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L I B R I<br />

grandi tavole che unite danno la gran pianta di Roma Antica), che nelle tavole con le vedute<br />

dove Piranesi libera gli edifici antichi dalle aggiunte del periodo medievale isolandoli in un contesto<br />

drammatico o nelle tavole dove immagina gli edifici originali.<br />

Nel Campo Marzio sv<strong>il</strong>uppò una serie di concetti che stimolarono la fantasia degli architetti, come<br />

Quarenghi, Ledoux o Boullée, fino alla fine del secolo.<br />

Prima edizione, f<strong>il</strong>igrana del giglio in doppio cerchio in alcune tavole.<br />

Hind p. 85; Foc<strong>il</strong>lon 428-479.<br />

BERTHOUD FERDINAND.<br />

Essai sur l’Horlogerie dans le quel on traite de cet Art relativement a l’usage civ<strong>il</strong>, a l’Astronomie<br />

et a la Navigation, en établissant des principes confirmés par l’expérience, Dédié aux<br />

Artistes & aux Amateurs.<br />

Paris, Jombert, Musier et Packoucke, 1763.<br />

2 vol. in 4°; 2 cc.nn. lv, 477 pp. 5 cc.nn.-2 cc.nn. viii, 452 pp.<br />

Con 38 tavole ripiegate incise in rame r<strong>il</strong>egate al fondo dei volumi. R<strong>il</strong>egatura coeva in piena<br />

bazzana maculata. Bellissimo esemplare.<br />

Il miglior trattato di orologeria pubblicato fino allora.<br />

Oltre a descrivere le varie tecniche di costruzione, riporta anche molti esperimenti effettuati per la<br />

prima volta sull’isocronismo degli scappamenti, sui b<strong>il</strong>ancieri negli orologi da tasca e sulla temperatura<br />

dei pendoli.<br />

Di finissima esecuzione e di grande effetto le tavole lodate anche da tutta la bibliografia sull’argomento.<br />

Ba<strong>il</strong>lie, Clocks and Watches 262.<br />

La più bella Pianta di Napoli<br />

CARAFA GIOVANNI DUCA DI NOIA<br />

Mappa topografica della città di Napoli e de’ suoi contorni.<br />

Napoli, 1775.<br />

Incisione su rame, 35 fogli di mm. 480x665 ciascuno, montati e ripiegati in epoca antica su<br />

di un supporto in seta.<br />

Fori di tarlo riparati in due punti (in un caso con piccola perdita di testo) ab<strong>il</strong>mente riparati.<br />

Ottimo esemplare.<br />

La grande mappa inventata dal Carafa nasceva dalla necessità di eseguire con metodo scientifico un<br />

r<strong>il</strong>ievo della città. Il Carafa la spiega in un libro intitolato Lettera ad un amico contenente alcune considerazioni<br />

sull’ut<strong>il</strong>ità, e gloria, che si trarrebbe da una esatta carta Topografica della città di Napoli<br />

e del suo Contado edito nel 1750.<br />

Dice che fino “ad allora i disegni di Napoli erano lontanissimi dal vero“, che piace agli uomini vedere<br />

“divulgata ed eternata la memoria dei luoghi in cui son nati ed educati“ ma soprattutto svela la<br />

ragione dell’ampiezza culturale della sua visione urbanistica: “l’innalzarsi tanti nuovi edifici a gara<br />

da’ particolari sulle falde del Vesuvio ha necessità che di quei luoghi abbia <strong>il</strong> Principe presente la<br />

pianta, perché possa regolare <strong>il</strong> sito, e l’ordine delle nuove v<strong>il</strong>le, le quali se, come purtroppo si è<br />

cominciato a fare, s’edificheranno alla rinfusa senza ordine…in vece d’abbellire quei siti…renderanno<br />

quella riviera se non brutta, certamente incomoda molto, e disordinata”. Il libro colpì nel<br />

segno.<br />

Si decise di eseguire l’opera. Ma purtroppo i due anni e mezzo stab<strong>il</strong>iti per terminarla non bastarono.<br />

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