RE ARTù E LA RICERCA DEL SACRO GRAAL - Comune di Parma
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d’Artù. d’Artù.<br />
d’Artù.<br />
Capitolo 3.<br />
Tempo dopo la fuga <strong>di</strong> Giuseppe d’Arimatea dalla terra santa,<br />
un suo <strong>di</strong>scendente si era stabilito nella piccola Bretagna,<br />
presso dei piccoli rilievi dell’interno <strong>di</strong> quell’antica penisola,<br />
questi si chiamava Titurel; ad un certo momento della sua vita,<br />
il buon uomo decise <strong>di</strong> ab<strong>di</strong>care presso la confraternita che si<br />
era venuta a creare in quel luogo perché ormai si riteneva<br />
troppo anziano ed era stanco dell’avventurosa vita che tale<br />
carica richiedeva, così nominò suo figlio Friumel gran cavaliere<br />
della confraternita che era stata nominata del Monsalvato o del<br />
Santo Graal, perché effettivamente erano loro a custo<strong>di</strong>re quella<br />
preziosissima reliquia dell’ultima cena, questo misterioso<br />
oggetto, che era visto solo dal gran sacerdote della congrega,<br />
era detto anche Lapisit Exillis perché aveva la virtù <strong>di</strong> non fare<br />
ammalare o morire nessuno <strong>di</strong> coloro che stavano alla sua<br />
presenza, anzi molti <strong>di</strong> loro erano notevolmente rinvigoriti nella<br />
forza, facendo anche fermare il tempo, come da suo potere.<br />
Inoltre era il Graal a decidere autonomamente chi era<br />
meritevole <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare suo cavaliere; i predestinati erano<br />
mandati al Monsalvato fin dalla più tenera età, inoltre ogni<br />
anno, proprio il giorno del Venerdì Santo, una colomba<br />
compariva e posava sul sacro oggetto una piccola ostia bianca,<br />
in virtù della quale il santo Graal dava il meglio <strong>di</strong> se.<br />
Alla morte <strong>di</strong> Friumel, Amfortas lo sostituì come gran<br />
capitano della congregazione, soprattutto perché il più anziano<br />
tra i suoi fratelli. Al momento <strong>di</strong> trovare colei che doveva<br />
sposarlo, Amfortas scelse male il proprio amore e lei rubò la<br />
sacra lancia assieme al Santo Graal. Amfortas la inseguì,<br />
continuando a gridare: ”Mio caro amore che cosa hai fatto a me<br />
ed a tutta la mia congregazione, rubandoci quelle sacre<br />
suppellettili?”, ma lei continuò a farsi inseguire finché<br />
Amfortas non fu fermato dal perfido Klingsor.<br />
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infatti ora devo chiedere cos’è che c’è <strong>di</strong> tanto pericoloso in<br />
quel posto tanto meraviglioso”<br />
”Sappi, allora, che in quel castello vi risiede il Giubilo della<br />
Corte che per un cavaliere non sufficientemente forte ed<br />
onorato, risulta sovente mortale”<br />
”Ottima notizia mi desti con le tue ultime parole, buon<br />
Ghivrèt, sappi che accetto imme<strong>di</strong>atamente la sfida e non<br />
voglio essere ospitato da altri che da questo re Evràin, per<br />
questa notte” detto questo, Erèc partì al galoppo, seguito subito<br />
ad<strong>di</strong>etro dalla moglie e da Ghivrèt. Finalmente il piccolo corteo<br />
entrò nel cortile del castello, suscitando l’ammirazione del<br />
popolo e la commiserazione delle ragazze che vedevano in Erèc<br />
uno splen<strong>di</strong>do cavaliere ed un ottimo partito da sposare, il<br />
quale, però, restò completamente imperturbabile e salutava in<br />
continuazione chiunque fosse sulla propria strada.<br />
Nel frattempo Evràin venne a sapere della comitiva ed<br />
immaginò che si trattasse <strong>di</strong> un re ed andò a riceverli con ogni<br />
onore possibile, rimanendo, contemporaneamente, sorpreso e<br />
contento per la presenza nella compagnia d’Enide, la quale<br />
ricevette particolari attenzioni; come Erèc ed i suoi compagni<br />
furono davanti ad Evràin, questi prese a <strong>di</strong>re: ”Siate i<br />
benvenuti, ottimi signori, spero d’avere il piacere d’intrattenere<br />
l’intiera compagnia in un banchetto che ho intenzione<br />
d’allestire in vostro onore alla mia corte per questa sera stessa”<br />
”Ottimo sire, siamo ben felici tutti quanti d’ottemperare al<br />
vostro gentile invito per il banchetto in nostro onore; ma<br />
sappiate che venni in questa corte per tentare la Perigliosa<br />
Impresa, perché sono sicuro <strong>di</strong> poterla svolgere senza alcun<br />
problema” e così, in breve tempo, fu allestito uno splen<strong>di</strong>do<br />
banchetto. Terminata che fu la festa, Evràin si rivolse ad Erèc,<br />
chiedendogli: ”Signore, sarebbe un gran peccato se finiste<br />
ucciso durante quell’orrenda impresa, soprattutto visto che non<br />
conosco neanche il nome vostro né quello dei vostri compagni<br />
<strong>di</strong> viaggio”<br />
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