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capitolo iii - metodologia e disegno della ricerca - Unitn-eprints.PhD ...

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sviluppo fordista e zone <strong>della</strong> Terza Italia di più recente industrializzazione. Ne scaturisce un<br />

rinnovato conflitto tra centro e periferia, in cui la nuova locomotiva dello sviluppo<br />

industriale rivendica maggiori autonomie locali;<br />

3) cambiano le tradizionali reti di integrazione sociale che, staccandosi progressivamente<br />

dall’area di influenza <strong>della</strong> Chiesa, si fanno plurali e frammentate. Il tessuto locale continua<br />

quindi a mostrarsi integrativo, ma si allentano i legami con i valori universali e, soprattutto,<br />

viene meno la Chiesa come storico punto di riferimento valoriale e normativo, mentre si<br />

sviluppa una nuova rete di piccole associazioni, orientate ad una solidarietà di corto raggio e<br />

dai confini locali più ristretti;<br />

4) la crescita economica accelera i processi di secolarizzazione, aumenta la complessità<br />

sociale, indebolisce le tradizionali basi identitarie, creando i presupposti per una nuova<br />

<strong>ricerca</strong>, tanto di identità, quanto di rappresentanza;<br />

5) la globalizzazione dei processi economici, che apre gli orizzonti produttivi,<br />

internazionalizzandoli, porta con sé anche forme di spaesamento e conseguenti ricerche di<br />

ri-radicamento, che assumono talvolta contorni difensivi;<br />

6) anche il processo di europeizzazione chiama in causa aspetti problematici simili a<br />

quelli del punto 5), giacché l’accresciuto ruolo istituzionale e delle politiche comunitarie<br />

indebolisce la capacità di rappresentanza degli Stati nazionali.<br />

Su tali basi, a partire dagli anni Ottanta, nasce e si sviluppa il fenomeno delle leghe regionali,<br />

poi confluito in gran parte (sebbene non completamente), nella progetto federativo <strong>della</strong><br />

Lega Nord. Si tratta del terzo ciclo di protesta regionalista in Italia, che non ha più il carattere<br />

prevalentemente anticapitalista, con accenti di classe ed anti-colonialisti <strong>della</strong> seconda ondata,<br />

quella degli anni Sessanta e Settanta (Diani, 1996a). Le rivendicazioni sono in questo caso di<br />

tipo federalista e improntate alla difesa delle identità regionali (Della Porta, 2004). Non fanno<br />

inoltre riferimento al cleavage di classe, né tantomeno a valori e repertori culturali riconducibili<br />

alla tradizione politica <strong>della</strong> sinistra, anche ampiamente intesa. Il fenomeno prende piede<br />

principalmente in Veneto, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Si tratta di formazioni che<br />

trovano alimento, è bene ricordarlo nel fertile humus culturale dato dalla miriade di<br />

associazioni e formazioni autonomiste attive al Nord da almeno un decennio (Passarelli,<br />

Tuorto, 2012a), sorte sulla base <strong>della</strong> riattivazione <strong>della</strong> frattura centro-periferia (Rokkan,<br />

Urwin, 1983)<br />

Entro la composta galassia leghista, la Łiga veneta (Łv) è la formazione che, legittimamente,<br />

può essere considerata “madre di tutte le Leghe” (Cavalllin, 2010; Jori, 2009): nata<br />

formalmente nel 1980, prima fra tutte le altre, si distingue politicamente per la rivendicazione<br />

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