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Edizione n° 16 del 26-04-2009 (pdf da 4.834 KB) - Webdiocesi

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H<br />

Virginia Panzani<br />

a <strong>da</strong>nzato con tutti i<br />

più grandi ballerini <strong>del</strong><br />

nostro tempo, costruendosi<br />

negli anni un<br />

curriculum di prestigio mondiale.<br />

Eppure, con profon<strong>da</strong><br />

umiltà, Liliana Cosi non desidera<br />

essere ricor<strong>da</strong>ta per i<br />

trionfi <strong>del</strong>la sua carriera, bensì<br />

per la sua costante ricerca<br />

di un’ideale di bellezza attraverso<br />

la <strong>da</strong>nza e per il suo<br />

impegno nel comunicarlo<br />

agli altri. Una tensione verso<br />

l’alto di cui l’étoile milanese<br />

– “la signorina Cosi”<br />

come la chiamano con riverenza<br />

e affetto i suoi allievi<br />

- ha parlato alla serata <strong>del</strong><br />

Lions Club di Mirandola<br />

svoltasi mercoledì 15 aprile.<br />

Signorina Cosi, lei si è<br />

diplomata al Teatro alla<br />

Scala di Milano, dove ha<br />

vissuto buona parte <strong>del</strong>la<br />

sua giovinezza. A questi<br />

anni risale la sua “scoperta”<br />

di Dio. Come avvenne?<br />

I miei genitori, pur avendomi<br />

trasmesso solidi principi,<br />

non erano praticanti.<br />

Tuttavia, a <strong>16</strong> anni mi ritrovai<br />

a leggere il “Dialogo <strong>del</strong>la<br />

Divina Provvidenza” di santa<br />

Caterina <strong>da</strong> Siena, un volume<br />

che avevamo in casa e<br />

che di certo nessuno aveva<br />

mai letto. Fui incuriosita <strong>da</strong><br />

questa donna straordinaria<br />

a cui Dio, nel suo infinito<br />

amore, parlava a tu per tu.<br />

Subito dopo volli leggere<br />

anche la vita di santa Caterina<br />

e compresi a quale prezzo di<br />

sofferenze aveva ottenuto il<br />

dono inestimabile <strong>del</strong>l’amicizia<br />

con il Signore. Rimasi<br />

affascinata <strong>da</strong> tutto ciò e iniziai,<br />

per così dire, <strong>da</strong><br />

autodi<strong>da</strong>tta il mio cammino<br />

di fede.<br />

Nella sua formazione fu determinante<br />

l’esperienza al<br />

prestigioso Teatro Bolshoj<br />

di Mosca. Che cosa imparò<br />

<strong>da</strong>lla “scuola russa”?<br />

A Mosca mi innamorai di<br />

nuovo <strong>del</strong>la <strong>da</strong>nza e mi accorsi<br />

che questa arte, vissuta<br />

ad altissimi livelli, è un<br />

vero nutrimento per l’anima.<br />

Ogni sera c’erano spettacoli<br />

meravigliosi al<br />

Bolshoj. Tutto era bello, anzi<br />

perfetto: le coreografie, l’esecuzione<br />

dei ballerini, i costumi,<br />

le luci, la partecipazione<br />

<strong>del</strong> pubblico. Questo<br />

ideale di purezza assoluta<br />

<strong>del</strong>la <strong>da</strong>nza mi conquistò.<br />

Il passo successivo fu l’incontro<br />

con il Movimento<br />

dei Focolari. In che modo<br />

cambiò la sua vita?<br />

Intorno ai vent’anni vivevo<br />

in una sorta di dualismo: <strong>da</strong><br />

una parte la preghiera in chiesa,<br />

dove avvertivo che Qualcuno<br />

mi capiva e mi amava,<br />

<strong>da</strong>ll’altra il contatto con l’ambiente<br />

<strong>del</strong>la Scala, che era<br />

Un’appassionata ricerca <strong>del</strong>l’armonia nell’esperienza artistica<br />

di Liliana Cosi, recentemente ospite <strong>del</strong> Lions Club di Mirandola<br />

