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L I B R I<br />
Con 3 tavole, di cui una impressa a mezzotinto in seppia e colorata a mano.<br />
Legatura coeva in bazzana.<br />
Restauri alle cuffie.<br />
J. C. Le Blon oltre ad essere l’inventore della tricromia e un grande sperimentatore calcografico, fu<br />
anche un grande teorico del sistema del colore continuando e mettendo in pratica la scienza di<br />
Newton e di altri autori classici dell’argomento.<br />
La prima parte di quest’opera è una ristampa del già allora introvab<strong>il</strong>e trattato di Le Blon intitolato<br />
Il Coloritto, stampato a Londra in un esiguo numero di copie nel 1725.<br />
In esso spiegava la sua teoria dei colori primari in rapporto ad ogni oggetto che <strong>il</strong> pittore si appresta<br />
a rappresentare, ma non solo, sosteneva anche, contro la convinzione di molti artisti e teorici dell’epoca,<br />
che <strong>il</strong> corretto ut<strong>il</strong>izzo dei colori non dipendeva da un talento naturale del pittore, ma da<br />
una serie di regole che era possib<strong>il</strong>e insegnare a tutti.<br />
La seconda parte, intitolata Opérations nécessaires pour graver des estampes à l’imitation de la<br />
Peinture è <strong>il</strong> primo trattato a stampa che <strong>il</strong>lustra la tecnica della tricromia, che qui compare<br />
anonimo, ma che probab<strong>il</strong>mente fu redatto da Antoine Gautier de Montorge, allievo di Le Blon.<br />
Anatomie de la couleur: l’ invention de l’estampe en couleurs, sous la direction de Florian Rodari, Paris<br />
et Lausanne 1996.<br />
Stampato in 30 esemplari<br />
BARTOLI PIETRO SANTI.<br />
Recue<strong>il</strong> de Peintures Antiques, Imitèes fidelement pour les couleurs & pour<br />
le trait, d’apres les Desseins coloriès faits par Pietro Sante Bartoli.<br />
Paris, s. e. 1757.<br />
In Folio; 1 c.nn. 31 pp.<br />
Con 33 tavole, di cui una a doppia pagina, incise in rame e miniate da mano<br />
coeva. Legatura in mezzo marocchino della seconda metà del XIX secolo.<br />
Tagli dorati.<br />
Unito con:<br />
Barthelemy Jean-Jacques.<br />
Le Mosaique de Palestrine, s.l. s.e. 1760<br />
In Folio; 1 c.nn. II, 36 pp.<br />
Con una tavola a doppia pagina miniata da mano coeva e un’altra tavola in<br />
bianco nero incise in rame.<br />
“Mais c’est beaucoup d’avoir fait une pare<strong>il</strong>le découverte en France”: così <strong>il</strong> Conte<br />
di Caylus si felicitava per aver trovato i 33 acquarelli di Pietro Santi Batoli qui<br />
riprodotti. La novità non era tanto <strong>il</strong> poter presentare dei nuovi affreschi romani,<br />
in fondo la loro scoperta risaliva al XVII secolo, quanto invece l’avere la possib<strong>il</strong>ità<br />
di poter rimediare al principale difetto di tutte le pubblicazioni di pitture antiche: l’impossib<strong>il</strong>ità<br />
di poter mostrare <strong>il</strong> vero colore delle stesse.<br />
Affida quindi a Jean-Pierre Mariette la redazione del testo e a dei bravissimi miniatori la coloritura<br />
delle tavole appositamente stampate al tratto. Il risultato fu eccezionale per qualità.<br />
Le figure, gli ornati e le grottesche che decoravano le case patrizie romane potevano essere mostrate<br />
con i loro colori originali.<br />
Purtroppo, però, i costi furono talmente alti che limitarono l’edizione a soli 30 esemplari.<br />
Se ne fece poi una seconda edizione nel 1783.<br />
Brunet I 682 “ce magnifique ouvrage”; Berlin-Katalog 3948 (II edizione); Cicognara 3598 (II edizione).<br />
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