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EDILIZIA CITTÀ DI GALLARATE SPACCI AZIENDALI - Varese Mese

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V PENSIERI IN LIBERTÀ di VINCENZO CIARAFFA<br />

Meglio l’anno 1001<br />

Se l’Occidente vuole sopravvivere a se stesso deve cambiare per davvero, e in fretta!<br />

Anche lo scorso settembre<br />

è andata in scena la liturgia<br />

globale del ricordo<br />

dell’attentato terroristico dell’11<br />

settembre 2001. Eppure il milione<br />

e mezzo di armeni sterminati<br />

dalla Turchia tra il 1894 e il 1916,<br />

le bombe atomiche su Hiroshima<br />

e Nagasaki del 1945, la strage<br />

degli innocenti nella scuola di<br />

Beslan nel 2004, non le ricorda<br />

più nessuno. La ragione di questa<br />

disparità di trattamento nasce<br />

dal fatto che soltanto la liturgia dell’11 settembre riesce a<br />

stendere un velo pietoso sui tanti errori compiuti dall’Occidente<br />

in questi ultimi anni. Uno degli errori che si è cercato<br />

di coprire, per esempio, è stata la scarsa avvedutezza di alcuni<br />

Stati in materia di politica ambientalista. Infatti, nonostante<br />

l’inascoltato allarme lanciato dalla Fao (Food and agriculture<br />

organization), Paesi - come il Brasile - che sono stati i granai<br />

del mondo, continuano a destinare una parte delle aree<br />

coltivabili alle più redditizie monoculture energetiche per la<br />

produzione di bioetanolo per motori a scoppio, allo scopo dichiarato<br />

di ridurre le emissioni gassose nell’atmosfera. Come<br />

risultato si sta assottigliando la produzione cerealicola per<br />

l’alimentazione umana, con conseguente rincaro dei farinacei<br />

e del pane, rincari che hanno provocato un disastroso eetto<br />

domino sui prezzi di tutti gli altri generi e sugli assetti politici<br />

dei Paesi in via di sviluppo: le rivolte popolari in Nord Africa<br />

sono state innescate proprio dal rincaro del prezzo del pane.<br />

Insomma, per salvare il mondo dall’asssia stanno facendo<br />

morir di fame i suoi abitatori! E, per mancanza di spazio,<br />

siamo costretti a sorvolare sulle strategie politiche sbagliate,<br />

sugli interventi militari esagerati e sulle piratesche scelte di<br />

politica economica che ne sono seguite. Non è stato, perciò,<br />

l’attentato alle Twin Towers a mandare a rotoli l’economia<br />

americana e quella occidentale, ma piuttosto l’errore di aver<br />

sottovalutato i pericoli insiti in un sistema economico abnormemente<br />

nanziarizzato. Non è stata Al Qaeda a mandare a<br />

ramengo l’euro e la politica economica della Ue ma l’errore di<br />

aver messo insieme sistemi economici sani con quelli dissestati,<br />

alcuni dei quali neppure lontanamente comparabili. Come<br />

non è stato il terrorismo a portare sull’orlo della bancarotta<br />

l’Italia, ma un debito pubblico spaventoso, l’inconcludenza<br />

e l’endemica corruzione della sua classe dirigente. Nel caso<br />

italiano, poi, ad aggravare il già compromesso quadro di insieme<br />

è intervenuto anche lo scontro all’ultimo sangue tra<br />

maggioranza di governo e opposizione, tra il capo del governo<br />

e uno dei fondamentali poteri dello Stato, la magistratura.<br />

Una condizione perfetta per farsi<br />

divorare vivi dalla speculazione<br />

internazionale! La verità è che<br />

l’11 settembre si presta bene a<br />

motivare, o coprire, il fallimento<br />

di un sistema economico, anche<br />

se sarebbe più corretto aermare<br />

che sono due i sistemi economici<br />

falliti, quello capitalista e quello<br />

comunista. Ma la coltivata “religiosità”<br />

dell’11 settembre è servita<br />

ai governi occidentali anche per<br />

giustificare provvedimenti politici<br />

interni che, in tempi normali, avrebbero provocato delle<br />

vere rivoluzioni: Berlusconi ha potuto impunemente mettere<br />

le mani su quel totem che è lo Statuto dei Lavoratori, potendo<br />

contare sull’acquiescenza “patriottica” di due dei tre maggiori<br />

sindacati. La nostra classe dirigente, pertanto, o è in malafede<br />

(il che sarebbe grave, stante il momento), o non ha ancora capito<br />

(il che sarebbe gravissimo) che il sommovimento epocale<br />

in atto non è di quelli che si possono superare recuperando<br />

unicamente qualche punto percentuale del Pil o dell’occupazione.<br />

Anzi, non appare per niente peregrina l’ipotesi che<br />

- stante la prospettiva di una sua prossima vittoria elettorale<br />

- sarà la stessa Sinistra che ci ha catapultati precipitosamente<br />

nell’Europa dell’euro, facendoci per questo pagare anche un<br />

balzello, a dovercene tirare fuori. Il guaio è che, sia la classe<br />

dirigente dei Paesi occidentali, che noi abitanti del villaggio<br />

globale, non ci rendiamo ancora conto di avere intrapreso il<br />

periglioso viaggio verso un “nuovo mondo” che, a dierenza<br />

di Cristoforo Colombo, non immaginiamo neppure dove<br />

possa trovarsi e come possa essere. Perciò, non vale più l’assunto<br />

di Tomasi di Lampedusa, secondo il quale “Tutto deve<br />

cambiare anché tutto resti com’è”, perché se l’Occidente<br />

vuole sopravvivere a se stesso deve cambiare per davvero, e<br />

molto in fretta! In che modo cambiare sarà la scoperta di<br />

questo secolo, scoperta che potranno fare soltanto coloro<br />

che avranno capacità di autocritica, coraggio politico, nodosi<br />

attributi e grande spirito ideativo. Smettiamola, perciò, con<br />

i continui piagnistei sull’11 settembre, anzi, questa data così<br />

annichilente dimentichiamola del tutto, perché essa si presta<br />

soltanto ad autoassoluzioni e a ulteriori arbitrii. Meglio, invece,<br />

faremmo a celebrare il 1° gennaio dell’anno 1001 quando,<br />

dissoltasi la paura per la ne del mondo, gli esseri umani ritrovarono<br />

la ducia in se stessi e nel futuro dell’umanità.<br />

Nella foto: monastero di Torba, pio luogo di<br />

preghiera e di lavoro di religiose benedettine (con<br />

chiesa dei secoli VIII-XIII e sede monastica)<br />

V 62 NOVEMBRE 2011

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