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della CARTA GEOLOGICA D'ITALIA alla scala 1:50.000

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depositi attribuiti a più eventi erosivo-deposizionali, talvolta non suddivisibile in unità di rango inferiore<br />

per mancanza di elementi.<br />

Diverso è il caso di quei depositi prodotti da eventi a carattere locale (es. il distacco di una frana<br />

oppure la formazione e l’interramento di un bacino lacustre), svincolati d<strong>alla</strong> combinazione dei fattori che<br />

controllano l’evoluzione complessiva del bacino nel quale è invece in atto una generalizzata fase erosiva;<br />

anche se le discontinuità che delimitano i corpi sedimentari sono evidenti, il carattere episodico e<br />

circoscritto di questi eventi ha in tal caso suggerito di applicare il criterio litostratigrafico, cartografando i<br />

depositi come “Unità non distinte in base al bacino di pertinenza”.<br />

In legenda le unità relative <strong>alla</strong> copertura pliocenico-quaternaria sono state ordinate in base al<br />

perdurare dei processi responsabili <strong>della</strong> messa in posto delle singole unità, ed in secondo luogo in base al<br />

bacino di pertinenza. In quest’ottica sono state definite come “Unità completamente formate” le unità<br />

deposizionali attualmente svincolate dall’agente fisico al quale sono geneticamente legate (es. un lembo di<br />

depositi fluviali attualmente non più inondabile da parte del corso d’acqua che l’ha generato); queste<br />

unità, quando non sepolte, sono soggette a rimo<strong>della</strong>mento. Le unità deposizionali generate da processi<br />

fisici potenzialmente riattivabili sono invece raggruppate nelle “Unità in formazione”. Il fatto che un’unità<br />

non sia più in rapporto con l’agente che l’ha generata non significa tuttavia che questa sia stabilizzata: ad<br />

esempio un accumulo di frana non più in rapporto con la sua nicchia di distacco può essere rimobilizzato<br />

dall’erosione al piede da parte di un corso d’acqua; oppure la superficie terrazzata di un deposito<br />

alluvionale completamente formato, se non viene più invasa dalle acque del corso d’acqua al quale è<br />

legata geneticamente, può essere inondata dal reticolato idrografico affluente.<br />

L’approccio allostratigrafico richiede imprescindibilmente che nella carta geologica vengano distinte<br />

tra loro unità, anche se in prima approssimazione coeve, appartenenti a bacini idrografici diversi.<br />

L’evoluzione di un determinato settore <strong>della</strong> superficie terrestre è infatti controllata non solo da variabili<br />

climatiche, come ritenuto in passato, ma anche di natura geodinamica, litologica e morfologica. La<br />

combinazione di più fattori fa sì che ciascun bacino idrografico abbia una propria storia evolutiva e, in<br />

ultima analisi, una successione di forme e depositi che non è mai direttamente correlabile con quella di un<br />

altro. Ciò ha comportato il riconoscimento di successioni sedimentarie distinte per ciascuno dei tre bacini<br />

maggiori in cui si articola l’area di studio: la Val Cenischia, la Valle di Susa e la Val Chisone. Ad ogni<br />

unità corrisponde pertanto un colore che è stato graficamente diversificato mediante l’adozione di un<br />

retino con orientazione diversa a seconda del bacino di appartenenza.<br />

Nell’area del foglio sono tuttavia comprese solo la media ed alta Valle di Susa e settori marginali <strong>della</strong><br />

Val Cenischia e <strong>della</strong> Val Chisone. Per ricostruire le successioni complete di ciascun bacino si è quindi<br />

fatto riferimento, oltre ai dati provenienti dal contiguo Foglio “Susa”, anche ai risultati di una serie di<br />

studi condotti in aree limitrofe come tesi di laurea presso il Dipartimento di Scienze <strong>della</strong> Terra<br />

dell’Università di Torino, applicando la stessa metodologia 2.<br />

Non essendo attualmente disponibile per il Quaternario una <strong>scala</strong> cronologica di riferimento<br />

formalmente accettata d<strong>alla</strong> comunità scientifica internazionale, si precisa che è stata qui adottata quella<br />

proposta da Richmond (cfr. AIQUA, 1982), modificata, che si riporta di seguito. Tutte le datazioni<br />

proposte sono state ricavate da dati pedostratigrafici, calibrati, provenienti da aree esterne al foglio.<br />

OLOCENE<br />

———————————————————-0.01 Ma<br />

PLEISTOCENE SUPERIORE<br />

———————————————————-0.13 Ma<br />

PLEISTOCENE MEDIO<br />

———————————————————-0.73 Ma.<br />

PLEISTOCENE INFERIORE<br />

==================================1.67 Ma<br />

PLIOCENE<br />

1. - UNITA’ COMPLETAMENTE FORMATE NON DISTINTE IN BASE AL BACINO DI<br />

PERTINENZA<br />

Unità del Segurét - La Riposa (slr) (Pliocene? - Pleistocene sup.)

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