Passo<br />

di <strong>da</strong>nza<br />

con Dio<br />

Un incontro sulla bellezza per l’assemblea nazionale di Angolo che si è svolta in città<br />

Un incontro potente<br />

Annalisa Bonaretti<br />

Un incontro dedicato alla bellezza<br />

ha fatto <strong>da</strong> cornice all’assemblea<br />

nazionale di Angolo,<br />

Associazione guariti o<br />

lungoviventi oncologici, che<br />

si è svolta a Carpi il 18 aprile<br />

in quanto in città c’è una sezione<br />

<strong>del</strong>l’associazione.<br />

Organizzato <strong>da</strong> Angolo Carpi,<br />

“La bellezza: luogo <strong>del</strong>lo spirito”<br />

ha avuto tre relatori: Luciano<br />

Armaroli, già primario<br />

<strong>del</strong>la Radioterapia <strong>del</strong> Santa<br />

Maria Nuova di Reggio Emilia,<br />

ha tenuto una lezione magistrale<br />

<strong>da</strong>l tema “In medicina:<br />

l’arte che cura”; Manuela<br />

Ghizzoni, deputato Pd, ha parlato<br />

<strong>del</strong>la bellezza nelle nostre<br />

città mentre il Vescovo,<br />

monsignor Elio Tinti, <strong>del</strong>la<br />

bellezza di Dio.<br />

In una suggestiva Sala <strong>del</strong>le<br />

Vedute, ottima sede per un<br />

convegno di questo tipo, <strong>da</strong>vanti<br />

a una platea particolarmente<br />

attenta e ammirata,<br />

Armaroli ha intrattenuto tutti<br />

con sua bellissima relazione.<br />

Che la bellezza sia negli occhi<br />

di chi guar<strong>da</strong> è fuori discussione,<br />

poi il medico, citando<br />

Platone (380 a.C.), ha sottolineato<br />

che “non è possibile<br />

guarire solo il corpo a prescindere<br />

<strong>da</strong>lla conoscenza <strong>del</strong>l’anima<br />

e <strong>del</strong>la natura <strong>del</strong> cosmo”.<br />

Ha precisato che “l’azione <strong>del</strong>la<br />

bellezza è essenziale per la<br />

riconquista e il mantenimento<br />

<strong>del</strong>la salute” e ha osservato<br />

come l’arte, che riesce a creare<br />

una catarsi, e la natura, rassicurante<br />

e antidepressiva, sono<br />

in grado di agire sull’uomo.<br />

Ha indugiato, ma spiegando<br />

con la chiarezza <strong>del</strong> bravo<br />

medico, come “speranza e rasserenamento<br />

funzionino come<br />

le benzodiazepine; lo stimolo<br />

<strong>del</strong>l’io, l’autostima come le<br />

endorfine; la sicurezza e la<br />

progettualità portano a secernere<br />

cortisone e adrenalina; il<br />

superare tendenze depressive<br />

aiuti come un antidepressivo”.<br />

Una bellezza sapere queste<br />

cose, si può fare tanto senza<br />

l’aiuto dei farmaci (che vanno<br />

somministrati e prese quando<br />

è necessario, ma non così spesso<br />

come si usa fare).<br />

Luciano Armaroli, aiutato <strong>da</strong><br />

immagini scelte con cura, si è<br />

soffermato sul come creare<br />

bellezza. Questa la sua ricetta:<br />

essere belli dentro; bisogna<br />

saper sognare a patto che la<br />

nostra visione diventi missione<br />

– un sogno operativo insomma<br />

-; occorre una tecnologia<br />

accompagnata <strong>da</strong>lla compassione;<br />

avere la consapevolezza<br />

che la bellezza è una<br />

forza incredibile, capace di<br />

smuovere le montagne; avere<br />

la capacità di <strong>da</strong>re bellezza<br />

alle cose; diffondere i risultati<br />

