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A R T E<br />

missiona un ritratto che celebri le sue recenti imprese m<strong>il</strong>itari.<br />

Nasce così <strong>il</strong> famoso dipinto Il generale Bonaparte e <strong>il</strong> Genio della Vittoria che<br />

incide le sue imprese alla battaglia del ponte di Lodi (Scozia, The Earl of Rosebery),<br />

che <strong>il</strong> pittore realizza “con una celerità quasi imitata dalle conquiste dell’Eroe”.<br />

Il disegno che qui presentiamo è da porre in strettissima relazione con questo<br />

dipinto per le lampanti analogie che li accomunano: la posa di Napoleone, l’ambientazione<br />

dello sfondo, la presenza della figura alla sinistra del generale.<br />

Il nostro disegno dunque si può considerare una variante tematica che, pur non<br />

tradotta in dipinto, riveste ugualmente grande importanza perchè <strong>il</strong> pittore definisce<br />

qui non solo l’impostazione dell’opera prescelta per celebrare <strong>il</strong> generale, ma<br />

anche un modello iconografico della figura di Napoleone, con la posa ereditata<br />

dalla statuaria antica, <strong>il</strong> volto di tre quarti e i capelli sciolti sulla schiena,<br />

che sarà replicato in molti ritratti del Bonaparte anche da altri pittori.<br />

Appiani lo raffigura in uniforme m<strong>il</strong>itare, con la spada sguainata, davanti al<br />

campo di battaglia, caratterizzato dalla presenza alle sue spalle di un soldato a<br />

cavallo e di una schiera di uomini, appena tratteggiata, a rappresentare un reggimento<br />

di fanteria.<br />

Al fianco del Napoleone, Minerva, la dea della guerra, che con la mano sinistra<br />

gli porge <strong>il</strong> pomo della vittoria, consacrandone la natura di predestinato, mentre<br />

alza <strong>il</strong> braccio destro come a offrirgli la sua protezione e ad invitarlo a completare<br />

la liberazione della penisola fino all’Italia meridionale, simboleggiata dal vulcano<br />

fumante, che presumib<strong>il</strong>mente rappresenta <strong>il</strong> Vesuvio.<br />

Allegoria e dato reale, mitologia e cronaca, passato e presente dunque si compenetrano<br />

permettendo al pittore di esaltare le gesta di Napoleone come eroe<br />

assoluto, senza tempo.<br />

Grazie ad una non comune capacità di sintesi formale e all’innato senso per <strong>il</strong><br />

disegno, Appiani risolve lo schizzo con pochi rapidi tratti trasmettendo un senso<br />

vibrante di immediatezza come se davvero si fosse trovato ad assistere alla scena<br />

e avesse voluto fissarla nella memoria.<br />

Bibliografia:<br />

G. L. Mellini, in Labyrinthos, 13/16, Firenze 1988-89, p. 383; M. Pivetta, in 1796-1797. Da Montenot-<br />

te a Campoformio: la rapida marcia di Napoleone Bonaparte, <strong>catalogo</strong> della mostra, Roma 1997, pp.<br />

62-65; F. Mazzocca, L’ideale classico, Vicenza 2002, p. 172<br />

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