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PATHOLOGICA 2004;96:223-224<br />

Patologia urologica – Approccio teorico e pratico a<br />

problemi di patologia renale<br />

Lesioni papillari del rene<br />

A. De Matteis<br />

Già Dip. Med. Sperimentale e Patologia, Università di Roma<br />

“La Sapienza”<br />

Le lesioni papillari del rene che interessano il parenchima<br />

sono diverse sotto ogni aspetto da quelle che si ordiscono nei<br />

calici e nella pelvi. Il tipo di epitelio che riveste le papille varia<br />

a seconda dei casi, in dipendenza dall’epitelio da cui<br />

prende origine e dalla natura della lesione. Questa infatti può<br />

essere iperplastica o neoplastica, benigna o maligna. Il problema<br />

della netta discriminazione tra questi differenti tipi di<br />

lesione è particolarmente sentito per quanto riguarda le lesioni<br />

papillari del parenchima renale, soprattutto oggi, per la<br />

frequenza di piccole formazioni del rene, evidenziate a seguito<br />

di indagini radiologiche in pazienti asintomatici. Infatti,<br />

le dimensioni, sebbene importanti per la scelta della terapia<br />

chirurgica, non sono un criterio discriminante definitivo<br />

per la diagnosi istologica differenziale tra neoplasie benigne<br />

o maligne. La lesione papillare maligna più frequente del parenchima<br />

renale è, nell’ambito dei carcinomi a cellule renali<br />

(RCC), il carcinoma cromofilo, dizione che ha sostituito<br />

quella di carcinoma papillare 1 . L’attuale denominazione<br />

sembra più corretta, perché comprende casi nei quali le papille<br />

sono molto stipate, con il risultato che la papillarità non<br />

è immediatamente evidente, e casi nei quali vi sia una prevalenza<br />

di strutture tubulari. Tuttavia, nella massima parte<br />

dei casi, il carcinoma cromofilo è di facile riconoscimento e<br />

consta di papille con assi stromali sottili, che tuttavia non di<br />

rado contengono, per lo più focalmente, istiociti schiumosi.<br />

L’asse stromale è rivestito da uno strato di cellule piccole,<br />

con scarso citoplasma, con predominanza visiva della colorazione<br />

nucleare alla quale si deve la specificazione tassonomica<br />

di “tipo basofilo”, ovvero “tipo 1”. A questo si contrappone<br />

il “tipo 2” o “eosinofilo”, nel quale le papille sono<br />

rivestite da cellule più grandi, cilindriche, con citoplasma<br />

granuloso eosinofilo, di tipo oncocitario. Non c’è possibilità<br />

di errore diagnostico con l’oncocitoma perché la papillarità<br />

lo esclude. I vari tipi di carcinoma cromofilo sono unificati<br />

sulla base di alterazioni genetiche comuni e tipiche di questo<br />

tipo di tumore, come la trisomia o tetrasomia del cromosoma<br />

7, la trisomia del cromosoma 17 e la perdita del cromosoma<br />

Y. Inoltre, una forma rara di carcinoma a cellule renali di tipo<br />

papillare, caratterizzata da aspetti clinici e morfologici<br />

particolari, è definita sulla base di alterazioni genetiche consistenti<br />

in traslocazioni multiple che interessano il cromosoma<br />

X e che danno luogo a fusioni geniche che coinvolgono<br />

il gene TFE3 2 . In questi casi le papille possono essere rivestite<br />

da cellule epiteliali nelle quali coesistono l’aspetto “eosinofilo”<br />

e quello “chiaro”. Nel carcinoma a cellule renali<br />

del tipo a cellule chiare (o convenzionale) non vi sono papille<br />

se non occasionali. Invece, l’infrequente carcinoma dei<br />

dotti collettori di Bellini, ha una componente papillare, sotto<br />

certi aspetti, peculiare. Sebbene sia descritto un tipo di carcinoma<br />

dei dotti collettori con prevalente papillarità, è più tipica<br />

una configurazione tubulare con alcune <strong>brevi</strong> papille entro<br />

