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A R T E
Una ulteriore conferma della sincera adesione alla corrente filellenica da
parte del pittore bergamasco è data dal dipinto Lord Byron sulle sponde del mare
ellenico (Pavia, Musei Civici, Pinacoteca Malaspina), dove Trecourt si avvicina
agli esiti di Giovanni Carnovali, detto il Piccio, amico e sodale di una vita, per la
“resa insieme emozionale e atmosferica dei valori di un paesaggio fermato attraverso
una vibrante tessitura cromatica tutta di piccoli tocchi, svirgolamenti
improvvisi e nervose bloccature” (Mazzocca 1992).
Si tratta di una delle rare eccezioni di contatto tra i loro linguaggi artistici:
Trecourt percorre e rinnova il solco della tradizione, ma la sua lungimiranza lo
porta a credere fermamente – ed è tra i pochi a quei tempi – nella “svolta impressionista”
del Piccio, tanto da difenderlo pubblicamente nella famosa requisitoria
sull’Agar, considerata uno dei saggi di critica d’arte più belli di tutto l’Ottocento
italiano.
Se il Piccio è stato ultimamente risarcito con una mostra che ha riscosso grande
successo (Cremona, 24 febbraio – 10 giugno 2007) crediamo che anche Trecourt
meriti qualcosa più degli 8 dipinti presentati in quella sede, che comunque rappresentano
un incoraggiante passo avanti verso una riscoperta completa e approfondita
di uno dei protagonisti indiscussi del Romanticismo lombardo.
Bibliografia:
F. Mazzocca, in I Pittori bergamaschi dell’Ottocento, I, pp. 445-481; Bergamo 1992; A. Villari, in Roman-
tici e Macchiaioli. Giuseppe Mazzini e la grande pittura europea, catalogo della mostra, Ginevra-Mila-
no 2005, p. 249; G. Valagussa, in Piccio l’ ultimo romantico, catalogo della mostra, Cinisello Balsamo
(Milano) 2007, pp. 97, 98, 127-129, 143-144, 175-176, 201 (R. Mangili).
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