di un’esperienza positiva. E<br />

qui Armaroli ha mostrato fotografie<br />

<strong>del</strong>la “sua”<br />

radioterapia, un bunker<br />

affrescato salito agli onori <strong>del</strong>la<br />

cronaca dopo un articolo su<br />

Lancet, la più prestigiosa rivista<br />

medica al mondo.<br />

Appassionata la conclusione<br />

<strong>del</strong> medico; “Servono bellezza<br />

e arte per scongiurare l’indifferenza,<br />

il peggior male”.<br />

Manuela Ghizzoni ha scelto<br />

un’altra prospettiva per trattare<br />

<strong>del</strong>la bellezza e tra le città<br />

ha optato per Firenze. Difficile<br />

definire le città, sono “uno<br />

stato d’animo” (Roberto<br />

Sabatino Lopez, 1955), dunque<br />

non solo corpi, strutture<br />

ampie fatte di pieni e di vuoti,<br />

ma anche – o soprattutto –<br />

sintesi <strong>del</strong>la società, <strong>del</strong>le comunità<br />

che ci vivono.<br />

Una carrellata di immagini per<br />

ammirare i due poli distinti,<br />

Santa Maria <strong>del</strong> Fiore e il palazzo<br />

dei Priori in piazza <strong>del</strong>la<br />

Signoria, “una sorta di<br />

bilanciere - come lo ha definito<br />

Ghizzoni - tra potere religioso<br />

e potere civile”.<br />

Ha concluso il Vescovo affermando<br />

che “tutto ciò che vediamo<br />

nella creazione è bellezza,<br />

armonia”. Ha parlato<br />

<strong>del</strong>lo stupore che si prova <strong>da</strong>vanti<br />

alla bellezza <strong>del</strong>la natura<br />

e <strong>del</strong>le creature, ha ricor<strong>da</strong>to<br />

passi <strong>del</strong>la Bibbia,<br />

sant’Agostino che, interrogandosi<br />

sulla bellezza, aveva trovato<br />

un’unica risposta, “è un<br />

inno di lode a Dio, un aiuto per<br />

elevare a Lui la nostra mente”.<br />

Monsignor Tinti ha ricor<strong>da</strong>to<br />

Speciale<br />

Bellezza<br />

l’estasi di san Giovanni Bosco,<br />

la quotidiana adorazione<br />

al Santissimo Sacramento di<br />

madre Teresa di Calcutta, un<br />

modo “per contemplare la bellezza<br />

di Dio” e ha fatto una<br />

raccoman<strong>da</strong>zione, la bellezza<br />

“non è un fatto esteriore, ma è<br />

nel cuore di ogni persona”.<br />

Affermazione di un credente<br />

che trova corrispondenza con<br />

quella dei due laici che lo hanno<br />

preceduto.<br />

Moderatore <strong>del</strong>l’incontro,<br />

l’oncologo Fabrizio Artioli,<br />

presidente di Amo, associazione<br />

vicinissima ad Angolo,<br />

che ha concluso dicendo che<br />

“immergersi all’interno di se<br />

stessi avvicina al bello. Chiunque<br />

può incontrare il bello,<br />

basta cogliere ciò che la natura<br />

ci offre, quello che l’uomo<br />

ha saputo creare. Per qualcuno<br />

c’è la mano di Dio, per altri<br />

no, ma la bellezza esiste, è<br />

praticamente ovunque”. Non<br />

può essere altrimenti perché,<br />

come ha precisato la psicooncologa<br />

Maria Grazia<br />

Russomanno, “la bellezza è<br />

<strong>del</strong>lo spirito umano. Possiamo<br />

passare <strong>da</strong>lla bellezza di sé<br />

a quella degli altri, dobbiamo<br />

essere consapevoli di essere<br />

tutti speciali, e molto potenti”.<br />

Chissà se è la bellezza che<br />

cerca l’uomo o viceversa, di<br />

certo però siamo immersi nella<br />

