RE ARTù E LA RICERCA DEL SACRO GRAAL - Comune di Parma
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stabilì un lungo periodo <strong>di</strong> lutto per onorare il marito defunto.<br />
Deposto che ebbe il velo funebre, era ormai verso il termine<br />
della gravidanza, decise <strong>di</strong> onorare il crudele re accettando <strong>di</strong><br />
sposarlo nell’imme<strong>di</strong>ato.<br />
Arrivato che fu il momento del parto, nacque uno splen<strong>di</strong>do<br />
bambino che chiamarono Artù, subito si fece avanti Merlino<br />
che <strong>di</strong>sse: ”Miei cari ed ottimi sposi, ormai la parte più <strong>di</strong>fficile<br />
e dura è fatta, per voi due, ma ora vi devo chiedere un sacrificio<br />
veramente enorme, ma che sarà la salvezza del regno e della<br />
vostra <strong>di</strong>nastia. Questo bambino è destinato a gran<strong>di</strong> cose, ma è<br />
necessario che viva, quin<strong>di</strong> lo devo prendere con me per<br />
portarlo in un posto sicuro per farlo crescere come si <strong>di</strong>ce ad un<br />
buon re”, detto questo, il saggio prese in consegna il neonato e<br />
lo portò presso un fidato cavaliere <strong>di</strong> nome Ettore che lo prese<br />
nella propria in modo che il suo figlio unigenito Key potesse<br />
avere un compagno <strong>di</strong> giochi. I due ragazzi crebbero assieme in<br />
perfetta armonia per molti anni, finché Key non ebbe l’età<br />
giusta per poter <strong>di</strong>ventare scu<strong>di</strong>ero.<br />
Due anni dopo la nascita dell’unico figlio maschio,<br />
Uterpendragon morì misteriosamente, lasciando sola Ygerne<br />
con due figlie, la più piccola, che tra lo altro era appena nata, si<br />
chiamava Anna; come la notizia del lutto si <strong>di</strong>ffuse, scoppiò<br />
una guerra civile, perché nessuno era a conoscenza <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scendenti maschili dell’amatissimo re.<br />
Capitolo 5.<br />
In un’altra landa della stessa Cornovaglia, precisamente a<br />
Liones, si festeggiava per un lieto evento, infatti, re Meliodas e<br />
la bell’Elisabeth, sua moglie, ebbero la gioia <strong>di</strong> un figlio<br />
maschio, che chiamarono Tristano, per l’occasione il bardo <strong>di</strong><br />
corte compose una canzone <strong>di</strong> tripu<strong>di</strong>o, che aveva queste<br />
parole:<br />
Quale gioia per la regina Elisabetta<br />
Ed il suo consorte Meliodas,<br />
Oggi ebbero in dono da Nostro Signore<br />
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Giusto in quel momento arrivò il conte della contada <strong>di</strong> Linòrs<br />
che, vedendo la situazione alquanto grave, s’accostò alla coppia<br />
e prese a <strong>di</strong>re: ”Mia buona dama, non ho potuto fare a meno <strong>di</strong><br />
vedervi in gravi <strong>di</strong>fficoltà per le ferite del vostro ottimo<br />
cavaliere, quin<strong>di</strong> permettetemi d’offrirvi il mio modesto<br />
castello per potervi rifocillare quanto basta per rimarginare<br />
quelle orrende ferite, altrimenti il vostro compagno non potrà<br />
vivere più a lungo”<br />
”So che accetterei la vostra offerta, il mio sposo non me lo<br />
permetterebbe mai, ma d’altronde se non lo facessi rischierei,<br />
come m’avete appena fatto notare, oserei pensare <strong>di</strong> non poterlo<br />
mai più riavere. Vedendo queste considerazioni, mi vedo<br />
propensa ad accettare la vostra cortese offerta”. Fu così che<br />
Erèc ed Enide furono accompagnati al castello <strong>di</strong> Linòrs; quivi<br />
giunti, il conte fece visitare il corpo d’Erèc, ma il pallore e le<br />
ferite <strong>di</strong>mostrarono al me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> corte che il buon cavaliere era<br />
morto. Venuto a sapere <strong>di</strong> questa sentenza, il conte si rivolse ad<br />
Enide, <strong>di</strong>cendogli: ”Madama, il vostro cavaliere è morto, quin<strong>di</strong><br />
permettetemi d’offrire la mia mano in vostra <strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong><br />
concedervi in mia sposa, dato che m’innamorai <strong>di</strong> voi dal primo<br />
momento che vi vi<strong>di</strong> la fuori nella foresta”<br />
Enide si fece sempre più triste, dopo la notizia che non si<br />
poteva più far nulla per l’amato sposo e, quando si sentì fare<br />
l’orrenda proposta <strong>di</strong>sse: ”Signor conte anche se sono rimasta<br />
vedova del mio ottimo signore, sappiate che non accetterò<br />
assolutamente mai le vostre proposte <strong>di</strong> matrimonio, perché<br />
voglio rimanere eternamente fedele alla sua memoria”. La<br />
decisione della buona Enide fece arrabbiare enormemente il<br />
conte, che sperava <strong>di</strong> potersi annettere i posse<strong>di</strong>menti dei due,<br />
ovunque essi fossero, quin<strong>di</strong> prese a <strong>di</strong>re: ”Sgualdrina che non<br />
sei altro, ora che non hai chi ti <strong>di</strong>fenda osi pararti <strong>di</strong>etro un<br />
paravento <strong>di</strong> verginità celestiale, sappi che t’avrò ad ogni<br />
costo”, quella reazione spropositata del loro signore, riempì <strong>di</strong><br />
sdegno i baroni presenti nella sala e che iniziarono a mormorare<br />
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