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semio 5.indd - Andrea Valle - Università degli Studi di Torino

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<strong>di</strong>pendono dalla “foria” e della “tensività” a un livello “proto-<strong>semio</strong>tico” per<br />

procurare loro uno statuto chiaro e operativo.<br />

Le valenze percettive della tensività, fra l’altro, sono state spesso criticate<br />

per via dell’assenza <strong>di</strong> un qualsiasi ancoraggio; tale assenza assegna al loro<br />

utilizzo imprudente un carattere particolarmente speculativo. La “percezione”<br />

semantica e assiologica <strong>di</strong> cui tale valenze rendono conto fa parte della cornice<br />

sostanziale (e non pertinente) dell’enunciazione testuale; ma a livello superiore,<br />

quello delle pratiche <strong>semio</strong>tiche (le pratiche <strong>di</strong> “produzione <strong>di</strong> senso”, le pratiche<br />

interpretative, in particolare), queste valenze percettive trovano tutta la<br />

loro pertinenza: un universo sensibile è dato da apprendere all’interno <strong>di</strong> una<br />

tale pratica, attraverso le figure <strong>di</strong> un testo, ed è allora che le valenze giocano<br />

il loro ruolo, come “filtro” prassico della costruzione assiologica.<br />

Pertanto sostenere che l’enunciazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso si fonda su una o parecchie<br />

“esperienze”, o persino che l’oggetto dell’analisi è l’esperienza in quanto<br />

tale (la sperimentazione del senso), non basta più. Sono proprio tali esperienze<br />

che devono essere a loro volta configurate in “pratiche” o in “situazioni <strong>semio</strong>tiche”<br />

per <strong>di</strong>venire delle <strong>semio</strong>tiche-oggetto analizzabili. In realtà, ogni livello<br />

<strong>di</strong> pertinenza è associato a un tipo <strong>di</strong> esperienza che può essere riconfigurato in<br />

costituenti pertinenti <strong>di</strong> un livello gerarchicamente superiore.<br />

La proposta che facciamo rimette dunque in <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong>verse strategie<br />

teoriche, che consistono nell’attribuire a dei concetti o a delle operazioni<br />

necessari alla costruzione teorica <strong>degli</strong> statuti epistemologici ambigui e poco<br />

operativi, come “presupposizione”, “contesto”, “proto-<strong>semio</strong>tica”, “esperienza<br />

soggiacente”, etc. Essa propone <strong>di</strong> accordare loro uno statuto a un livello <strong>di</strong><br />

pertinenza gerarchicamente superiore, dove questi sono dei costituenti <strong>di</strong> una<br />

<strong>semio</strong>tica-oggetto il cui piano dell’espressione è <strong>di</strong> una modalità <strong>di</strong>versa, e il<br />

piano del contenuto <strong>di</strong> tipo pratico o strategico.<br />

3.2. I sincretismi e le sinestesie<br />

Gli “effetti” apparenti <strong>di</strong> sincretismi (complessi detti talvolta “plurico<strong>di</strong>ci” o “multimodali”)<br />

o <strong>di</strong> sinestesie (complessi detti “polisensoriali”) al livello “n” subiscono<br />

una re<strong>di</strong>stribuzione sulle <strong>di</strong>fferenti componenti pre<strong>di</strong>cative, tematiche e figurative<br />

del livello “n+1”, dove trovano la loro coerenza e la loro omogeneità.<br />

Per esempio, nel funzionamento <strong>di</strong> un pittogramma in quanto “testo-enunciato”,<br />

si potrà solamente osservare che coesistono delle <strong>semio</strong>tiche verbali,<br />

iconiche e oggettali, e che si ha dunque a che fare con una <strong>semio</strong>tica-oggetto<br />

multimodale. Ma, ri<strong>di</strong>stribuiti in una pratica quoti<strong>di</strong>ana o tecnica, ciascuno <strong>degli</strong><br />

elementi <strong>di</strong> queste <strong>semio</strong>tiche multimodali (ivi compresi le figure e i caratteri<br />

del pittogramma) assume uno dei ruoli che costituiscono la scena pre<strong>di</strong>cativa<br />

(strumenti, oggetti, agenti, etc.), o investe una delle modalizzazioni (deittiche,<br />

spazio-temporali, fattuali) <strong>di</strong> questi ruoli.<br />

Altro esempio: nel funzionamento <strong>di</strong> una “pietanza”, le <strong>di</strong>fferenti prensioni<br />

sensoriali (visibili, tattili, olfattive e gustative, persino u<strong>di</strong>tive) formeranno delle<br />

associazioni polisensoriali, se si tratta una “pietanza” come un “testo” (me<strong>di</strong>ante una<br />

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