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RE ARTù E LA RICERCA DEL SACRO GRAAL - Comune di Parma

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centurione, che si chiamava Longino, vedendo come Gesù<br />

morì, <strong>di</strong>sse: ”Veramente costui era figlio <strong>di</strong> Dio” ed<br />

imme<strong>di</strong>atamente si mise a cercare i suoi seguaci, che lo<br />

accettarono tra loro. Molti giudei vedendo tutti questi gesti,<br />

iniziarono a battersi, gridando: ”Male<strong>di</strong>zione alle nostre colpe!<br />

È sceso il giu<strong>di</strong>zio su Gerusalemme”<br />

Contemporaneamente l’Iscariota vide come stava andando a<br />

finire il proprio tra<strong>di</strong>mento, tornò al Sinedrio e <strong>di</strong>sse: ”Sono<br />

pentito <strong>di</strong> quanto ho fatto, è vero ho condannato un’innocente,<br />

quin<strong>di</strong> vi restituisco i trenta denari che mi avete dato per il<br />

tra<strong>di</strong>mento”. Ma il Sinedrio lo scacciarono con <strong>di</strong>sprezzo,<br />

<strong>di</strong>cendogli: ”Non ti vogliamo tra i pie<strong>di</strong>, tra<strong>di</strong>tore, ormai quel<br />

che è fatto è fatto e tu non ci puoi fare niente. Ora vattene con i<br />

tuoi trenta denari e non farti più vedere!”<br />

Sconvolto, Giuda andò al tempio e chiese la stessa cosa ai<br />

sacerdoti ivi presenti, ma essi gli risposero: ”Vattene o<br />

scellerato, con i tuoi denari abominevoli e non farti più vedere<br />

da queste parti”, allora Giuda buttò a terra il denaro e corse via<br />

<strong>di</strong>sperato, verso la propria casa, con l’intenzione si suicidarsi<br />

per l’abominio. Giunto a casa, Giuda trovò una corda e, fattogli<br />

un cappio, trovò un albero dove impiccarsi, dannandosi per<br />

l’eternità come tra<strong>di</strong>tore e suicida.<br />

Quando il Messia morì, Pilato e sua moglie si guardarono con<br />

dolore, allora si parlarono tra loro per un attimo e poi il<br />

governatore <strong>di</strong>sse ai presenti: ”Siamo molto rattristati da quanto<br />

è successo, pensiamo <strong>di</strong> rendere omaggio a quel Gesù con<br />

l’intiera giornata <strong>di</strong> <strong>di</strong>giuno!”<br />

Quando il sole riapparve, Giuseppe andò da Pilato e gli<br />

consegnò il calice preso dalla sala dell’Ultima Cena e,<br />

contemporaneamente, si avvicinò al governatore, <strong>di</strong>cendogli:<br />

”Ormai l’uomo che hai giu<strong>di</strong>cato è morto, conce<strong>di</strong>mi la<br />

possibilità <strong>di</strong> tirarlo giù dalla croce e tumularlo come si deve”<br />

A questa richiesta, il governatore si mostrò molto sorpreso e<br />

<strong>di</strong>sse: ”Ti concedo questo favore, anche se non ti nascondo la<br />

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cospetto sul fiume a bordo d’una barca trainata da un cigno<br />

selvatico? Presentandosi in compagnia d’animali fatati, la sua<br />

purezza può essere stimata estrema vanita; ora, se lo può,<br />

pretendo che costui risponda esau<strong>di</strong>entemente a tutte queste<br />

mie accuse, altrimenti mi vedranno costretto a dubitare <strong>di</strong> lui e<br />

della sua purezza”. Nell’u<strong>di</strong>re quelle cose, tutti i presenti si<br />

volsero verso il misterioso cavaliere, nell’attesa d’una sua<br />

risposta per <strong>di</strong>fesa a quelle orrende accuse che gli erano state<br />

mosse dal perfido Friedrich, ma subito il pala<strong>di</strong>no si limitò a<br />

guardare in modo compassionevole il reietto conte. Gli astanti<br />

s’interrogarono su come il cavaliere avesse risposto a quelle<br />

gravi accuse, al che, sentendosi così osservato, il pala<strong>di</strong>no si<br />

portò in mezzo alla folla ed infierì contro Friedrich, <strong>di</strong>cendogli:<br />

”La mia risposta non sarà data ad una persona che ha perso il<br />

proprio onore in un leale combattimento, inoltre accusandomi<br />

d’essere impossessato dal maligno s’è messa in dubbio la mia<br />

enorme purezza d’animo”. A questa risposta, Friedrich <strong>di</strong>sse:<br />

”Mio signore e re, mi rimetto a voi per aver giustizia per quanto<br />

<strong>di</strong>sse ora quel cavaliere fellone che vuol fare tanto il misterioso<br />

nei confronti <strong>di</strong> tutti noi”, <strong>di</strong>cendo quelle parole, il perfido<br />

sperava d’avere una rispettosa risposta almeno dal buon Enrico.<br />

A quella perorazione così sentita, il cavaliere del cigno si fece<br />

nuovamente u<strong>di</strong>re, <strong>di</strong>cendo: ”Persino al re ed a tutti i principi<br />

qui presenti devo tacere quanto da te richiesto, perfido, infatti<br />

sappi che tra tutti i presenti v’è una sola persona che può<br />

permettersi <strong>di</strong> rivolgermele, la mia adorata sposa Elsa….”. in<br />

quell’istante il misterioso cavaliere si voltò verso la promessa<br />

sposa e, vedendola, così fissa verso <strong>di</strong> lui, si bloccò<br />

imme<strong>di</strong>atamente e, avvicinandola, <strong>di</strong>sse: ”Mia signora, come<br />

mai state tremando in quel modo così tremendo che ci mette<br />

tutti quanti in estrema agitazione?”. Ormai tutti avevano nel<br />

proprio cuore quell’atroce dubbio che il misterioso cavaliere<br />

fosse un rappresentante delle forze del male, mentre il pala<strong>di</strong>no<br />

temeva che il maligno avesse invaso il cuore della propria<br />

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