alcuni tubuli, generalmente ectasici o microcistici. L’epi-<br />

Moderatori: A. De Matteis (Roma) e G. Mazzucco (Torino)<br />

telio monostratificato che riveste i tubuli e le papille è spesso<br />

formato da cellule hobnail. A prescindere dai problemi<br />

che riguardano la definizione e l’accettazione di tumori epiteliali<br />

benigni del rene, la classificazione istologica dei tumori<br />

del rene del WHO indica come tumore benigno l’adenoma<br />

papillare, oltre l’oncocitoma. Si tratta di piccoli adenomi<br />

tubulo-papillari, frequenti soprattutto in reni grinzi.<br />

Strutture papillari sono presenti in altri tipi di tumori benigni<br />

del rene, come l’adenoma metanefrico, tipico dell’infanzia,<br />

dove più propriamente si tratta di strutture glomeruloidi. Se<br />

non esistono nel rene criteri morfologici effettivamente discriminanti<br />

tra adenomi e carcinomi, le stesse limitazioni<br />

valgono nel distinguere tra forme di iperplasia papillare, come<br />

quelle che possono instaurarsi sulla parete di varie lesioni<br />

cistiche, tra cui le cisti del rene policistico, quelle della<br />

malattia di von Hippel Lindau, le cisti acquisite del rene di<br />

dializzati ed altro, e lesioni neoplastiche, che peraltro in queste<br />

condizioni si manifestano clinicamente con maggiore frequenza<br />

che nella popolazione normale. Per quanto riguarda i<br />

calici e la pelvi renale, iperplasie papillari uroteliali si osservano<br />

occasionalmente in presenza di stimoli irritativi cronici<br />

come la calcolosi. Più frequenti dell’iperplasia sono le<br />

neoplasie papillari la cui morfologia corrisponde a quella<br />

degli omonimi tumori che con maggiore frequenza interessano<br />

la vescica, dal papilloma uroteliale, esofitico ed invertito,<br />

al carcinoma uroteliale papillare di alto grado, con tutte le<br />

condizioni di intermedia differenziazione istologica ed aggressività<br />

clinica. In tutti questi tumori, gli assi stromali delle<br />

papille sono rivestite da urotelio (epitelio di transizione)<br />

che, del tutto identico all’urotelio normale nel papilloma, nel<br />

carcinoma si modifica per quanto riguarda sia la polarità della<br />

stratificazione cellulare sia la morfologia cellulare. L’entità<br />

di tali modificazione rispetto all’urotelio normale trova<br />

espressione nel grado istologico, al quale corrisponde una<br />

proporzionale ingravescenza del comportamento clinico. In<br />

questo ambito, l’esigenza che si ha è quella di stabilire classi<br />

di tumori papillari uroteliali a ciascuna delle quali corrispondano<br />

caratteristiche cliniche del tumore. L’accentuarsi<br />

delle alterazioni morfologiche avviene senza discontinuità,<br />

così che mentre è immediatamente evidente la differenza tra<br />

caratteri istologici delle neoplasie del grado più basso e quelle<br />

del grado più alto, è difficile la netta separazione in classi<br />

delle forme intermedie. Questo spiega i problemi di classificazione,<br />

le modificazioni da queste subite di recente ed i dibattiti<br />

su questo argomento 3 4 .<br />

Bibliografia<br />

1 Thoenes W, Storkel S, Rumpelt HJ. Histopathology and classification<br />

of renal cell tumors (adenomas, oncocytomas and carcinomas): the<br />

basic cytological and histopathological elements and their use for<br />

diagnostics. Pathol Res Pract 1986;181:125-143.<br />

2 Clark J, Lu Yj, Sidhar SK, et al. Fusion of splicing factor genes PSF<br />

and NonO (p54nrb) to the TFE gene in papillary renal cell carcinoma.<br />

Oncogene 1997;2233-2239.<br />

3 Bostwick DG, Mikuz G. Urothelial papillary (exophytic) neoplasms.<br />

Virchows Arch 2002;441:109-116.<br />

4 Busch C, Algaba F. The WHO/ISUP 1998 and WHO 1999 systems for<br />

malignancy grading of bladder cancer. Scientific foundation and<br />

translation to one another and previous systems. Virchows Arch<br />

2002;441:105-108.

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