Miscellanea Ex Libris, 2011. PDF 898 KB - Toni Pecoraro
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A parte le opere di Alina Kalczynska, polacca di nascita, ma italiana d’adozione ormai da molti<br />
anni, le cui fantastiche forme sono lontane dalla nostra tradizione, anche se ben comprensibili per il<br />
loro assoluto rigore formale e per i loro solari e mediterranei colori, credo che per tutti gli altri<br />
artisti esista una chiara comunione culturale. E’ presente un denominatore comune, che nasce non<br />
da una cultura parcellata e atomizzata, così come molti ormai vorrebbero, ma da un humus culturale<br />
che rende non dissonante, anzi a volte complementare, lo sviluppo artistico di ciascuno dei nostri<br />
artisti.<br />
Nonostante i regionalismi, che hanno indubbiamente provocato una serie infinita di differenze e di<br />
divisioni, non c’è dubbio che, per motivi complessi e non facilmente comprensibili, non sono<br />
numerosi i grafici italiani che si possono considerare cittadini legittimi di un’altra terra che non sia<br />
quella italiana.<br />
L’albero della vita alla quale appartengono gli autori quì presentati è identico, anche se<br />
indubbiamente il ramo sul quale ognuno di loro sta seduto non può dirsi lo stesso. Così, ad esempio,<br />
Bruno Missieri, con la sua puntigliosa ricerca della forma, con il suo cromatismo così atemporale ed<br />
estetizzante, risulta del tutto differente da Gianni Verna, per il quale ogni segno è rapido ed<br />
essenziale, sempre in un rincorrersi di bianchi e di neri, di luci e di ombre, fino alla più esasperata<br />
essenzialità.<br />
Un’altra primaria preoccupazione degli organizzatori di questa mostra è stata quella di dare spazio,<br />
oltre che alle varie tendenze artistiche, alle tecniche incisorie più diverse. Così, non solo troviamo la<br />
nuova figurazione di Gianfranco Schialvino e la neosecessione di Gianni Verna, la levità poetica, da<br />
“Strapaese”, di Cristiano Beccaletto, l’iperverismo di Vincenzo Gatti, l’astrattismo decorativo di<br />
Bruno Paglialonga, l’onirismo baconiano di Callisto Gritti, il delicato verismo di Raffaele Porreca,<br />
l’espressionismo magico di Nicola Costanzo, il naturalismo metafisico di Bruno Missieri,<br />
l’astrattismo geometrico di Alina Kalczynska, ma restiamo affascinati dalle tecniche incisorie<br />
utilizzate.<br />
Dall’acquatinta all’acquaforte alla maniera nera, dalle grandi xilografie a più legni colorate, dal<br />
bulino alla “primaria” incisione su legno di testa e di filo, ogni tecnica originale è qui rappresentata<br />
in maniera abile e suggestiva, così da permettere, anche al non esperto visitatore di questa mostra,<br />
un rapido ed esaustivo giro d’orizzonte sulle tante possibilità concesse all’incisore per potere<br />
esprimere il proprio “furore” artistico.<br />
Comunque sia, al di là di ogni disquisizione, questa unitarietà e questa assonanza artistica nazionale<br />
apparità ancora più evidente confrontando gli ex libris degli artisti italiano con quegli austriaci,<br />
questi ultimi accuratamente ed oculatamente scelti da Heinrich R. Sheffer.<br />
E’ certo utile sottolineare come austriaci ed italiani presentino una sensibilità ed un linguaggio<br />
unitario, a dimostrazione che il comune retaggio europeo prende forma e vigore anche in questo<br />
particolare ambito dell’arte grafica.<br />
L’Europa allora non come utopia geografica o come cosmopolita ed apatride, ma come destino<br />
comune che affonda le sue radici in un passato che è vivo e vitale nei migliori di noi.<br />
Vorrei concludere queste mie brevi note con le parole di Luciana Tabarroni, non solo grande<br />
collezionista di grafica, ma anche attenta studiosa della storia dell’arte europea: “Fra gli artefici