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Untitled - Pontelandolfo news

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poi il detto Don Egiddio, che insinuavano al popolo di deporre le armi, giacché il Re era morto 5, e<br />

non potea più venire in queste parti, facendo di nuovo eriggere l'albore sempre assistito dalli so‐<br />

pranominati Don Nicola Gugliotti, Don Carlo, Don Carminio, Don Lorenzo Pulzella, Don Salvatore<br />

Iavecchia, Don Giuseppe, e suoi fratelli di Guerrera, ed altri aderenti Republicani. L' istessa predica si<br />

fece dalli sopradetti Arciprete, e Don Egiddio altre volte, ed in altri giorni sempre coll'istessa assistenza,<br />

cossi tutti i Regalisti (borbonici) deposero le armi, e si ritirarono mesti alle loro case...<br />

Si dipartirono da detta loro padria di <strong>Pontelandolfo</strong>, li sacerdoti Don Girolamo Fusco, Don Cleto<br />

Pulzella, una col detto Iavecchia, e l'istesso Presidente Don Egiddio, portandosi nella Terra di Morcone,<br />

dove stava Don Andrea Vallante, pregandolo di venire colla sua truppa francese a saccheggiare in<br />

<strong>Pontelandolfo</strong>, fucilare, e cercare i Regalasti, come infatti il detto Vallante saccheggiò molte case de<br />

Regalasti, non riuscendoli di carcerare niuno, perché tutti si diedero alla fuga... ».<br />

Infine « Essendo venuta la Truppa del nostro Sovrano, e di già stavano nella vicina città di<br />

Benevento e nella Taverna di Campolattaro, due miglia discosto dalla Terra di <strong>Pontelandolfo</strong>, li sudetti<br />

Arciprete, e Don Egiddio, e suoi fratelli diceano, che le Regali Truppe erano false, (che erano) ladri, e<br />

che ciò si faceva per<br />

5 Naturalmente i Repubblicani lo dicevano apposta. Il Re non era morto. Anzi, da quella data (1799), dovevano-<br />

passare ancora 26 anni per<br />

giungere la sua fine, avvenuta il 4 gennaio 1825.<br />

In proposito si legge nelle Storie segrete dei Borboni che il Re, diffi<br />

dando di tutti, si faceva proteggere da un grosso e feroce mastino. Durante il giorno lo teneva legato al letto,<br />

mentre la notte lo lasciava libero nella<br />

sua camera, per cui chiunque osava entrarvi veniva divorato. Quando egli morì, gli alabardieri del palazzo reale<br />

dovettero prima abbattere il pericoloso<br />

cane e poi entrarono nella stanza.<br />

Il re Ferdinando, che era stato sempre dominato dai ministri e raggirato<br />

dalla regina, fu burlato marito, triste padre, pessimo re, per il quale la gola, il sonno e i grossolani sollazzi<br />

costituirono l'insieme della (sua) scioperata<br />

vita.<br />

I Napoletani ricordarono la sua morte così<br />

Accadono in ver gran cose strane.<br />

Moriva un lupo (cioè il Re) e l'assisteva un cane.<br />

(Cfr. G. LA CECILIA, op. cit., vol. 2 ° , pp. 602 e 603).<br />

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