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Corsi brevi - Siapec

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METASTASI<br />

Tab. III. Markers organo-specifici e organo-associati<br />

Anticorpo: Identifica:<br />

Prostatic specific Carcinoma della prostata<br />

antigen (PSA)<br />

Prostatic specific Carcinoma della prostata<br />

phosphatase (PSP)<br />

Gross cystic disease Carcinoma della mammella<br />

fluid protein-15<br />

Thyreoglobulin Carcinoma tiroideo<br />

Thyroid transcription Carcinoma tiroideo<br />

factor-1 (TTF-1) e del polmone<br />

Uroplakin Carcinoma uroteliale<br />

casi però è necessario far ricorso a tecniche immunoistochimiche<br />

e/o di biologia molecolare per rispondere ad entrambi<br />

i quesiti. Molti tumori epatici, primitivi o secondari, sono infatti<br />

caratterizzabili immunofenotipicamente utilizzando un<br />

panel di anticorpi 4 5 .<br />

Nella diagnosi di carcinoma epatocellulare risultano particolarmente<br />

utili i seguenti anticorpi: Hep-Par 1, alfa-fetoproteina,<br />

CD10, CEA-policlonale.<br />

Il colangiocarcinoma esprime citocheratina 7 (CK7) e, soprattutto<br />

nelle forme periferiche, si caratterizza per la contemporanea<br />

assenza di espressione di CK20. Il pattern inverso<br />

(CK7-/CK20+) è invece altamente caratteristico del carcinoma<br />

del colon. L’espressione coordinata di CK7/CK20 è<br />

uno dei panel immunoistochimici più utilizzati nella tipizzazione<br />

delle metastasi da adenocarcinoma (Tab. II), e pur non<br />

essendo nessuna delle possibili combinazioni assolutamente<br />

specifica di un tipo tumorale, questa indagine immunoistochimica<br />

permette in molti casi di giungere ad una corretta<br />

diagnosi del tumore di origine.<br />

Un’ulteriore categoria di anticorpi ancora relativamente piccola<br />

che sta però rapidamente espandendosi è rappresentata<br />

dagli anticorpi verso proteine organo-specifiche o organo-associate,<br />

come ad esempio la TTF-1 (thyroid transcription factor-1)<br />

e l’antigene prostata specifico (PSA) (Tab. III). Questi<br />

anticorpi permettono l’identificazione del sito primario del<br />

tumore metastatico con altissima specificità.<br />

Bibliografia<br />

1 Ishak KG, Goodman ZD, Stocker JT. Tumors of the liver and intrahepatic<br />

bile ducts. Atlas of Tumor Pathology, AFIP, Fascicle 31,<br />

Third series, Washington D.C., 2001<br />

2 Campana D, Caligo MA, Esposito I, Bevilacqua G. Epidemiology and<br />

pathology of liver metastases. Bartolozzi C, Lencioni R. Liver Malignancies.<br />

