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capitolo iii - metodologia e disegno della ricerca - Unitn-eprints.PhD ...

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indica una situazione di stabile identificazione degli elettori entro partiti di massa che<br />

ideologizzano variamente la frattura capitale-lavoro, determinando una volatilità elettorale<br />

relativamente bassa (Rose, Urwin, 1970) e dunque scelte di voto e di identificazione politica<br />

stabili e radicate nel tempo 1 .<br />

Tuttavia, la stabile identificazione nei partiti tradizionali si va progressivamente allentando, a<br />

partire all’incirca dagli anni dagli anni Sessanta, sebbene le variazioni contestuali siano<br />

notevoli (per una rassegna aggiornata, si veda Dalla Porta, 2009 e, sull’Italia, Bellucci, Segatti,<br />

2010). Si è scritto a tal proposito di “deconcentramento” del voto (Donovan, Broughton<br />

1999): a partire dal decennio in questione nascono nuovi partiti, si indeboliscono quelli<br />

tradizionali e a ciò si accompagna un fenomeno di “diffusione” elettorale, termine che indica<br />

la crescente tendenza, da parte degli elettori, a distribuire il voto su un numero maggiore di<br />

partiti. Si evidenzia inoltre un fenomeno di volatilità elettorale progressivamente crescente<br />

(Lane, Ersson 1999), benché caratterizzato da andamenti diversi a seconda dei contesti<br />

nazionali e delle fasi storiche 2 . Al mutamento nelle scelte di voto si accompagna poi un<br />

progressivo distacco valoriale e di identificazione rispetto ai partiti: i partiti non sono più<br />

saldamente radicati entro gruppi sociali ben definiti e, in particolare a partire dagli anni<br />

Settanta, si dissolve il cosiddetto “elettorato di appartenenza”. A questo proposito è stata<br />

inoltre rilevata una componente generazionale nell’identificazione partitica, che mostra come<br />

i giovani elettori socializzati negli anni Sessanta tendano ad avere una debole identificazione<br />

partitica, votando sulla base di singole tematiche ritenute di volta in volta rilevanti (Nie,<br />

Verba, Petrocick, 1976) 3 .<br />

Si scompone inoltre il voto di classe: sebbene l’appartenenza sociale non risulti in Europa e<br />

negli Stati Uniti del tutto superata nell’espressione del voto (Wilson, 1998), diversi contributi<br />

indicano il declino dell’influenza di tale variabile, un tempo dirimente, sul voto (Manza,<br />

Hout, Brooks, 1995), con una riduzione dell’indice di “voto di classe” progressiva dagli anni<br />

Quaranta agli anni Ottanta (Inglehart, 1977).<br />

1 Lane e Ersson (1999) hanno condotto una <strong>ricerca</strong> su Austria, Germania, Danimarca, Finlandia, Olanda,<br />

Norvegia, Svezia e Regno Unito, che indica come il party switiching, vale a dire la percentuale di persone che tra<br />

un’elezione e l’altra hanno votato partiti diversi sia passata dall’11% del 1950-54 al 26% del 1990-94.<br />

2 A questo proposito la <strong>ricerca</strong> di Lane ed Ersson (1999) indica come, nel caso italiano, una bassa volatilità di<br />

partito (party switching) negli anni Ottanta, corrispondente all’8%, arrivi a toccare quasi il 29% negli anni<br />

Novanta.<br />

3 Schmitt e Holmberg (1995), rielaborando i dati forniti dall’Eurobarometro, evidenziano come la percentuale<br />

di coloro che dichiarano un forte attaccamento ai partiti sia scesa, dal 1975 al 1992, in quasi tutti i Paesi<br />

europei. Tale declino appare particolarmente netto in Italia (dove si passa dal 46% del 1978 al 31% del 1992),<br />

in Francia, (dal 28 al 16) ed in Olanda (dal 40 al 28%).<br />

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