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capitolo iii - metodologia e disegno della ricerca - Unitn-eprints.PhD ...

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precedenti al predominio del sistema di alleanze democristiano al Nord. La Lega mira, in<br />

questa fase, a diventare il baricentro elettorale dell’Italia settentrionale. Sulla base di tale<br />

intenzione, si presenta in formazione autonoma alle elezioni politiche del 1994.<br />

Successivamente, e non senza frizioni interne anche pesanti, Bossi cambia completamente<br />

rotta, sancendo la prima alleanza con Silvio Berlusconi e la neonata Forza Italia (Fi): una<br />

svolta pragmatica che, in cambio di seggi nei collegi uninominali “sicuri”, garantisce<br />

l’afflusso di voti al centro-destra, portando la Lega per la prima volta al governo. Una scelta<br />

che, nei corsi e ricorsi <strong>della</strong> storia del partito, vedremo tornare come una vera e propria<br />

nemesi politica.<br />

Le elezioni producono un risultato ambivalente per la Lega (Passarelli, Tuorto, 2012a;<br />

Diamanti, 1994b): al primo ingresso al governo si accompagna infatti la perdita del primato<br />

nelle regioni del Nord, in favore di Fi. Il partito abbandona prematuramente l’alleanza,<br />

influenzato nella storica decisone dal deludente risultato delle consultazioni europee del<br />

medesimo anno e dai forti malumori interni, che portano alla prima frizione tra Bossi e<br />

Maroni, fin da subito contrario all’alleanza con Berlusconi. Inoltre, l’abbandono del centro-<br />

destra può essere interpretato anche come il tentativo di rompere l’accerchiamento elettorale<br />

di Fi (Passarelli, Tuorto, 2012a), nuova ed agguerrita rivale. Alle elezioni regionali del 1995 il<br />

partito corre nuovamente da solo e rimane all’opposizione ovunque sul territorio.<br />

È a questo punto che si registra il secondo picco elettorale, con le elezioni politiche del 1996,<br />

in cui la Lega conquista ben 4 milioni di voti, raggiungendo il 10,1% dei consensi e<br />

diventando il partito più votato in Veneto e Lombardia. La nuova strategia è all’insegna dello<br />

smarcamento dalla logica bipolare (Biorcio, 2010). Il partito si ritira nuovamente entro i<br />

confini del localismo e torna ad essere la formazione etnoregionalista delle origini (Diamanti,<br />

1996). Al contempo, allo scopo di radicare un’identità in grado di unificare le Regioni del<br />

Nord, differenziandosi dal resto <strong>della</strong> proposta politica di centro-destra e recuperando parole<br />

chiave e consensi <strong>della</strong> prima ora, si inventa la Padania, mentre le istanze autonomiste<br />

cominciano a virare verso la Secessione (Biorcio, 1997; Diamanti, 1996). Nasce così la “Lega<br />

Nord per l’indipendenza <strong>della</strong> Padania”.<br />

Al picco segue un nuovo declino: alle elezioni europee del 1999 il partito rimane al di sotto<br />

del 5% dei consensi, perdendo voti in tutte le regioni settentrionali e riducendo la propria<br />

rappresentanza a Strasburgo. Si tratta <strong>della</strong> conferma che la strada dell’isolamento non paga.<br />

Bossi impone così l’ennesima inversione di marcia ad una base recalcitrante, siglando<br />

l’accordo elettorale con il Polo delle Libertà (PdL), sulla base di due punti strategici: la<br />

devoluzione di poteri alle Regioni ed il blocco dell’immigrazione clandestina. La Lega<br />

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