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capitolo iii - metodologia e disegno della ricerca - Unitn-eprints.PhD ...

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culturali, che ho ritenuto potessero declinare in maniera sufficientemente articolata e precisa<br />

la domanda di <strong>ricerca</strong> principale.<br />

Gli interrogativi di <strong>ricerca</strong> ora esposti implicano un’ulteriore specificazione del punto di<br />

vista, in termini di scelta degli approcci disciplinari. Guardare alla partecipazione politica<br />

entro due sezioni locali di partito chiama in causa il piano delle attività quotidiane e <strong>della</strong><br />

loro organizzazione tra i/le militanti. Si tratta dunque di guardare al partito non solo in una<br />

prospettiva micro, ma anche da un punto di vista fondamentalmente organizzativo, se con il<br />

termine organizzazione si fa riferimento a “reti di azioni collettive intraprese nello sforzo di<br />

dare forma al mondo e alle vite umane” (Czarniawska, 1997, trad. it. 2000, p. 60, corsivo<br />

originale).<br />

Anche in questo caso, il presente lavoro si trova sospeso tra un passato illustre ed un<br />

presente residuale. Quella degli studi sui partiti politici, infatti, è una storia che comincia con<br />

un punto di vista organizzativo (Duverger, 1953-54; Weber, 1922; Michels, 1909): tutti i<br />

primi, fondamentali contributi sul tema hanno come preoccupazione di fondo la descrizione<br />

e l’interpretazione dei partiti intesi come organizzazioni, entro le quali vengono costruite<br />

identità collettive, culture, modalità di partecipazione, strutture organizzative, traiettorie<br />

burocratiche e professionali. Tuttavia, con il passare del tempo ed il mutare dei contorni<br />

disciplinari di sociologia e scienza politica, accompagnati dal mutare <strong>della</strong> politica stessa,<br />

questo originario approccio organizzativo è andato progressivamente scomparendo.<br />

Da un lato questa “estinzione” è dovuta al mutare dell’oggetto stesso <strong>della</strong> <strong>ricerca</strong> che, come<br />

abbiamo visto, si fa sempre più leggero, professionalizzato e personalizzato, anche dal punto<br />

di vista organizzativo. D’altra parte, si delineano anche dei cambiamenti dal punto di vista<br />

<strong>della</strong> disciplina sociologica e politologica: entrambe si sono infatti prevalentemente<br />

concentrate, in anni recenti, su analisi tese alla modellizzazione, all’individuazione di<br />

architetture di sistemi politico-istituzionali (rapporti tra partiti, società e istituzioni), sugli<br />

andamenti elettorali, o ancora sulla comparazione tra sistemi (Diamanti, 2012).<br />

Nonostante la drastica riduzione degli studi di taglio organizzativo si giustifichi in una certa<br />

misura proprio in virtù <strong>della</strong> sempre minor consistenza organizzativa dei partiti stessi, è stata<br />

da più parti messa in luce la necessità di ridare slancio a questa prospettiva, recuperando<br />

un’attenzione ai partiti intesi in quanto organizzazioni, rispetto ai quali l’odierno bagaglio di<br />

conoscenze appare decisamente alleggerito (Morlino, Tarchi, 2006; Biorcio, 2003;<br />

Panebianco, 1982). È appunto a partire da questa esigenza che si costruisce la mia domanda<br />

di <strong>ricerca</strong>, collocandosi nel solco <strong>della</strong> tradizione dell’approccio organizzativo allo studio dei<br />

partiti. Questo tipo di lente interpretativa mi è parsa particolarmente indicata anche in virtù<br />

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