bellezza, basta solo saperla<br />

vedere.<br />

<strong>26</strong> aprile '09<br />

11<br />

molto lontano <strong>da</strong>i miei valori<br />

e in cui non mi ero mai<br />

<strong>del</strong> tutto inserita, tanto che i<br />

miei compagni mi chiamavano<br />

“la superba”. Un giorno,<br />

per una circostanza provvidenziale,<br />

conobbi le ragazze<br />

<strong>del</strong> focolare di Milano.<br />

Alla mia doman<strong>da</strong> su chi<br />

fossero, una di loro mi rispose:<br />

“Cerchiamo di vedere<br />

Gesù nel prossimo”. Questa<br />

frase per me fu sconvolgente.<br />

Salii sull’autobus, strapieno<br />

come sempre, e negli<br />

sguardi <strong>del</strong>le persone vidi<br />

Gesù. Subito dopo an<strong>da</strong>i in<br />

chiesa e mi sembrò che il<br />

Signore <strong>da</strong>l tabernacolo mi<br />

dicesse: “Perché mi cerchi<br />

soltanto qui, se io sono in<br />

tutti?”. Da allora cominciai<br />

a frequentare il gruppo dei<br />

focolarini e cambiò il mio<br />

atteggiamento verso i colleghi.<br />

L’adesione alla spiritualità<br />

<strong>del</strong> focolare non comportò<br />

per lei una rinuncia<br />

alla <strong>da</strong>nza. In questa scelta<br />

giocò un ruolo fon<strong>da</strong>mentale<br />

Chiara Lubich. In<br />

che modo?<br />

Mi colpirono molto le parole<br />

“Datti tutta a me” che<br />

Chiara aveva avvertito nel<br />

suo cuore <strong>da</strong> ragazza e che<br />

le avevano rivoluzionato<br />

l’esistenza. Le sentivo rivolte<br />

anche a me e pensai di entrare<br />

subito nel movimento lasciando<br />

tutto, tanto grande<br />

era la gioia di seguire il Signore.<br />

E invece Chiara mi<br />

comunicò che dovevo continuare<br />

a <strong>da</strong>nzare, perché<br />

quella era la volontà di Dio<br />

su di me. Compresi che <strong>da</strong><br />

allora in poi non sarei più<br />

stata io a ballare per Gesù,<br />

ma Gesù stesso ballava in<br />

me. Dunque la mia professione<br />

non era un ostacolo<br />

nel rapporto con Dio, bensì<br />

lo strumento per una profon<strong>da</strong><br />

comunione con Lui.<br />

Quali sono i fon<strong>da</strong>menti<br />

che animano <strong>da</strong> sempre la<br />

compagnia di ballo <strong>da</strong> lei<br />

fon<strong>da</strong>ta a Reggio Emilia?<br />

Quando ero a Mosca, nacque<br />

in me il desiderio di<br />

aprire un giorno una scuola<br />

per insegnare a ballare così<br />

come avevo visto al Bolshoj.<br />

In seguito, con i colleghi<br />

Marinel Stefanescu e sua<br />

moglie Louise, che condividevano<br />

i miei stessi ideali,<br />

iniziammo il nostro progetto<br />

a Reggio Emilia. Nonostante<br />

le innumerevoli difficoltà,<br />

ci ha sempre sorretti<br />

la volontà di trasmettere ai<br />

giovani l’arte <strong>del</strong>la <strong>da</strong>nza<br />

intesa come elevazione <strong>del</strong>lo<br />

spirito e continua ricerca<br />

<strong>del</strong>la perfezione. Questo<br />

“mirare in alto” non è per<br />

fare carriera o per raggiungere<br />

la fama, ma diventa dono<br />

per gli altri, affinché percepiscano<br />

attraverso la <strong>da</strong>nza<br />

uno sprazzo <strong>del</strong>l’infinita bellezza<br />

di Dio.

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