semio 5.indd - Andrea Valle - Università degli Studi di Torino
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legge è conciliare il deciso con il deci<strong>di</strong>bile. Tuttavia, anche in questo caso<br />
l’iniziativa tende a riguadagnare una propria drammatizzazione; basta un’autoosservazione<br />
ed ecco che anche la decisione più “istituzionale” è suscettibile<br />
<strong>di</strong> essere riletta come a suo modo decisiva. Il risultare decisivi è ciò che rende<br />
la decisione stessa desiderabile, quanto temibile.<br />
L’iniziativa propria ad ogni pratica può scegliere tra optare per il deci<strong>di</strong>bile<br />
istituzionalizzato, e quin<strong>di</strong> assumere la parvenza <strong>di</strong> una preservazione della<br />
totalizzazione razionale <strong>di</strong> un sistema sociale inglobante, oppure escogitare<br />
una propria decisività, e <strong>di</strong> conseguenza costituire un nuovo sistema tentativamente<br />
chiuso (ha i propri moventi), ma che non consente più un quadro <strong>di</strong><br />
totalizzazione. In quest’ultimo caso, la pratica non vanta più appoggi nelle prassi<br />
consolidate, responsabilizza l’agente e dovendo trovare motivazioni pronte<br />
a reggere nel tempo finisce per volersi proporre a sua volta come soluzione<br />
archiviabile (e rigiustificabile a posteriori) come condotta sensata.<br />
Per quanto le pratiche <strong>di</strong>pendano da forme <strong>di</strong> organizzazione sociale gerarchicamente<br />
superiori, esse sono il luogo topico <strong>di</strong> una cultura, tanto che la rendono<br />
irriducibile a una grammatica generale, a un sistema <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci o a una enciclope<strong>di</strong>a<br />
or<strong>di</strong>nata e coesa <strong>di</strong> testi. La cultura è tale in quanto polemologicamente<br />
agita e la sua semantica possiede il formato <strong>di</strong> una rete relazionale <strong>di</strong> risorse<br />
da gestire. L’applicazione <strong>di</strong> tali risorse è ricorsiva e posta in gioco rispetto a<br />
qualsiasi iniziativa, cosicché non è tanto la risorsa ad essere in<strong>di</strong>viduata a fini<br />
funzionali, ma le funzioni a <strong>di</strong>pendere da un paesaggio semantizzato.<br />
La pratica può innestarsi solo in un paesaggio figurativo minimamente stabilizzato,<br />
ossia un paesaggio inter-attanziale, incorporato e intersoggettivo, ma<br />
questo si costituisce solo all’insegna <strong>di</strong> un’ecologia delle relazioni, tarata sulla<br />
in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> salienze e sull’elezione <strong>di</strong> pregnanze. Ecco allora che nelle<br />
pratiche il <strong>di</strong>fferenzialismo e la determinazione in negativo dei valori propri<br />
delle <strong>semio</strong>tiche linguistiche <strong>di</strong>vengono operazioni in positivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssimilazioni,<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzioni e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzioni ineguali delle valorizzazioni.<br />
Se le pratiche <strong>di</strong>vengono un oggetto teorico legittimo <strong>di</strong> prospettive <strong>semio</strong>tiche<br />
<strong>di</strong>versificate, l’approccio socio<strong>semio</strong>tico deve specificarsi uscendo dal confino<br />
testualista. Solo la scarsa riflessione <strong>semio</strong>tica sulla decisione meriterebbe opportuni<br />
supplementi <strong>di</strong> ricerca e una specifica <strong>di</strong> “sguardo”. Ma più in generale i<br />
problemi che abbiamo cercato <strong>di</strong> “agitare”, affinché possano palesarsi in superficie,<br />
richiedono l’elaborazione <strong>di</strong> un metodo <strong>di</strong> indagine. L’obiettivazione sotto qualche<br />
descrizione <strong>di</strong> situazioni, scenari, pratiche ha arrovellato <strong>di</strong>scipline con molta più<br />
tra<strong>di</strong>zione della <strong>semio</strong>tica, e quest’ultima non può certo permettersi <strong>di</strong> profilare un<br />
proprio contributo deproblematizzando questo nodo metodologico preliminare.<br />
Sul piano dei modelli teorici, l’ambizione <strong>di</strong> pervenire a una modellizzazione<br />
generalizzabile delle pratiche deve essere sottoposta a opportuna riflessione<br />
critica. Se la testualità è esattamente un oggetto che esemplifica al meglio un<br />
tentativo <strong>di</strong> chiusura relativa e <strong>di</strong> stabilizzazione configurazionale della significazione,<br />
le pratiche, comprese quelle della <strong>semio</strong>tica, si trovano a dover gestire<br />
il senso lungo sno<strong>di</strong> che lo riarticolano costantemente.<br />
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