi nivano come<br />
il nuovo Bob Dylan.<br />
E invece no. Sembra non aver perso quell’immediatezza che gli permette di<br />
regalare sorrisi agli sconosciuti. Mentre canta vengono proiettate videoinstallazioni<br />
sul telone alle sue spalle: alcuni video sono molto belli e<br />
vorrei avere la capacità mentale di seguire entrambe le cose. Interagisce poco,<br />
ma ripete spesso “Grazi, grazi”, e saltella qua e là rimbalzando <strong>sulle</strong> casse<br />
e sul sintetizzatore. È un concerto più fi sico di quello di cui ti ho scritto<br />
ieri, tutta la tensione che non riesce a esprimere gridando la esprime con<br />
il corpo. I suoi occhi si vedono poco perché i capelli che stanno perdendo il<br />
taglio sono spesso e volentieri sulla sua faccia. Il risultato è che non gli<br />
stacchi gli occhi di dosso per due ore. Gretta suona il violoncello con una<br />
energia inverosimile, la vecchia conoscenza Nate è alle tastiere con la solita<br />
espressione indifferente. Che si diverta? Io credo di sì, altrimenti non sarebbe<br />
su quel palco.<br />
Verso la fi ne Conor parla un po’ e prima di chiudere con la bellissima Easy/<br />
Lucky/Free dispensa un po’ <strong>del</strong> wisdom di cui è solito infarcire i suoi album,<br />
cammina sull’orlo <strong>del</strong> palco e ho paura che in questo ciondolarsi possa cadere<br />
accidentalmente.<br />
Quando scende dal palco e lascia che i suoi fi dati musicisti chiudano, questo<br />
spettacolo mi lascia ricordi in<strong>del</strong>ebili.<br />
Il mio emo-cuoricino diffi cilmente dimenticherà questo concerto e il cielo su<br />
Torino che, nel frattempo, è fi orito in mille stelle.<br />
You don’t recognize behavior<br />
Or the spelling of your name<br />
And the shape that’s in the mirror<br />
(Neely O’Hara – Bright Eyes)<br />
. <strong>ARPA</strong> . 9