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capitolo iii - metodologia e disegno della ricerca - Unitn-eprints.PhD ...

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stessi dirigenti e militanti (Albertazzi, 2006), è d’altra parte evidente come le parole d’ordine<br />

identitarie e localiste <strong>della</strong> Lega abbiano in questi anni saputo mobilitare consensi e costruire<br />

una cultura politica piuttosto diffusa. Da questo punto di vista, o si interpreta tale<br />

radicamento come il gigantesco autoinganno collettivo di centinaia di migliaia di militanti ed<br />

elettori del Nord Italia, improvvisamente convintisi di discendere direttamente da Celti e<br />

Longobardi, interpretazione che appare tuttavia povera di potenziale euristico, oppure si<br />

deve guardare in certo modo “oltre” l’identità etnoregionalista “inventata”, per individuare<br />

quali altre corde profonde <strong>della</strong> società e <strong>della</strong> politica riesca a toccare.<br />

Questo guardare oltre ci porta direttamente a quello che ho individuato come il cuore <strong>della</strong><br />

questione, vale a dire all’intreccio inedito e potente tra vecchia subcultura politica “bianca” e<br />

nuovo identitarismo etnoregionalista. La convinzione pressoché unanime negli studi sulla<br />

Lega (Biorcio, 2010, 1997; Diamanti, 2003, 1996, 1994a, 1993; Cento Bull, Gilbert, 2001;<br />

Diani, 1996a; Costantini, 1994), a mio parere pienamente condivisibile, è infatti che la Lega<br />

Nord sappia vestire a nuovo altre, ben più sedimentate forme di appartenenza territoriale,<br />

che fanno sostanzialmente capo al concetto di subcultura politica territoriale, vale a dire<br />

“un particolare sistema politico locale, caratterizzato da un elevato grado di consenso per una<br />

determinata forza e da un’elevata capacità di aggregazione e mediazione dei diversi interessi a<br />

livello locale. Questo presuppone l’esistenza di una fitta rete istituzionale (partiti, chiesa,<br />

gruppi di interesse, strutture assistenziali, culturali, ricreative) coordinata dalla forza<br />

dominante, che controlla anche il governo locale e tiene i rapporti con il potere politico<br />

centrale. Attraverso questa rete, non solo si riproduce un’identità politica particolare, ma si<br />

contribuisce anche all’accordo locale tra i diversi interessi”. (Trigilia, 1986, p. 48)<br />

Gli studi sul sulla Terza Italia (Bagnasco, 1977) hanno messo in luce come nelle regioni del<br />

Centro e del Nord Est si sia radicato un voto di appartenenza, a sua volta fondato su una<br />

forte identità politica collettiva, comunista per le cosiddette “regioni rosse” del Centro e<br />

democristiana per quelle “bianche” del Nord Est (Caciagli, 1988; Trigilia, 1986, 1981; Sivini,<br />

1971).<br />

Le due subculture si sono costituite nel tempo come forme di integrazione politica di nuovi<br />

gruppi sociali, mobilitati a partire dalla crisi agricola di fine Ottocento, rimasti estranei ed<br />

ostili al nuovo sistema unitario, fragile e controllato da interessi lontani (Della Porta, 2009;<br />

Messina, 2001). I movimenti cattolici e socialisti si presentano in queste zone come grandi<br />

contenitori e mobilitatori di identità collettive, saldamente ancorate al piano locale e<br />

territoriale, oltre che tendenzialmente ostili rispetto al piano nazionale.<br />

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