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A R T E
ritengo che si tratti di disegni giovanili, eseguiti subito dopo l’alunnato all’Accademia
di Brera e il successivo trasferimento a Roma.
La datazione dei disegni potrebbe agganciarsi a quella delle prove inviate da
Roma ai maestri dell’Accademia braidense di cui ci è rimasto un esempio nel
disegno con Socrate che beve la cicuta, in collezione privata bergamasca (cfr. Giovan
Battista Dell’Era – Un artista lombardo nella Roma neoclassica, catalogo
della mostra, Treviglio 2000, p. 88, n. 37).
Anche qui infatti, come nei disegni dell’album, la composizione è risolta attraverso
un’abile sintesi di motivi tratti dallo studio dell’antico e dei dipinti dei ‘maestri’,
ora riproposti meccanicamente ora reinterpretati più liberamente.
A suffragare l’attribuzione a Dell’Era intervengono poi altri dati non trascurabili:
la scena con i due innamorati intenti a disegnare in un paesaggio ritorna, con
alcune varianti, in un disegno conservato al Castello Sforzesco di Milano (Inv. B
858); il giovane afflitto che ascolta i consigli del filosofo ha inequivocabilmente i
tratti fisionomici del giovane Dell’Era così come ci sono tramandati dai suoi
numerosi autoritratti; su una pagina dell’album si trovano poi due schizzi che sono
in relazione con un disegno giovanile di Dell’Era raffigurante un episodio della
storia de Il primo navigatore, già nella collezione di sir Antony Blunt e passato in
seguito sul mercato.
Curiosa e decisamente insolita la tematica dei disegni che illustrano,
come in un racconto ad episodi, la vicenda di un giovane pittore che,
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