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semio 5.indd - Andrea Valle - Università degli Studi di Torino

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Si perviene semplicemente alla sua negazione senza spiegare ulteriormente<br />

il passaggio dalla prima fase alla seconda.<br />

Il piano dell’enunciato risulta solo parzialmente autonomo rispetto all’affacciarsi<br />

dell’enunciatore, al quale continuano a rinviare i deittici e i pronomi<br />

personali, sullo sfondo <strong>di</strong> una temporalità sempre al presente. Rileviamo<br />

quin<strong>di</strong> una doppia struttura della persona, una relazione io/tu che concerne<br />

Erickson e Miss K (embrayage enunciazionale), e un egli per il Dr. G (debrayage<br />

attanziale enunciativo).<br />

Il <strong>di</strong>scorso muta costantemente il soggetto frastico, spostando a rotazione<br />

la prospettiva da Erickson a Miss K al Dr. G. Ciascun soggetto è convocato in<br />

quanto opera un fare cognitivo <strong>di</strong> valutazione delle posizioni rispettive <strong>di</strong> Miss<br />

K e della se<strong>di</strong>a vuota. Gli spostamenti prospettici, collocabili a un livello <strong>di</strong><br />

testualizzazione (decisione <strong>di</strong> quale fare sintattico selezionare al momento della<br />

realizzazione linguistica), si accompagnano a un uso insistito dei deittici che<br />

rinviano alla posizione dell’enunciatore, oltre a costituire un’evidente isotopia<br />

ritmica e assonante dal punto <strong>di</strong> vista espressivo (“here” e “there”).<br />

Sintetizzando, rileviamo molteplici tensioni interne al <strong>di</strong>scorso, in primo<br />

luogo tra: i) un punto <strong>di</strong> vista stabile dell’osservatore enunciazionale, deciso<br />

linguisticamente dai deittici (embrayage cognitivo); ii) una delega <strong>di</strong> un<br />

fare cognitivo-osservativo tematizzato sul piano dell’enunciato (débrayage<br />

cognitivo). Un secondo perno tensivo è tra: i) uno spostamento continuo<br />

della prospettiva narrativa, ogni enunciato selezionando attori <strong>di</strong>versi in posizione<br />

<strong>di</strong> soggetto; ii) un’identità <strong>di</strong> enunciato circolante (nelle due varianti<br />

<strong>di</strong> enunciato <strong>di</strong> stato e <strong>di</strong> enunciato <strong>di</strong> un fare cognitivo <strong>di</strong> un soggetto). Un<br />

terzo livello tensivo è tra: i) la duplicità <strong>di</strong> spazi in<strong>di</strong>cati (le due se<strong>di</strong>e) e ii)<br />

l’assonanza linguistica dei termini che li designano (“here” e “there”), che<br />

ne mina la <strong>di</strong>fferenza.<br />

L’analisi del testo rileva quin<strong>di</strong> alcune tensioni semantiche che lo abitano,<br />

ma poco ci <strong>di</strong>ce sugli effetti che questo è in grado <strong>di</strong> scatenare una volta<br />

immerso nel corso <strong>di</strong> azione, dal momento che non sappiamo ancora nulla<br />

dell’arrangiamento spaziale e del tipo <strong>di</strong> esecuzione scelta (dove la velocità<br />

<strong>di</strong> pronuncia sembra avere un suo ruolo), tanto per citare due variabili imme<strong>di</strong>atamente<br />

rilevanti. Abbiamo quin<strong>di</strong> bisogno <strong>di</strong> costruire un secondo testo<br />

che consideri la globalità della situazione <strong>semio</strong>tica, aprendo lo sguardo alle<br />

altre <strong>di</strong>mensioni con cui il piano verbale entra in relazione, riconfigurando<br />

l’insieme delle pertinenze.<br />

A partire dai valori semantici che vengono irra<strong>di</strong>ati dal testo, che funge metodologicamente<br />

da enzima coagulante l’eterogeneità situazionale, possiamo<br />

rendere pertinenti almeno tre altre <strong>di</strong>mensioni <strong>semio</strong>tiche con cui la parola<br />

entra in relazione (complessivamente contrastiva, come vedremo):<br />

i) in primo luogo la morfologia spaziale a<strong>di</strong>bita, piuttosto stabile alle apparenze<br />

(salvo “mettersi a girare” per il Dr. G al momento della vertigine) e costituita<br />

dalla triangolazione dei corpi e dalla <strong>di</strong>sposizione in quadrato delle se<strong>di</strong>e, che<br />

assumono però un orientamento particolare (ve<strong>di</strong> fig. 1).<br />

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