Diagnostic and Interventional Radiology. New York, Springer<br />

Verlag, 1998.<br />

3 Melato M, Laurino L, Mucli E, Valente M, Okuda K. Relationship<br />

between cirrhosis, liver cancer, and hepatic metastases. Cancer<br />

1989;64:455-459.<br />

4 Gown AM, Yaziji H. Immunohistochemical analysis of carcinomas of<br />

unknown primary site. Pathol Case Rev 1999;4:250-259.<br />

5 Lau SK, Prakash S, Geller S, Alsabeh R. Comparative immunohistochemical<br />

profile of hepatocellular carcinoma, cholangiocarcinoma<br />

and metastatic adenocarcinoma. Hum Pathol 2002;33:1175-1181.<br />

247<br />

Rilevazione con tecnologie<br />

di immunoistochimica e di biologia<br />

molecolare delle micrometastasi<br />

dei tumori della mammella e dei melanomi<br />

A. Baldi<br />

Dipartimento di Biochimica e Biofisica, Sezione di Anatomia<br />

Patologica, Seconda Università di Napoli<br />

A dispetto dei notevoli progressi nel trattamento del cancro,<br />

la ricorrenza della malattia e la formazione di metastasi continuano<br />

a rappresentare il problema maggiore nella gestione<br />

clinica dei tumori. Il fattore determinante per la prognosi di<br />

pazienti colpiti da tumori di tipo invasivo è, infatti, la presenza<br />

o meno di una disseminazione metastatica delle cellule<br />

tumorali al momento della presentazione iniziale e del trattamento.<br />

Tuttavia, un certo numero di pazienti che non mostrano<br />

una diffusione sistemica evidente del tumore, sono<br />

soggetti ad una ricorrenza della malattia dopo la terapia primaria.<br />

Evidentemente, è in atto in questi pazienti una disseminazione<br />

precoce delle cellule cancerose a siti secondari,<br />

che non viene generalmente rilevata dalle procedure diagnostiche<br />

convenzionali impiegate per valutare lo stadio (“staging”)<br />

di un tumore.<br />

Negli stadi precoci, la malattia metastatica è, infatti, clinicamente<br />

indistinguibile dalla malattia localizzata. Il riconoscimento<br />

di metastasi clinicamente evidenti avviene spesso<br />

piuttosto tardi nella progressione della malattia, per mezzo di<br />

lesioni macroscopiche negli studi di “imaging” (es. risonanza<br />

magnetica) o di elevati livelli nel siero di proteine che rappresentano<br />

marcatori tumorali. Le tecniche di “imaging” risentono<br />

in generale del loro limite di risoluzione, di circa 0,5<br />

cm; d’altro canto l’utilità clinica dei marcatori tumorali è<br />

controversa, il che ha condotto ad una progressiva riduzione<br />

del loro uso nella pratica clinica. Di conseguenza, la formazione<br />

di metastasi sistemiche può avviarsi molto prima che il<br />

tumore sia rilevabile con le tecniche standard. Inoltre, questi<br />

saggi rilevano soltanto la presenza ed eventualmente le dimensioni<br />

del tumore, senza alcuna indicazione circa il potenziale<br />

metastatico o la progressione della malattia.<br />

Attualmente, dopo la diagnosi iniziale di un tumore solido, la<br />

terapia antitumorale ed il successivo decorso clinico di un paziente<br />

dipendono in larga misura dalle caratteristiche del tumore<br />

primario. I parametri generalmente impiegati per lo “staging”<br />

di un tumore, quali ad esempio il coinvolgimento dei<br />

linfonodi, la classificazione del tumore, le sue dimensioni, o la<br />

presenza di metastasi distali, sono impiegati per valutare statisticamente<br />

il rischio di ricorrenza della malattia. Tuttavia, tali<br />

approcci sono limitati nell’identificare accuratamente ed individualmente<br />

quei pazienti ad alto rischio di recidiva della malattia,<br />

che necessitano di conseguenza di una terapia più aggressiva.<br />

Ciò è dovuto principalmente all’inaccuratezza nell’identificazione<br />

degli stadi precoci di metastasi.<br />

Di conseguenza, la possibilità di rilevazione della presenza di<br />

metastasi negli stadi più precoci può avere importanti implicazioni<br />

sia prognostiche che terapeutiche. Questa lacuna analitica<br />

può essere potenzialmente riempita dalla caratterizzazione<br />

di cellule tumorali disseminate, che sono state identificate<br />

nella maggior parte dei siti secondari di metastasi (sangue<br />

periferico, midollo spinale, linfonodi regionali). Tali cellule<br />

appartengono ad una categoria descritta con vari termini,<br />

quali ad es. micrometastasi, metastasi occulte o cellule cancerose<br />

minime residue (MRCC), e potrebbero rappresentare<br />

il legame tra il tumore primario e l’evento più tardivo della<br />

presentazione delle metastasi.

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