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EDILIZIA CITTÀ DI GALLARATE SPACCI AZIENDALI - Varese Mese

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V FATTI UN’OPINIONE di MATTEO INZAGHI*<br />

Bufale volanti<br />

Alenia, Aermacchi e la “favola” del trionfo<br />

Ci hanno raccontato un sacco di balle. E noi ci siamo cascati.<br />

Perdonatemi lo sfogo e la volgarità, ma quando ci vuole ci<br />

vuole. Per oltre un anno abbiamo sperato che la fusione tra<br />

Alenia e Aermacchi si potesse evitare. Lo so: era una posizione campanilista.<br />

Ma non solo. Era anche la volontà di mantenere “sana”<br />

una realtà industriale pressoché incontaminata. Ricordo ancora ciò<br />

che nei corridoi della Macchi alcune “vecchie volpi” dell’era Foresio<br />

mi raccontavano. Parlavano dell’ingresso dell’azienda privata<br />

nella grande famiglia di Finmeccanica. Erano ben consci di quanto<br />

quell’acquisizione fosse stata necessaria, inevitabile. Impossibile<br />

per chiunque mantenere un’impresa di quelle dimensioni con quei<br />

costi e con l’amplissimo lasso di tempo che regolarmente divide<br />

l’investimento di partenza dal relativo incasso. Solo lo Stato può.<br />

E allora amen. Solo che quegli uomini avevano subito notato la<br />

dierenza. Sulla Macchi erano planati personaggi d’altro stampo.<br />

…Si fa largo il sospetto che<br />

a trionfare sia il famigerato<br />

“dividi et impera”. Che una<br />

qualche regia astuta e occulta<br />

abbia diviso geogracamente le<br />

rappresentanze dei lavoratori, per<br />

avere campo libero.<br />

Burocrati, impiegati statali, uomini di apparato. Così va il mondo.<br />

Ma un vantaggio c’era. La Macchi restava tutta lì. A Venegono.<br />

Dove gli aerei si sognavano, poi si disegnavano, poi si costruivano.<br />

Dalla mente di pochi, al cielo di tutti. E allora pazienza se a comandare<br />

non è più “l’ingegnere”. Pazienza se di ingegneri ne arrivano<br />

altri. E insieme a loro arrivano dottori, commendatori, onorevoli e<br />

così via. L’importante è proseguire. L’importante è volare. Poi, un<br />

giorno, ecco la nuova mazzata. La fusione. Alenia, già proprietaria<br />

di Aermacchi, deve inghiottire il boccone. Così hanno deciso i<br />

grandi capi. E allora? Allora la politica si mette in mezzo, lanciando<br />

il confortante: “Ghe pensi mi”. Improvvisamente, la difesa della<br />

Macchi sembra la priorità assoluta. Annunci, boutade, promesse,<br />

tentano di placare la comprensibile confusione del territorio. E<br />

soprattutto dei lavoratori. Per una volta, promettono, la politica<br />

yankee farà lobby. Tutelerà le nostre eccellenze, raorzerà la Provincia<br />

con le ali, dimostrerà che il plotone di ministri, senatori e onorevoli<br />

che siedono a Roma non è là per caso. E tutto, almeno per un<br />

attimo, sembra girare per il verso giusto. Poco prima dell’estate, la<br />

prima buona notizia. Alenia sarà anche cinque volte più grande di<br />

Aermacchi. Ma la qualità aeronautica ha un solo indirizzo: <strong>Varese</strong>.<br />

Quindi è deciso: il quartier generale del colosso sarà a Venegono.<br />

In virtuosa continuità con la varesinità del presidente Caporaletti<br />

e quella dell’ad di Finmeccanica, Orsi. Tutto a posto quindi?<br />

Purtroppo, no. A Settembre si verifica una situazione kafkiana.<br />

Negli stabilimenti meridionali di Alenia i sindacati cominciano a<br />

Dopo la crisi economica e le<br />

notevoli dicoltà di mercato<br />

(la vendita dell’M-346 incontra<br />

ostacoli a non nire), un’altra<br />

entità ostile si accanisce contro il<br />

nostro territorio. Il suo nome è<br />

ipocrisia.<br />

imbizzarrirsi. Temono che la politica nordista stia, diciamo così,<br />

“scippando” il sud, raorzando il polo produttivo del Varesotto e<br />

indebolendo (o addirittura chiudendo) quelli di Napoli e dintorni.<br />

Nello stesso tempo, però, i lavoratori di Venegono manifestano<br />

preoccupazioni contrarie: il piano industriale, dicono, svuoterà la<br />

Macchi di identità, cervelli e poteri decisionali. Due posizioni contrarie.<br />

Due posizioni che, contrapponendosi, minano la credibilità<br />

e la compattezza del fronte sindacale. E proprio per questo si fa<br />

largo il sospetto che a trionfare sia il famigerato “dividi et impera”.<br />

Che una qualche regia astuta e occulta abbia diviso geogracamente<br />

le rappresentanze dei lavoratori, per avere campo libero. Per far<br />

passare da vittorie quelle che, in realtà, sono scontte. E viceversa.<br />

A ottobre l’amara conferma. Alcune note sindacali (questa volta<br />

nazionali) esprimono forte preoccupazione per ciò che sta per accadere.<br />

Chiusura di alcuni stabilimenti (Venezia, Roma e Casoria).<br />

Mantenimento del potere decisionale a Napoli (per il comparto<br />

civile) e a Torino (per quello militare). Esternalizzazione di alcuni<br />

servizi prima gestiti “in house” dalla Macchi: guardia, amministrazione,<br />

logistica. E, inne, trasferimento di un numero imprecisato<br />

di dipendenti da Venegono ad altre sedi (la più gettonata è Torino).<br />

Ora la battaglia continua e del nale non v’è certezza. Ma una cosa<br />

l’abbiamo capita. Di nemici non ce ne sono mai abbastanza. Dopo<br />

la crisi economica e le notevoli dicoltà di mercato (la vendita<br />

dell’M-346 incontra ostacoli a non nire), un’altra entità ostile si<br />

accanisce contro il nostro territorio. Il suo nome è ipocrisia.<br />

*direttore di Rete 55<br />

NOVEMBRE 2011 V 5

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