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io l'impresa febbraio 2013 - CNA Informa

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Il personagg<strong>io</strong><br />

del mese<br />

<strong>CNA</strong> Bologna<br />

22<br />

Intervista a Concetto Pozzati,<br />

pittore<br />

La cultura non è un grande evento<br />

Ma tanti piccoli granelli di sabbia<br />

di Massimiliano Papasso<br />

“La cultura può insegnare, e soprattutto<br />

produrre, un nuovo modello di<br />

politica. Può esserne il motore a patto<br />

che si liberi di quella spettacolarizzaz<strong>io</strong>ne<br />

a cui sembra essere ancorata.<br />

Oggi si pensa che fare cultura sia organizzare<br />

un grande ‘evento’. E invece<br />

<strong>io</strong> credo che la cultura sia fatta di<br />

piccoli granelli di sabbia che quotidianamente<br />

cadono senza che nessuno<br />

se ne accorga e intanto, silenz<strong>io</strong>samente,<br />

formano un grande campo culturale<br />

in cui poi noi tutti ci ritroviamo”.<br />

Ha appena portato a termine uno dei<br />

suoi “cicli narrativi”, quello legato alla<br />

leggerezza e ai colori dei dolci, Concetto<br />

Pozzati, pittore veneto di fama<br />

mondiale che a Bologna ha piantato<br />

le sue radici. In oltre cinquant’anni di<br />

carriera ha esposto per cinque volte<br />

alla Biennale di Venezia, le sue opere<br />

hanno fatto il giro del mondo, da New<br />

York a Tokyo, eppure a 77 anni sente<br />

ancora l’esigenza di rinnovarsi e reinventarsi.<br />

Maestro Pozzati, il suo ultimo ciclo<br />

narrativo, esposto alla Galleria Cinquantasei<br />

e portato anche in Sala<br />

Borsa nei g<strong>io</strong>rni del C<strong>io</strong>ccoshow<br />

dalla stessa Galleria e da Cna, si<br />

intitolava “Quasi dolce”. In questo<br />

ciclo lei ha rappresentato delle torte,<br />

come mai questa scelta?<br />

Diciamo che, dopo un per<strong>io</strong>do in cui<br />

mi ero concentrato su dei cicli narrativi<br />

molti tristi, angosciati e quasi<br />

esistenziali, avevo voglia di ritornare<br />

al colore e alla positività. E allora mi<br />

sono lasciato andare e ho raffigurato<br />

delle torte, dei grandi dolci, lasciando<br />

sempre una certa dose di ambiguità,<br />

quella che mi contraddistingue,<br />

racchiusa in quel “quasi” contenuto<br />

nel titolo. Qualcosa di<br />

delicato e suadente in<br />

un momento grig<strong>io</strong> e<br />

tenebroso.<br />

Una mostra che le ha<br />

permesso anche di<br />

avere un contatto diretto<br />

con il pubblico<br />

visto che ha dipinto<br />

in diretta alcune delle<br />

opere.<br />

Ogni m<strong>io</strong> ciclo narrativo<br />

si conclude con un<br />

quadro molto grande.<br />

La Galleria Cinquantasei<br />

mi ha proposto<br />

di realizzarne due dal<br />

vivo, a stretto contatto<br />

con il pubblico.<br />

Un’esperienza che<br />

avevo vissuto per la<br />

prima volta nel 1963<br />

quando assieme a<br />

Cuniberti e De Vita in<br />

tre notti dipingemmo<br />

delle tele grandi come<br />

pareti nella galleria<br />

de’ Foscherari. Devo ammettere che<br />

è stato bello ma faticoso, soprattutto<br />

per chi come me è abituato a lavorare<br />

nella propria “tana”: uno spaz<strong>io</strong> che è<br />

un modo d’essere e di esistere oltre<br />

Pittore di fama<br />

mondiale ha esposto<br />

per cinque volte<br />

alla Biennale<br />

di Venezia<br />

Il suo ultimo ciclo<br />

“Quasi dolce”<br />

con Galleria<br />

Cinquantasei e Cna<br />

esposto nell’ex<br />

Sala Borsa durante<br />

il C<strong>io</strong>ccoshow<br />

“Avevo voglia<br />

di ritornare<br />

alla positività”<br />

che di lavorare.<br />

Parallelamente alla sua carriera artistica,<br />

lei è stato anche assessore<br />

alla cultura del Comune di Bologna<br />

dal ’93 al ’96. Che ricordo ha di<br />

quell’esperienza?<br />

Sinceramente non mi aspettavo di essere<br />

chiamato a ricoprire quell’incarico<br />

con il sindaco Vitali. Semplicemente<br />

perché pochi pittori e artisti in Italia<br />

hanno ricoperto ruoli istituz<strong>io</strong>nali. In<br />

ogni caso <strong>io</strong> non ero un politico, ero<br />

un tecnico che aveva una convinz<strong>io</strong>ne,<br />

che è ancora mia. E c<strong>io</strong>è che la<br />

cultura poteva insegnare e produrre<br />

un nuovo modello di far politica. La<br />

cultura poteva e può essere il motore<br />

per un cambiamento.<br />

A delle condiz<strong>io</strong>ni<br />

però...<br />

Quali?<br />

Che si smetta di associare<br />

la cultura all’idea<br />

del grande evento,<br />

un termine che od<strong>io</strong>.<br />

Credo che la cultura,<br />

come ho già detto, sia<br />

fatta di interventi quotidiani<br />

che servono a<br />

creare quel grande<br />

tessuto culturale. Non<br />

pensare ad un unico<br />

“evento” per poi non<br />

fare nient’altro per un<br />

anno.<br />

Ha qualche esemp<strong>io</strong>?<br />

Prenda ArteFiera, una<br />

manifestaz<strong>io</strong>ne molto<br />

importante che va<br />

applaudita e sostenuta.<br />

Ci sono talmente<br />

tanti avvenimenti che<br />

ci sembra di essere<br />

a Berlino o a Londra, ma che durano<br />

solo pochi g<strong>io</strong>rni. E allora, mi chiedo,<br />

non sarebbe forse megl<strong>io</strong> farne uno al<br />

mese di questi avvenimenti per avere<br />

un intero anno di spessore culturale

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